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Recensione

Steep

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Avatar di DjPralla

a cura di DjPralla

Pubblicato il 13/12/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Nel mercato videoludico è possibile notare come l’offerta di alcuni generi subisca andamenti lineari mentre per altri ci siano degli evidenti e inevitabili picchi. Prendiamo per esempio i giochi musicali: nonostante fossero ben conosciuti dai giocatori professionisti (e dai mostri da sala giochi in Giappone) si è dovuto attendere l’esplosione del genere con Guitar Hero e Rock Band per vedere il genere nelle case di tutti a popolare ogni party; dopo di ché si è passati all’escalation dovuta alla rivalità tra brand, per poi veder concludere il tutto drasticamente e rientrare nei ranghi iniziali. Per quanto riguarda i videogiochi a tema sport invernali, invece, negli anni abbiamo avuto una distribuzione omogenea sulle varie piattaforme, che raramente è andata a creare competizione tra brand, ma soprattutto non si è mai andata a creare una saturazione del mercato, lasciando a tutti la possibilità di iniziare da zero con un proprio margine di crescita.
Di nuovo in pista
Dopo la breve parentesi con i due capitoli ispirati al campione Shaun White, Ubisoft ci riprova partendo da zero. In questo caso, però, il progetto affidato a Ubisoft Annecy si prefigge un respiro molto più ampio e vuole abbattere la barriera del solo snowboard, per portare un’esperienza che sia più vicina a quella degli sport estremi di montagna in generale; in più siamo ormai al centro del ciclone del fenomeno open world, quindi il tutto deve necessariamente essere inserito in un vasto mondo liberamente esplorabile e interconnesso con altri giocatori. Da questi concetti base nasce Steep, gioco che racchiude sci, snowboard, tuta alare e parapendio, utilizzabili a piacimento per esplorare un complesso di montagne tratte dalle più famose controparti reali delle alpi. 
A differenza di predecessori illustri, come ovviamente la serie SSX, in Steep l’approccio è molto più simulativo e vuole restituire al giocatore le stesse sensazioni che si possono provare in montagna, senza la necessità di rischiare l’osso del collo in caso di rovinose cadute. Il gameplay del nuovo titolo Ubisoft è basato su un motore fisico che gestisce le movenze del personaggio e l’interconnessione con la neve. In questo modo il gameplay tende più al realismo, dando al giocatore l’onere di monitorare quanta forza G viene generata dagli impatti e di conseguenza come impostare le cadute per evitare svenimenti. Con la levetta di sinistra si gestisce il peso del corpo, mentre con la destra si muovono direttamente le lame: ciò si riflette poi sui trick che, essendo legati fortemente anch’essi con il motore fisico, richiedono di combinare i due fattori per eseguire al meglio l’evoluzione e atterrare correttamente. Queste regole si applicano in modo non dissimile sia sullo snowboard che sugli sci, mentre per la tuta alare si ha sempre lo spostamento del corpo sullo stick sinistro e la possibilità di effettuare rapidi spostamenti orizzontali con il destro.
Simulato ma non troppo
Una scelta di design che alle prime potrebbe sembrare troppo simulativa e castrante nei confronti dell’adrenalina, vista la mancanza di evoluzioni totalmente folli, ma che trova subito il suo ruolo non appena si aprono gli occhi sulla vastità della superficie esplorabile. Dalla mappa tridimensionale, dove è possibile vedere tutte le montagne dalla distanza e zoomare fino ad arrivare quasi alla visuale di gioco, è possibile saltare da un evento all’altro, o da una cima all’altra, con zero tempi di caricamento, dando quindi al giocatore la piena libertà di lanciarsi in ogni momento in una nuova avventura. Ovviamente la progressione del gioco vuole che alcune gare o cime possano essere sfidate solo una volta raggiunto il livello d’esperienza adeguato, costringendo in parte il giocatore a procedere dalle basi per poi salire di complessità. Ovviamente la soffice neve dell’ospitale Aravis ha poco a che vedere con i crepacci ghiacciati del Monte Bianco, o peggio ancora con la distesa di rocce del Tirolo. Steep è dunque alla mano un gioco semplice da approcciare ma complesso da dominare a pieno: vi ritroverete in più occasioni a voler andare oltre le vostre capacità per cercare quella medaglia d’oro, provando e riprovando la stessa discesa grazie all’immediata possibilità di retry che, anche in questo caso, non richiede tempi di caricamento.
