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Recensione

Shadow Of The Colossus (Usa)

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Avatar di Yurixxx86-Zico

a cura di Yurixxx86-Zico

Pubblicato il 15/11/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

9.4

L’amore, l’odio… La paura, il coraggio… La tristezza, la freddezza, il non aver più nulla da perdere… L’emotività ai lati opposti del carattere umano, in un tutt’uno; una personalità unica e sensibile, che affronta ostacoli troppo più grandi di lui, con la disperazione di chi non sa nemmeno a cosa sta andando incontro. Impossibile trasmettere tutto ciò tramite un monitor? Forse… Fumito Ueda però ci riprova, dopo il precedente tentativo, riuscito, di espandere il confine di avventura oltre l’azione, oltre la lotta, oltre l’adrenalina galvanizzante. Ico chiaramente è il progetto al quale mi sto riferendo, atto primo di una serie di idee brillanti, di esperimenti videoludici e di trovate innovative, rese tramite una magia, un’evocatività ed un’atmosfera secondi a nessun’altro titolo: elementi che conferirono al prodotto Sony un’aura quasi mistica, dovuta oltre che alla bontà intrinseca del gioco (a detta di molti, me compreso, il migliore per Playstation 2) alla scarsa commercializzazione di questo prodotto, che vendette la “miseria” di 200000 copie totali, troppo poche rispetto all’effettivo valore di questa perla incastonata in un mare di ciarpame.L’unico vero difetto, se tale lo possiamo chiamare, di Ico, fu la scarsa fruibilità per la massa, abituata a sparare, rincorrere, demolire… Niente di tutto ciò era possibile fare in quel castello fiabesco immerso in un mondo idilliaco, dalle tonalità quasi pastello chiare e pulite, laddove un sole splendente osservava l’atavica guerra fra luce ed ombra riproporsi, nelle vesti di un ragazzino spavaldo nonostante una maledizione gli gravi sulle spalle e di una principessa lucente da proteggere: il mondo delle tenebre la vuole per sé.Proprio a causa della sua natura, tale gioiello non fu da tutti apprezzato o capito. Un simile, deludente, risultato non è stato però sufficiente a spegnere i focolai invettivi del team di sviluppo giapponese.Stesse solide basi dunque, per un titolo che prometteva alla vigilia di far rivivere i fasti dell’illustre predecessore… Ed è riuscito nell’arduo compito.

Fiabe…Cosa saremmo disposti a fare noi per resuscitare una persona a noi cara? Magari un grande amore, ormai perduto… Sperando di non riaprire in nessuno di voi antiche ferite (se ciò accade me ne scuso), è questo il tema trattato in Shadow Of The Colossus: al termine di un lungo viaggio attraverso aridi deserti, vaste pianure, fitte foreste e dirupi minacciosi, in un cammino dai paesaggi splendidi, confini ideali di un mondo etereo a noi distante, parte l’avventura fiabesca di Wander e del suo inseparabile cavallo Agro.Giunti all’interno di un imponente tempio, situato laddove la Terra finisce, entrano in contatto con Dormin, entità soprannaturale e reale scopo dell’esplorazione tramite la quali sono giunti sin li. Egli ha il potere di riaccendere la fiamma dell’anima laddove ella si è spenta; tale capacità, spinta dall’amore profondo per la fanciulla che gli riposa in braccio, convince Wander ad intraprendere epiche battaglie in quelle terre desolate e sconfinate.Sedici colossi, da abbattere in nome di quella divinità che ha in mano il destino della fanciulla.Sembrerebbe un’impresa impossibile per un ragazzo dall’aspetto stanco, trasandato… Ma innamorato, e con nulla da perdere se non la vita, messa in secondo piano al cospetto della possibilità di rianimare il cuore della fanciulla.La premessa alla base delle nostre future peripezie al cospetto di giganti di roccia dall’aspetto epico, è qualcosa che varca i confini del coinvolgimento: emozioni, prima di tutto. Semplicità, subito dopo. Nulla si sa né di lei né di lui: la loro storia? Vuoto. Perché è morta la fanciulla? E qual è il suo nome? Mistero. E l’origine dei colossi, della divinità, di quelle lande immense da cavalcare col sole sul viso? Non conta, non importa… Non è argomento di discussione. Tutto passa in secondo piano: solo loro, punti focali; loro, e l’amore che li univa.

