Recensione

Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste

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a cura di Francesco Ursino

Directorium Inquisitorum: si tratta del testo che trasformò in legge la tortura e diede poteri illimitati alla Santa Inquisizione. Un’opera che ebbe un’importanza storica di sicuro livello, scritta nel 1376 da Nicolas Eymerich, una figura che ancora oggi non manca di suggestionare e far discutere.L’inquisitore originario della Catalonia, non a caso, ha ispirato una serie di libri scritti negli scorsi anni da Valerio Evangelisti, riproposti ora in chiave videoludica da Ivan Venturi e l’italiana Ticonblu. Vediamo allora di scoprire meglio tutte le tematiche relative all’avventura grafica Nicolas Eymerich, inquisitore: la Peste.

Un unico obiettivo: combattere SatanaIl libro a cui si rifà il titolo in questione, ovvero Nicolas Eymerich, inquisitore , del 1994, è il primo di una lunga serie dedicata proprio a Eymerich: si tratta dunque di dieci volumi che narrano delle gesta dell’oscuro servitore di Dio durante la parte centrale del quattordicesimo secolo. Il progetto Ticonblu, partendo proprio da questa opera, vuole raccontare le storie proposte nei libri in questione in quattro episodi videoludici, seguendo un trend che negli ultimi tempi sta trovando consensi tra gli appassionati delle avventure grafiche.Il primo capitolo della serie, intitolato La Peste, vede il nostro indagare su una vicenda assai oscura; richiamato a Carcassonne dal priore Vinet, infatti, all’inquisitore viene assegnata una missione misteriosa: padre Jacinto Corona da Valladolid, braccio destro proprio di Eymerich inviato nella vicina Calcares, ha fatto perdere le proprie tracce da più di un mese. Il sospetto iniziale, difatti, ci porterà a pensare che il villaggio sia protagonista di atti eretici, ed è proprio in questo frangente che Eymerich, impersonato dal giocatore, diventa il personaggio principale del gioco. Il suo compito, evidentemente, è quello di andare a indagare direttamente sul posto, cercando di capire cosa sia veramente successo.Tralasciando gli aspetti relativi al gameplay, che verranno approfonditi tra non molto, è possibile dire che l’esperienza di gioco viene positivamente influenzata dal carattere dei protagonisti e della narrazione. Sembra si possa dire che l’atmosfera delle opere di Evangelisti ritrovi in Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste una controparte sicuramente veritiera, seppur con soluzioni stilistiche in qualche modo diverse (nei vari libri vengono raccontate storie che non vedono il solo Eymerich a far da protagonista principale, ad esempio). Lo stesso inquisitore, in effetti, risulta essere approfondito in modo positivo: arrogante, presuntuoso e fermamente convinto delle proprie idee, il nostro non smetterà mai di essere un fedele servitore di Dio, rimanendo nella mente come una personaggio che, difatti, può piacere o meno, ma che di sicuro lascia affascinati. La positiva realizzazione del personaggio principale trova un qualche riscontro anche nei comprimari dell’avventura, dalla durata di circa sei ore; i personaggi che popolano Carcassonne sono tutti caratterizzati, chi più chi meno, in un modo particolare, visto che ci si imbatterà in popolani vittime di una visione demoniaca (la quale si rivelerà come un elemento centrale dell’episodio), in un bibliotecario stravagante, oltre che un un abate scontroso e prevaricatore. L’aspetto narrativo del titolo, dunque, risulta essere dunque uno dei più riusciti della produzione, riuscendo a proporre in modo sufficientemente positivo le atmosfere del libro.

