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Recensione

Rusty Hearts

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Avatar di Ctekcop

a cura di Ctekcop

Pubblicato il 06/01/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Che si tratti veramente di una piaga videoludica o meno non sembra esserci limite alle proposte free to play dei MMORPG, Massively Multiplayer Online Role Playing Game, che ormai invadono letteralmente ogni angolo del globo e della rete.

Rusty Hearts è proprio uno di questi titoli che punta sul suo essere gratuito per attirare a sé grandi quantitativi di giocatori. Sviluppato da Stairway games e inizialmente pubblicato in Corea da Windysoft nel 2009, questo titolo è stato portato in America ed Europa dalla cinese Perfect World, compagnia nota per aver dato alla luce l’omonimo titolo in aggiunta a uno stuolo di MMORPG gratuiti e giunta agli onori della cronaca pochi mesi per aver acquistato Cryptic studios ovvero quelli di City of Heroes, City of Villains, Champions Online, Star Trek Online recentemente passato anch’esso alla formula free to play e del prossimo Neverwinter. 
Rusty Hearts è in sostanza un action side-scrolling MMORPG tridimensionale che punta tutto sulla spettacolarità e l’immediatezza e strizza decisamente l’occhio ai classici dungeon crawler. Buona finora la visibilità raggiunta dal titolo, grazie a fasi beta di successo e una partnership che lo ha visto giungere anche sulla piattaforma di digital delivery creata da Valve, Steam.
Vlad e il castello
Rusty Hearts propone un mondo fortemente stilizzato, grazie all’apprezzabile uso del cel-shading che fa immediatamente pensare agli anime giapponesi, caratterizzato inoltre da una netta influenza gotica che vira verso tinte decisamente dark. 
La storia vede il potente vampiro Vlad, l’antagonista principale, e la sua schiera di mostri, minacciare il Curtis Castle, della ricca e prospera città di Bramunez. Noi facciamo parte del team di “specialisti” giunti sul posto, non solo per dare una mano ma anche per risolvere una volta per tutte l’annosa questione Vlad.
Di per sé la trama non è nulla di particolarmente coinvolgente o eccezionale muovendosi esclusivamente su binari prestabiliti senza plateali colpi di scena. Infatti i dialoghi, realizzati in puro stile anime giapponese con una piccola immagine del personaggio che affianca il testo scritto, non presentano alcun tipo di scelta particolare né risultano essere scritti in maniera brillante, cadendo spesso nei soliti triti e ritriti cliché e rendendoli ancor più prolissi. Per fortuna si possono skippare rapidamente senza neanche perdere chissà quali informazioni. Anche i brevi e rari intermezzi realizzati sempre col motore grafico del gioco, che introducono alcuni boss o fungono da sfondo ai dialoghi, non risultano mai entusiasmanti. Ricordiamo che il gioco è interamente in inglese ed è doppiato solo in alcuni rarissimi punti.
Microtransazioni per tutti
Per quel che riguarda le formule di acquisto, Rusty Hearts non esula esageratamente dai canoni del genere: una volta scaricato il gioco non si deve sborsare nulla per iniziare a giocare.
All’interno di un apposito shop in-game è possibile procurarsi, dopo aver sganciato euro sonanti per entrare in possesso della moneta premium del gioco definita Zen, tutta una serie di consumabili, pozioni e boost vari oppure oggetti come armi e sopratutto costumi acquistabili una tantum. Recentemente è stato aggiunto un quinto personaggio aggiuntivo che è disponibile previo acquisto. In alternativa si può scegliere tra quattro diversi combattenti, ognuno dalle diverse fattezze e caratteristiche con relativi ampi alberi di skill uniche, abilità passive e specializzazioni, con la possibilità in aggiunta di utilizzare una seconda diversa arma, sbloccabile nel corso dell’avventura.
Sicuro punto a favore è quello di trovarsi di fronte a un prodotto che è completamente fruibile e godibile veramente, senza fastidiose o frustranti limitazioni, anche qualora si decida di non pagare. Sia chiaro: l’inventario rimane piuttosto limitato eppure il gioco è accessibile nella sua interezza senza dover pagare alcun tipo di abbonamento o tariffa per portarlo a termine.
Idea di particolar pregio l’aver separato l’equipaggiamento vero e proprio del personaggio dal costume che esso indossa. L’effetto è immediato: non ci si deve preoccupare di quale equipaggiamento sia più appariscente ma lo si va a scegliere solo ed esclusivamente riguardo alle statistiche visto che sarà sempre possibile avere un costume bello e coordinato, scisso da quella che è l’armatura vera e propria che di fatto risulta invisibile non influenzando l’estetica del personaggio.
Button Smashing del tasto X
Sembra paradossale ma Rusty Hearts ha poco del gioco di ruolo se non fosse per il suo svolgersi in un mondo online persistente con tutte le caratteristiche che ne conseguono. A livello di gameplay si avvicina a diversi generi prendendo spunto non solo dai già citati side-scroller vecchio stampo ma anche dai più moderni hack’n’slash e beat’em up. 
Il sistema di controllo con la tastiera non è proprio ottimale: con il tasto X si esegue l’attacco, con Z la parata e con C la presa mentre con le altre lettere e i numeri si usano rispettivamente skill e pozioni o oggetti. Con le frecce si controlla il personaggio. Purtroppo spesso e volentieri i colpi non entreranno perfettamente come si vorrebbe mancando clamorosamente l’avversario a causa della non perfetta orientazione dovuta all’uso delle frecce direzionali. Il tutto assume una dimensione ben diversa quando si collega un pad, come quello della 360, supportato nativamente. Il personaggio viene controllato in maniera ottimale e la mappatura dei tasti, nonostante le miriadi di combinazioni da tenere a mente, sa risultare, in maniera del tutto inaspettata, assolutamente convincente e preferibile alla tastiera. 