Innovazione e semplicità allo stesso tempo…Elemento basilare per la riuscita di un ottimo titolo è il connubio perfetto fra gli elementi del gameplay (laddove insomma noi andremo a interagire) e gli eventi esterni che ci spingono a compiere tali azioni (tutto ciò al quale noi non abbiamo assistito, non abbiamo partecipato, ma che conosciamo o diamo per assodato); una simbiosi armonica di questi connotati è oltremodo indispensabile all’immedesimazione del player: “Vivere” un gioco è cosa da pochi, “giocarlo” è più comune. Partendo dunque dal presupposto che l’ultima fatica Sony Computer Entertainment non sia un titolo per tutti, passo ad analizzare il sopraccitato connubio perfetto: poiché ad una componente emotiva fortissima, si aggiunge una giocabilità semplice e raffinata allo stesso tempo, appagante e soddisfacente, di altissimo livello qualitativo.I sedici colossi che andremo ad affrontare sono inseriti in un contesto a loro affine, che parte dallo scenario nel quale essi vivono sino ai loro comportamenti durante le battaglie. Scovare il punto debole di ognuno di loro risulta talvolta difficoltoso, e sarà necessario studiare attentamente l’ambientazione circostante, praticamente mai fine a se stessa e sempre utile nell’aiutarci a sconfiggere il nemico.Una volta capito come rendere momentaneamente inoffensivo l’avversario, sarà solitamente la volta di intraprendere una sorta di scalata atta a raggiungere i punti vitali della creatura. Scalata nel senso stretto del termine, poiché sovente dovremo letteralmente aggrapparci alla “pelliccia” di ciascun gigante, ed ivi restarne saldamente afferrati, tenendosi stretto durante gli scossoni che il colosso farà nel tentativo di scrollarci di dosso.In queste sequenze di azione, la concitazione e l’immersione sono altissime, inframmezzate occasionalmente da stupore per la realizzazione e per le movenze di queste enormi creature poligonali, unitamente a panorami da brividi sulla schiena (uno per tutti senza entrare nei particolari: il quinto colosso, il primo alato, non vorrete mai smettere di combatterlo).Le tipologie di colossi presenti si diversificano l’un dall’altra, ponendosi sotto forma di giganteschi animali, di altissimi idoli simil-maya, di creature volanti, marine e quant’altro, rendendo ogni scontro una novità ed eliminando in partenza uno dei difetti peggiori riscontrabili in un videogioco: la ripetitività.Le battaglie sono altalenanti a fasi più calme, laddove con un breve filmato ci verrà descritto da Dormin il prossimo avversario. Seguitamente al nuovo incarico, starà a noi scovare la tana del colosso successivo, utilizzando la spada di luce che Wander porta con se (e grazie alla quale viene concessa dall’entità soprannaturale la possibilità di resuscitare la fanciulla, dono altrimenti proibito ai comuni mortali, oltre ad un arco dalla lunga e precisa gittata): ella, in condizioni di sufficiente illuminazione solare, emette un fascio di luce più o meno ristretto, atto ad indicare la giusta direzione di marcia.

Oltre l’orizzonteIl mondo di gioco è vastissimo, con cornici visive mozzafiato di dirupi, foreste, laghi, mari, grotte, percorsi naturali stilisticamente e concezionalmente perfetti uniti ad opere umane quali templi e rovine disabitate. Una simile armonia di elementi esplorabili non la si riscontrava da tempo. Tale meraviglia nell’insieme è però pressoché disabitata, fatta eccezione, oltre che naturalmente per i colossi, per alcuni piccoli animaletti simili a lontre presenti ogni tanto, in particolar modo all’interno di anfratti rocciosi.Splendide le tonalità utilizzate, simili a quelle di Ico, opache e lucenti allo stesso tempo, con una scala di colori volutamente non vastissima, nell’intenzione di non tradire mai l’illusione di vivere in una sorta di bellissima favola.L’eccezionale realizzazione stilistica sopraccitata non si contrappone ad un aspetto meramente tecnico anch’egli d’alto livello. Costruzioni poligonali perfette e dettagliate, texture nitide nonostante le scarse capacità hardware del monolite nero Sony, al quale sono imputabili le uniche pecche riscontrabili in questo ambito: un leggero pop-up presente nelle locazioni più ampie (ma nulla di grave, in fondo si ha a disposizione un campo visivo che si estende per kilometri) ed un poco fastidioso effetto fogging, anch’egli presente solo in determinati frangenti.Descrivendo il fulcro del gioco, i colossi, non si può che restare ammaliati dalla bellezza viva di tali bestioni: composti da un numero altissimo di poligoni, e dotati di un multi-texturing efficace per la resa visiva, lasciano spesso basiti per la naturalezza dei gesti con i quali essi si muovono, si nascondono, attaccano; l’esempio ultimo delle potenzialità di questa console. La domanda ora è: cosa saranno in grado di fare nella next-gen? Se queste sono le promesse ci aspettano mascelle per terra e bava sul pavimento, fuor di dubbio.Il comparto audio è assolutamente al livello del resto della produzione: effetti sonori puliti e convincenti, unitamente a tracce musicali accattivanti, melodiose e cariche di fascino “mistico” presenti esclusivamente in presenza dei colossi, aggiungono ulteriormente atmosfera, completando un reparto tecnico di lignaggio estremamente nobile.

– Realizzazione tecnica sublime

– Atmosfera evocativa

– Audio eccezionale

– Innovativo e semplice allo stesso tempo

– Non è un gioco per tutti

– Leggeri problemi grafici

9.4

Mesi e mesi d’attesa sono stati, fortunatamente, ripagati con una perla di rara bellezza nel mondo videoludico.

Ripreso il discorso momentaneamente chiuso con Ico (pur senza filo logico tra i 2), Shadow Of The Colossus ripropone la stessa magia, la stessa poesia, lo stesso concentrato di emozioni psichiche e visive che rese grande il predecessore.

Un’esperienza che varca il confine del videoludo come lo intendiamo nel senso stretto del termine, un titolo da vivere, da assaporare, da gustare… Non da giocare.

Un titolo troppo particolare? Forse… De gustibus. Certo è che ci troviamo di fronte ad un gioiello che non può mancare nella ludoteca di qualsiasi appassionato degno di tale nomea, poichè rappresenta, allo stato attuale, il meglio che la console Sony ha saputo dare (con buona pace di serie più conosciute e vendute).

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