Recensione

Sword Art Online The Movie Ordinal Scale

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a cura di DjPralla

Nel mondo dell’animazione, più che in molti altri, ci sono prodotti che vengono odiati e osannati allo stesso tempo; anime apprezzati da una grande fetta d’utenza che ne esalta ogni possibile caratteristica, che si contrappone ad un’altra parte di appassionati di animazione giapponese che si schierano contro alla ricerca di tutti i problemi e le incoerenze. L’esponente più in vista di questo filone negli ultimi anni è stato Sword Art Online, che dopo la grande cavalcata sotto forma di light novel, ha ricevuto un adattamento anime che ha fatto parecchio parlare di sé, sia in bene che in male.
L’inizio della storia 
Per chi non lo sapesse, Sword Art Online parte raccontando la storia di alcuni ragazzi che restano intrappolati all’interno di un videogioco, più nello specifico un gioco di ruolo multiplayer giocato in realtà virtuale. Grazie alla tecnologia con cui è costruito il NerveGear, è possibile entrare nel mondo virtuale non solo con vista e udito, ma con tutti i sensi, stabilendo una connessione diretta tra cervello e apparecchiatura elettronica. Un collegamento tanto profondo che Kayaba, direttore del progetto Sword Art Online, è riuscito a far sì che la morte all’interno del gioco faccia terminare la vita del giocatore nella realtà, il tutto all’insaputa dei giocatori. Senza più la possibilità di fare log out e intrappolati in un vero e proprio mondo alternativo, i giocatori hanno iniziato a reagire in modo disordinato, con gruppi alla ricerca di un modo per arrivare al termine del gioco per poterne uscirene indenni, mentre altri ormai rassegnati hanno iniziato a suicidarsi o, peggio ancora, a dare la caccia ad altri giocatori. La situazione viene risolta dal giocatore Kirito che assieme ad Asuna, sua compagna conosciuta proprio all’interno del gioco, scalano Aincrad di piano in piano e riescono a portare a termine questo gioco al massacro. Nel frattempo però i due hanno trascorso più di due anni nel mondo virtuale, stabilendo una relazione fissa, comprando una casa tutta per loro in mezzo al bosco e incontrando Yui, un’intelligenza artificiale dalle sembianze di una bambina, generata dal codice del gioco, che hanno deciso di accudire e adottato come se fosse loro figlia.
Dalla VR alla AR 
Le storie raccontate in Ordinal Scale prendono piede alcuni anni dopo le vicende che hanno portato alla chiusura del primo VRMMO; i sopravvissuti ora sono assistiti all’interno di una apposita scuola e vivono normalmente la loro vita. Kirito, Asuna e i loro amici continuano ad incontrarsi e a giocare in nuovi VRMMO dove non si usa più il NerveGear, ma il più sicuro AmuSphere che consente anche lui il FullDive, ossia l’immersione con tutti i sensi all’interno del mondo virtuale. Però la tecnologia sta evolvendo, introducendo la realtà aumentata che è in grado di migliorare ogni aspetto della vita quotidiana, oltre a dare nuove possibilità dal punto di vista ludico. Da questi presupposti nasce proprio Ordinal Scale, nuovo gioco multiplayer che, per dare un’idea, potrebbe per certi versi essere considerato l’evoluzione in MMORPG di Pokémon Go, dove tutto l’ambiente circostante al giocatore si trasforma e si affrontano delle creature enormi che appaiono in determinati luoghi reali. Ovviamente la situazione non è così semplice e qualcuno sta macchinando nelle retrovie per un piano subdolo.
Per buona parte della pellicola si segue molto da vicino Asuna, che pur essendo una eccellente spadaccina e un personaggio dalla profonda caratterizzazione, negli episodi precedenti è sempre stata messa in secondo piano per favorire Kirito, che ogni volta riesce ad essere la persona più potente nel contesto in cui si stanno narrando le vicende. Qui lo Spadaccino Nero invece si trova si da subito in difficoltà, non a suo agio a combattere nella realtà, mentre la Saetta Asuna riesce a destreggiarsi ampiamente scalando le classifiche. Peccato che tutta la pellicola non resti incentrata su questa situazione, ma viri di nuovo per mettere al centro di tutto Kirito e relegare Asuna, una volta ancora, a principessa indifesa da salvare.
Coerenza o forse no 
Più in generale la storia raccontata da Reki Kawahara, autore anche delle light novel originali, evidenzia sin da subito come l’autore non interpreti al meglio le nuove tecnologie, facendo ricadere il tutto all’interno di cliché che non tengono conto dell’effettiva realizzazione tecnica dei marchingegni descritti. Molte delle situazioni raccontate risultano così tirate per mettere lo spettatore in ansia, o per andare a riempire lo schermo di fan service. Ad esempio anche lo scetticismo di Kirito nei confronti della realtà aumentata è particolarmente insensato, dal momento che è sempre stato il primo promotore di soluzioni tecnologiche che possano migliorare la vita di tutti, ma soprattutto ha di fronte la più grande occasione di portare Yui nel mondo reale, ma la rinnega inspiegabilmente. Di sicuro un lungometraggio che ha poco da invidiare a molti altri per realizzazione tecnica, ma che si perde in una storia che non sarebbe neanche banale, ma viene raccontata senza cognizione di causa e senza voler veramente uscire dai binari più classici.

– Un altro capitolo di Sword Art Online

– Come sempre tecnicamente di alto livello

– Storia che parte bene ma non osa

– Asuna ancora una volta relegata a trofeo da salvare

– Molte incoerenze sulla nuova tecnologia

6

Sword Art Online The Movie Ordinal Scale non cambia le carte in tavola per il prosieguo della storia di Kirito e Asuna, anzi per certi versi mostra proprio il fianco alla sua natura di spin off perché non riesce a creare scene che avranno ripercussioni su avvenimenti futuri. In più per poterne apprezzare la trama è pressoché necessario aver visto le due serie animate (che potete trovare su Netflix) riducendo drasticamente l’appeal per i nuovi arrivati. I fan usciranno dalla sala più che soddisfatti, mentre i detrattori avranno parecchi argomenti su cui discutere.

Voto Recensione di Sword Art Online The Movie Ordinal Scale - Recensione


6