Ecco quindi che concatenare le combo una in fila all’altra diventa un piacere dove le coreografiche skill si susseguono naturalmente, facendo piazza pulita dei nemici. Diventa facile, addirittura fin troppo, infilare una lunga serie di hit: non è richiesta una particolare abilità, se non ai livelli di difficoltà più elevati dove entra seriamente in gioco la parata, al punto che è sufficiente limitarsi a schiacciare il solo tasto dell’attacco per uscire indenni dalla maggior parte delle situazioni. Che sia un pregio o un difetto sta al tipo di giocatore stabilirlo: indubbiamente l’obiettivo è far breccia in un pubblico ampio e giovane.
Dungeon, dungeon e ancora dungeon
I 27 diversi dungeon esplorabili presentano una buona varietà, sia in termini di ambientazione che di nemici che li popolano. Eppure dopo poche ore di gioco ci si ritrova costretti a ripetere sempre i medesimi, in quello che è un vero e proprio grinding, un livellare col fine unico di sbloccare i nuovi dungeon e le relative nuove quest per procedere nell’avventura principale. Esse appartengono sempre alle solite tipologie: portare un determinato oggetto, magari craftato per l’occasione, a un certo personaggio, esplorare un dungeon oppure fare piazza pulita in un determinato limite di tempo, accumulare un certo numero di punti stile, non subire troppi colpi critici e così via. Se non si è abituati a questo tipo di meccaniche il rischio di annoiarsi è tangibilmente dietro l’angolo.
Il tutto finisce per risultare comunque godibile sia da solo che in compagnia: affrontare i dungeon in solitario è ancora una volta tutt’altro che impossibile e anche creare un party per divertirsi in compagnia e ottenere un prezioso bonus di esperienza è facile e immediato. 
Per quel che riguarda il PvP invece bisogna dire che l’offerta ludica è piuttosto sostanziosa sebbene si tratti di una semplice distrazione dall’avventura principale. L’unico suo difetto è soltanto quello di rendersi disponibile troppo in là. Sono presenti numerose modalità di gioco in grado di dare la giusta varietà senza far stancare nemmeno dopo ore di gioco: oltre al tradizionale deathmatch e un survival che si spiega da solo è possibile prendere parte alla modalità tag team, dove le squadre si scontrano rapidamente mediante un rapido susseguirsi casuale di uno contro uno, e alla modalità VIP dove lo scopo è appunto eliminare il VIP della squadra avversaria senza dimenticarsi di scortare il proprio e che risulta avere quella marcia in più rispetto alle altre.
Nel complesso quindi l’offerta ludica è senza dubbio buona e nettamente superiore alla media dei suoi concorrenti.
Bloom bloom
Addentrandosi nel comparto tecnico, complessivamente buono, balzano subito all’occhio i bassi requisiti minimi: palese la voglia di arrivare sul maggior numero di PC senza precludersi il pubblico meno attento alle novità hardware.
La grafica convince pur non essendo alla lente di ingrandimento particolarmente entusiasmante. Si percepisce chiaramente nella pochezza poligonale di tutti gli elementi che si tratta di un gioco attempato e che fatica a reggere il confronto con le odierne e blasonate produzioni tripla A. Anche le texture, sopratutto da vicino, non fanno di certo gridare al miracolo. Eppure l’ottimo utilizzo del cel-shading dona una dimensione qualitativa dal punto di vista estetico e sopratutto stilistico che molti concorrenti devono solo invidiare. Molto apprezzabile anche l’uso smodato del bloom, capace di donare un particolare effetto di saturazione delle fonti luminose che contrasta con i colori più spenti, rendendo ancora più percepibile e tangibile l’atmosfera dark che permea l’ambientazione. Peccato solo per le ombre precalcolate dal sistema di illuminazione. Ogni attacco, non solo le mosse più potenti, sono una vera goduria per gli occhi con un esaltante turbinio di colori, un continuo scintillare di effetti e nemici che vengono spediti in aria dai nostri potenti colpi. Accettabili pure le animazioni senza stacchi eccessivi tra una mossa e l’altra quando le si concatenano le une con le altre.
Il comparto audio come già anticipato presenta un doppiaggio striminzito e quasi del tutto assente oltre che di dubbia qualità considerati i versi che i personaggi emettono ad ogni attacco risultano quasi fastidiosi. Molto piacevoli e riuscite le musiche che colpiscono e non stancano nemmeno dopo decine di ore di gioco risultano sempre fresche e apprezzabili. Ecco quindi che agli incalzanti e potenti brani che accompagnano le nostre battute di caccia nei dungeon si alternano negli hub cittadini brani d’atmosfera più rilassanti tra cui in particolare un riuscitissimo e veramente azzeccato motivetto dagli echi jazzistici.
Segnaliamo la piena l’integrazione con gli achievement di Steam, ricordando ancora una volta come possano essere completati senza procedere a nessun tipo di spesa, e la inaspettata compatibilità col 3D stereoscopico del partner tecnologico Nvidia.
Infine non possiamo che apprezzare il buon supporto finora garantito da Perfect World. Il gioco è ancora in divenire al punto che rispetto alla iniziale release di ottobre dell’ormai scorso anno sono stati aggiunti numerosi contenuti quali quest, location, skill, armi, assieme al già citato nuovo personaggio, che nel loro intero stanno plasmando Rusty Hearts nella direzione giusta.

