Recensione

The Dark Eye: Chains of Satinav

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a cura di Francesco Ursino

Il mondo di The Dark Eye, (chiamato Uno Sguardo nel Buio in italiano, e Das Schwarze Auge nell’originale versione tedesca), ambientazione fantasy di un noto gioco di ruolo nato nei primi anni ottanta, vive ancora di una certa popolarità, soprattutto oltralpe: in questo contesto è ambientata l’avventura grafica The Dark Eye: Chains of Satinav, titolo oggetto di questa recensione, sviluppato dallo studio Daedalic Entertainment, già protagonista in passato di prodotti di ottima fattura.

“Gobelini, coboldi, elfi, eoni, fate, nani”Gli ultimi due titoli dello sviluppatore in oggetto, A New Beginning e The Whispered World, si sono dimostrate avventure decisamente consigliabili agli appassionati, pur presentando ambientazioni e tematiche differenti. In questo The Dark Eye: Chains of Satinav, il giocatore si ritroverà ad Andergast, regno da sempre in competizione con la vicina Nostria. E’ in tale ambiente che il protagonista principale del gioco, l’acchiappauccelli Geron, muove i suoi primi passi. Si tratta di un personaggio mal visto, ed evitato dalla maggioranza degli abitanti del piccolo regno per via della sfortuna che sembra perseguitarlo fin da piccolo. Infatti, l’inizio dell’avventura per il nostro non è del tutto positivo: vittima delle angherie di due bulli locali, Geron mostrerà subito la propria abilità magica, che consiste in una sorta di potere distruttivo utilizzabile solo su materiali molto fragili come il vetro. Una volta liberatosi dei due seccatori, il giocatore verrà a conoscenza del background che fa da sfondo all’avventura: Andergast e Nostria stanno muovendo i primi passi verso una pace storica, l’atmosfera di festa viene però funestata dalla presenza di misteriosi corvi. Questa spiacevole evenienza si trasforma, per Geron, nell’occasione della vita, visto che verrà incaricato dal re di scacciare i fastidiosi volatili che si sono insediati nel palazzo reale. Da qui partirà l’avventura vera e propria, lunga circa otto, dieci ore (ovviamente la longevità è proporzionale al grado di esperienza del giocatore riguardo al genere), che ci accompagnerà attraverso luoghi incantati e maledetti, e ci permetterà di fare conoscenza con il personaggio secondario più importante, ovvero la fatina Nuri. Risulta abbastanza complicato dilungarci su questa figura peculiare senza andare a svelare particolari sulla trama: lasciamo al giocatore, perciò, il piacere di scoprirne di più.Soffermarsi sul piano narrativo dell’avventura ci consente di dire che la storia si snoda attraverso varie sequenze di gioco in modo piuttosto fluido, affidando la maggioranza delle spiegazioni a intermezzi filmati di breve durata. Il racconto delle gesta di Geron e Nuri procede dunque senza particolari intoppi e in modo abbastanza rigido: per ogni tappa del viaggio, saranno disponibili circa tre, quattro schermate esplorabili. Risolte tutte le incombenze, una cutscene ci informerà del prosieguo dell’avventura, per poi lasciarci raggiungere la prossima tappa. Questo schema si interrompe durante le fasi finali del titolo, tuttavia dona all’avventura un senso di schematicità che aiuta la fruizione del gioco, avvicinando la sfida proposta da The Dark Eye: Chains of Satinav a quella di un libro diviso in capitoli.

“La mandragola, il fico sacro, la betulla, la canfora”L’analisi del gameplay si rivela tutto sommato semplice: il titolo infatti può essere classificato senza indugi come un’avventura grafica punta e clicca classica, bidimensionale, che proporrà schermate da esplorare, oggetti da raccogliere e combinare, oltre che dialoghi con altri personaggi.Possiamo dire che la presenza di enigmi dal carattere esclusivamente logico è assai sfumata: l’attività principale del giocatore infatti consisterà nel raccogliere oggetti e utilizzarli nel modo corretto. In questo senso le abilità dei due personaggi più importanti si rivelano assai utili: se infatti Geron è in grado di distruggere oggetti fragili, Nuri è in grado di “aggiustarli”, rimettendo in sesto, ad esempio, specchi rotti e archi spezzati. In ogni caso, una buona fase di esplorazione sarà la base fondamentale alla risoluzione di tutte le situazioni proposte. L’inventario assume quindi un ruolo fondamentale: questo elemento, richiamabile tramite il posizionamento del cursore del mouse sulla parte inferiore dello schermo, conterrà spesso e volentieri un gran numero di oggetti, combinabili tra di loro.Un’altra dinamica fondamentale è quella relativa ai dialoghi, visto che i personaggi con cui parlare saranno diversi. Questi frangenti non presenteranno sbocchi narrativi, ma consentiranno di ottenere informazioni (e volte oggetti) utili per proseguire.Gli avventurieri più smaliziati, dunque, non troveranno in The Dark Eye: Chains of Satinav particolari elementi di frustrazione: la sensazione è che si sia sacrificata la presenza di enigmi logici per poter puntare sulla fluidità della narrazione. Per la verità, la scelta appare tutto sommato corretta, visto anche il livello di difficoltà incalzante. Non è errato affermare, infatti, che il livello delle sfide proposte aumenterà mano a mano che si prosegue nell’avventura. Questo elemento viene tuttavia raggiunto attraverso quello che può essere considerato un piccolo difetto della produzione, ovvero la logica a volte “creativa” che si cela dietro alle operazioni da compiere. Senza voler svelare nulla della trama, alcuni frangenti di gioco potranno essere superati solo dopo aver compiuto determinate operazioni, oppure dopo aver scelto la linea giusta di dialogo. Sia chiaro, questo è un elemento comune a molte avventure grafiche, ma la sensazione è che in alcune situazioni la logica delle azioni da compiere sia volutamente contorta di modo da aumentare la difficoltà. Come descritto poc’anzi, in ogni caso, si tratterà di inconvenienti di poco conto, che non minano di molto il giudizio complessivo e che, in ultima analisi, la maggioranza degli avventurieri non troverà così invalidante. Fortunatamente, nel momento in cui ci si ritroverà bloccati, il gioco verrà in soccorso del giocatore in diversi modi: premendo la barra spaziatrice, ad esempio, verranno evidenziati i vari hot spot, zone ricche di elementi chiave. Un ulteriore aiuto arriverà dal colore del testo relativo alle descrizioni degli oggetti: queste, ad esempio, risulteranno essere di colore grigio nel momento in cui indicheranno che le azioni relative a un determinato elemento (sia esso un oggetto o un personaggio) sono terminate. Queste due opzioni possono anche essere disattivate se si desidera un’esperienza di gioco più genuina.