Niente più eremiti 
All’infuori delle gare a punteggio o a tempo delle quattro discipline sopra descritte, il gioco tenta di colmare la mancanza di una vera e propria struttura narrativa con alcune discese suggestive, al limite dell’onirico, che vi faranno conoscere le varie montagne tramite i loro racconti, narrati da una suadente voce fuori campo. In aggiunta è possibile perseguire alcune sfide di tipo ambientale come “Scopri questo determinato posto” oppure “Passa in queste strettoie” senza che si prenda parte a una gara, ma semplicemente scendendo liberi. Altrimenti ci si può lanciare nelle sfide create dai proprio amici, in quanto il gioco tiene costantemente traccia delle nostre discese e, fermandosi giusto un attimo, è possibile prendere una porzione della traccia e dare vita a una nuova sfida che andrà quindi a popolare la mappa nostra e degli amici. Come accennato prima, in Steep la componente online è integrata alla base e, oltre al sistema di sfide, dà la possibilità di intraprendere tutta l’esperienza in compagnia di altri tre giocatori, ma più in generale farà in modo che non siate mai da soli sulla montagna. I giocatori da tutto il globo vi accompagneranno sempre durante le discese e potrete fare squadra al volo.
Mai vista un’alce con gli sci?
Mancando di una struttura rigida che accompagna il giocatore e che non lo lascerebbe totalmente libero su come plasmare l’incedere dell’esperienza, Steep fatica a trattenere in partita i giocatori più scostanti che però possono entrare per fare giusto qualche gara e portare avanti la situazione con la ricercata calma. Una struttura di gioco che quindi dà la possibilità di restare incollati allo schermo, per i videogiocatori più incalliti, ma che dall’altro lato consente una progressione graduale a chi invece può dedicare meno tempo. Una scelta che si sposa con lo spirito del gioco che sembra essere rivolto più agli appassionati di sci, snowboard e montagna, più che ai videogiocatori; molte meccaniche potrebbero infatti risultare poco interessanti o addirittura noiose a chi è abituato a vivere col pad in mano, mentre si rivelano chiavi dell’immedesimazione per chi sta con gli scarponi ai piedi. In questo senso potersi buttare giù dal Bianco senza rischiare la morte per ogni metro percorso, è una sensazione unica per un amante della montagna, mentre per un videogicatore potrebbe risultare semplicemente un altro stage. In aggiunta a tutto questo, è presente un profondo editor dell’attrezzatura del personaggio che dà la possibilità di creare combinazioni uniche e a tratti esilaranti. Peccato che in questo ambito sia presente una ristretta cerchia di marchi ufficiali tra cui Salomon, The North Face, GoPro e RedBull, dove invece sarebbe stato interessante una maggiore possibilità di scelta.

– Facilmente approcciabile

– Difficile da padroneggiare

– Immenso

– Ricco di sfide

– L’eccessiva libertà potrebbe annoiare

– Manca un vero filo conduttore tra le gare

– Ancora non pulitissimo in certi punti della mappa

– Il parapendio è nettamente in secondo piano

8.0

In definitiva Steep è un gioco che vuole farvi sentire la montagna, che voi ne siate già appassionati o che non l’abbiate mai vista. La struttura open world unita agli aventi selezionabili liberamente in ogni momento, dà una libertà d’approccio mai vista prima in un videogioco dedicato agli sport invernali. Se gli sciatori apprezzeranno la pacatezza dell’esplorazione in cerca di nuove cime e l’adrenalina di discese difficilmente replicabili nella realtà, i videogiocatori sopperiranno la mancanza di una storia, impegnati in ore e ore di sfide da portare a termine cercando di capire al meglio un gameplay ricco di sfaccettature. Dopo un primo contatto più che ottimo, è legittimo attendere un lavoro ancora più rifinito per un sicuro secondo capitolo.

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