HARDWARE

OS: Windows XP, Windows Vista, or Windows 7Processore: Intel Pentium 4 at 1GHz,Memoria: 1GB di RAM (2GB o più per XP, 3GB o più per Windows Vista e Windows 7)Hard Disk: 5GB di spazio libero, 14GB consigliatiScheda Video: nVidia GeForce FX5200 ATI Radeon9550DirectX: 9.0cRichiesta connessione a banda larga

– Meccaniche action semplici e immediate

– Buona realizzazione audiovisiva

– Pienamente godibile senza spendere

– Storia poco interessante

– Grinding e ripetitività tipiche del genere

– Controlli mediante tastiera poco precisi

7.0

Tirando le somme Rusty Hearts è un buon gioco che mischia sapientemente svariati generi trascinando con sé imprescindibili pregi e difetti.

Non si può che prendere atto delle sue buone qualità come l’immediatezza, la realizzazione tecnico-stilistica esaltata dal cel-shading o l’essere veramente fruibile nel suo complesso in maniera totalmente gratuita a fronte di problemi, che per un deciso appassionato del genere non sono tali, come la sua ripetitività di fondo e non eccessiva profodità o la sua storia non particolarmente interessante. Non sussiste quindi un sostanziale motivo per rifiutarsi di provarlo a priori: così si fanno i free to play.

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