Splendore bidimensionaleThe Dark Eye: Chains of Satinav è un’avventura senza difetti grossolani, che offre una sfida sicuramente piacevole diretta ad avventurieri più o meno esperti. Queste considerazioni trovano un ulteriore riscontro nel momento in cui si analizza il comparto tecnico, estremamente positivo per quanto riguarda l’aspetto grafico, gratificante sul versante audio.La grafica bidimensionale proposta, infatti, propone ambientazioni fantasy sempre nitide, colorate, di livello ottimo. Più di una volta ci si fermerà a considerare lo scenario in cui ci si andrà a trovare, soffermandosi sulla scelta dei colori, e sull’architettura delle strutture riprodotte; in poche parole, spesso si verrà rapiti dalla fantasia degli sviluppatori, che hanno saputo ricreare luoghi estremamente evocativi.Il gioco, è bene dirlo, presenta qualche piccolo difetto di natura tecnica, come i tempi di caricamento a volte un po’ troppo lunghi nel passaggio tra una schermata all’altra. In un paio di occasioni, inoltre, è capitato di vedere alcuni personaggi parlare e contemporaneamente scomparire dallo schermo. Si tratta comunque di difetti che minano ben poco l’esperienza di gioco. Positivo il comparto audio, su cui occorre dilungarsi: così come in A New Beginning, per la creazione dell’accompagnamento musicale è stato scelto di affidarsi allo studio Knights of Soundtrack, già premiato in passato per la qualità delle composizioni eseguite. Similmente a quanto accade nell’avventura appena citata, la colonna sonora ha un ruolo particolare; non è, infatti, un elemento invasivo, che va monopolizzare l’esperienza di gioco con un determinato tema musicale. Il giocatore, per alcuni tratti, potrebbe anche dimenticarne la presenza. La qualità, però, nasce proprio dal saper “entrare” nella testa del giocatore in modo pacato ma incisivo, andando a creare un’atmosfera decisamente adatta alle ambientazioni. Ciò è stato possibile anche grazie all’apporto di Angelika Voigt, arpista, e Katy Lestrémau, violinista, oltre che di altri musicisti come Sarah M. Newman.Per quanto riguarda il doppiaggio in inglese, infine, il livello si è dimostrato essere sufficiente, pur con qualche alto e basso.

HARDWARE

Windows XP/Vista/7Processore 2,5 Ghz Single Core o 2 Ghz Dual Core2 GB RAM (2,5 GB per Windows Vista/7)Scheda grafica OpenGL 2.0 compatibile con 512 MB di memoria dedicataScheda audio compatibile DirectX 9.05 GB di spazio su HDD

– Comparto tecnico lodevole sotto tutti i punti di vista

– Gameplay senza particolari problemi

– Storia classica ma funzionale

– Piccoli difetti tecnici

8.0

Le buone avventure grafiche, al giorno d’oggi, sono più uniche che rare: per questo motivo non vediamo particolari ragioni che impediscano di consigliare l’acquisto di The Dark Eye: Chains of Satinav.

Il titolo propone una storia ancorata ai canoni fantasy e la traspone in modo regolare, senza scadere nell’umorismo fine a se stesso o finalizzato all’emulazione dei classici del genere. Il gameplay, inoltre, gode di un livello di sfida crescente che alla fine risulta essere gradevole, proponendo un’esperienza dal sapore decisamente classico e in linea con le atmosfere della controparte cartacea.

E’ l’aspetto tecnico, in ogni caso, a far salire il giudizio verso vette elevate: in un genere di nicchia quale quello dell’avventura grafica, ciò che fa più piacere non è tanto la realizzazione audio/video (comunque più che positiva), ma la volontà di proporre un prodotto di qualità sotto tutti i punti di vista: ci riferiamo soprattutto alla sostanza degli interpreti chiamati a eseguire la colonna sonora.

Gioite, dunque: l’avventura grafica è ancora viva e vitale. Daedalic Entertainment e Deep Silver lo hanno appena dimostrato.

Voto Recensione di The Dark Eye: Chains of Satinav - Recensione


8