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Recensione

Ridge Racer

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Avatar di Dr. Frank N Furter

a cura di Dr. Frank N Furter

Pubblicato il 27/02/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4

Nella line up di lancio della nuova portatile Sony non mancano di certo i simulatori di guida, pochi giorni fa abbiamo recensito la versione Vita di F1 2011 riuscendo a strappare una sufficienza striminzita. Oggi invece analizziamo uno dei titoli più discussi sin dal suo annuncio su Vita: Ridge Racer. Il motivo è presto detto: al momento del lancio giapponese, avvenuto due mesi fa, l’utenza lamentava un parco macchine risicato e un numero di tracciati a dir poco irrisorio. Il tutto condito dalle dichiarazioni di Namco Bandai che confermavano l’arrivo continuo di contenuti scaricabili, alcuni gratuiti altri a pagamento che andranno a completare il titolo nel corso del tempo. Vediamo dunque di capire se la verità sta nel mezzo oppure se è totalmente ad appannaggio dei giocatori.

Cercavamo proprio leiNon appena si avvia il gioco verrete sottoposti all’ardua scelta di selezionare una casa automobilistica per cui correre, ognuna di esse ha un proprio background (fine a sé stesso sia chiaro) che dovrebbe rendere la vostra scelta più facile. Una volta firmato il contratto si passa al bolide (addirittura cinque le scelte possibili) e, dopo una faticosa e sofferta decisione, si arriva alla schermata principale dove potrete accedere al garage, avviare una gara e cambiare una serie di opzioni. E già da questo punto si comincia a sentire la puzza di bruciato. Navigando nel funzionale menù a scorrimento tattile si nota che le possibili modalità di gioco sono estremamente esigue: a tempo, locale e mondiale. La prima si spiega da sola, la seconda vi catapulterà in un circuito assieme ad altri sette avversari controllati dall’intelligenza artificiale, la terza e ultima opzione rappresenta la modalità multiplayer del gioco. Questa prevede una sfida con delle macchine “ghost”, battaglie online fino a otto giocatori e un classico faccia a faccia in locale. A chiudere troviamo il Garage dove modificare la livrea della macchina o applicare dei potenziamenti che andranno a migliorare le prestazioni in gara, soprattutto per quanto concerne la ricarica nitro; ovviamente dovrete spendere i crediti guadagnati nelle competizioni per acquistare tali power up. La ciliegina sulla torta è rappresentata da un vincolo piuttosto singolare: dal momento in cui siete sotto contratto con un team, tutte le gare competitive atte a incrementare il punteggio totale della vostra scuderia, saranno registrate solo se connessi a internet. Questo diventa un ostacolo per chi ha acquistato il modello Wi-Fi poiché non sempre al di fuori delle mura domestiche si trova un collegamento alla rete, magari gratuito. La vostra scuderia vi metterà a disposizione delle missioni da compiere, peccato che queste si riducano essenzialmente a battere l’avversario della squadra nemica, punto, non ci sono alternative o obbiettivi secondari da raggiungere. Ricapitolando ci troviamo di fronte a un prodotto con pochissimo contenuto e per di più vincolato alla rete web per approfondire l’unica esperienza di gioco degna di nota.

Same old trackLa sensazione di aver gettato i propri risparmi dalla finestra si accentua nel momento in cui andiamo a guidare attraverso le piste disponibili, sia quelle di base (le solite tre) sia quelle incluse nel primo dlc (gratuito fino al 31 marzo per la versione digital delivery e presente tramite codice nelle prime copie del gioco in versione retail) sono in realtà tracciati dei vecchi Ridge Racer, nel linguaggio informatico l’equazione sarebbe: copia/incolla. E’ facile annoiarsi quando si hanno così poche piste su cui correre, inoltre il design lascia a desiderare, ambienti vuoti sia di poligoni sia di personalità, in sostanza la noia prenderà il sopravvento in pochissimo tempo. Stesso discorso per le auto, dettagliate sì ma non come ci si aspetterebbe dalla potenza a disposizione della portatile Sony, non è di certo il gioco simbolo da mostrare agli amici per farli morire d’invidia, anzi. Il più grande rammarico è rappresentato da un gameplay tutto sommato divertente e funzionale, dove kilometriche derapate la fanno da padrone, incentivate anche dalla raccolta di nitro (fino a tre livelli) utile per avere quella spinta in più sul rettilineo. Anche il sistema di controllo, semplice e intuitivo, è un altro pregio del gioco sin dalle prime battute si prende immediatamente confidenza col modello di guida, piuttosto simile ai capitoli precedenti della serie. Nonostante la formula non sia delle più giovani riesce sempre a catturare il giocatore nell’affrontare la prossima curva, probabilmente la facilità con cui si riesce a guidare un bolide del genere è un punto a favore del titolo, tipicamente arcade, in grado di attirare una vasta fetta di giocatori. Inoltre il frame rate stabile aiuta in qualche modo a rendere l’esperienza di guida in sé piuttosto soddisfacente. La colonna sonora come il solito è rappresentata da musica elettronica di discreta qualità, mentre la longevità, come era ben chiaro, è ben al di sotto degli standard o forse è meglio dire della decenza.

– Sistema di controllo solido

– Stile di guida divertente

– Tre modalità

– Numero di macchine e tracciati al di sotto della decenza

– Espandibile totalmente via DLC

– Design povero e piste riciclate da precedenti iterazioni

4.0

L’esordio su PSVita della serie Ridge Racer è un mezzo fallimento. Non si tratta solo di proporre a trenta euro (venti nella versione scaricabile) tre circuiti e cinque automobili destinando a futuri dlc il resto del gioco, ma anche la realizzazione tecnica evidenzia un’incuria diffusa, una pigrizia nello sviluppo del software vista in poche altre occasioni. Se almeno fosse stato venduto a un prezzo irrisorio con un sistema di contenuti scaricabili a basso costo, si sarebbe salvato dall’ira dei giocatori e soprattutto dei fan della serie che in questa nuova iterazione del marchio non potranno godere nemmeno di un tracciato completamente nuovo. Sconsigliamo fortemente l’acquisto del gioco non solo per la scarsa qualità del prodotto ma anche per scoraggiare le software house a ripresentare una simile sceneggiata ai danni d’ignari videogiocatori.

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