Variazioni sul temaParlando del gameplay del titolo, è interessante sottolineare come sia presente una sorta di rapporto tra una lato più conservatore e uno, diciamo cosi, un po’ più frivolo.Se, infatti, l’esperienza proposta da Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste è, in buona sostanza, collegabile a quella di una classica avventura grafica, fatta di osservazione degli ambienti, raccolta di oggetti e risoluzione di enigmi, è pur vero che gli sviluppatori si sono sforzati di dare al giocatore qualche interessante variazione sul tema, che non riguarda solo il gameplay, ma anche il lato narrativo. Concentrandoci per ora sulle dinamiche di gioco, è bene infatti dire che, oltre alla classica esperienza da solida avventura grafica, è possibile fruire del gioco in una sorta di modalità spettatore, andando di fatto a saltare completamente la fase di risoluzione degli enigmi per concentrarsi esclusivamente sulla storia. Una scelta sicuramente originale, ma che, nell’ottica di un episodio che dura solo qualche ora, potrebbe tutto sommato essere trascurabile.Merita invece una speciale menzione la possibilità, decisamente old-style, di vivere l’avventura dello scontroso religioso esclusivamente attraverso comandi testuali. Il sistema funziona bene, e, in alcuni frangenti, si dimostra essere estremamente elastico e a volte più comodo della solita alternativa costituita da mouse e tastiera la quale, in effetti, spesso risulta abbastanza ostica, rendendo il puntamento di pulsanti e oggetti un po’ difficoltoso. Assolutamente meritevole e degna di essere sottolineata, poi, la modalità Audiogame, dedicata agli ipovedenti.La scelta di introdurre questi elementi di innovazione merita, dunque, sicuramente un plauso, e tutto sommato denota anche un certo coraggio da parte dello sviluppatore italiano.Tornando invece alla discussione sulle dinamiche classiche di gioco, è giusto dire che l’avventura propone un discreto mix di attività da compiere: sebbene le locazioni da visitare non siano molte (e godano di un sistema di spostamento rapido che accelera di molto le fasi esplorative), sarà necessario esplorare l’ambiente proposto a fondo, alla ricerca magari di un qualche hotspot nascosto in modo perfido nei meandri del background (eventualità che non mancherà di presentarsi in più di un’occasione). Il livello degli enigmi, invece, si attesta su una difficoltà media, stemperata inoltre dai continui aiuti indiretti che il gioco non mancherà mai di sottolineare. Rimanere fermi per qualche instante senza far niente, infatti, farà si che Eymerich si produca in riflessioni sulla prossima mossa da fare, cosi come sul prossimo personaggio da interrogare e cosi via. La gestione dell’inventario si mantiene sui canoni classici: questo elemento, richiamabile passando il mouse sulla parte posteriore dello schermo, permette di raccogliere un discreto numero di elementi combinabili tra di loro.Le dinamiche di gioco, sebbene soffrano di qualche inesattezza, donano al gioco un ritmo abbastanza ragionato e calmo, che ben si sposa con l’atmosfera cupa e intrisa di occulto del titolo.

Chi si ricorda il latino?Il lato tecnico di Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste presenta alti e bassi. Partendo dagli aspetti meno positivi, c’è da segnalare qualche difficoltà sul piano grafico, anche se evidentemente la natura multipiattaforma del prodotto sembra essere un fattore determinante riguardo questo aspetto.Il gioco, infatti, è disponibile su PC, MAC, iOS e presto anche su Android. Sulle piattaforme più performanti, dunque, il titolo pecca di dettaglio e qualità, mettendo il giocatore difronte a un certo senso di povertà sia per quanto riguarda la riproduzione dei personaggi che dell’ambiente da esplorare, restituendo altresì la sensazione di aver a che fare con prodotto vecchio di parecchi anni; il titolo, in questo senso, propone un’esperienza 3D che, in effetti, è abbastanza “finta”: sebbene la maggioranza dei personaggi e degli elementi sia tridimensionale, è pur vero che la struttura di gioco è quella di una classica avventura in 2.5D con visuali fisse. Si segnala come nota positiva, invece, l’espressività dei personaggi che, nonostante il basso dettaglio della riproduzione dei volti, riesce bene a far trasparire le varie emozioni.In ogni caso, le considerazioni sul carattere grafico devono necessariamente tener conto che l’aver sviluppato differenti versioni del gioco ha per forza di cosa appiattito la resa generale del motore grafico Unity 3D. Bisogna dunque concedere diverse attenuanti al titolo, considerato anche il piccolo team di sviluppo.Dal punto di vista hardware, invece, la versione da noi provata, quella PC, si è dimostrata leggera e sufficientemente godibile, non presentando particolari problemi come crash e complicazioni del genere.La situazione relativa al comparto audio, invece, tiene conto della già citata innovazione che il titolo cerca di apportare: il titolo, infatti, è interamente fruibile in latino, sia per quanto riguarda i testi, che per quanto riguarda il doppiaggio. Si tratta senza dubbio di una scelta suggestiva, che contribuisce certamente a donare al titolo un realismo maggiore, un’immersività di sicuro impatto e, stando alle parole della stessa Ticonblu, anche una certa valenza didattica.Considerata la piccola natura della produzione, dunque, merita sicuramente un plauso la volontà dello sviluppatore di introdurre due localizzazioni audio (cui si andrà ad aggiungere, in un secondo momento, anche l’inglese).

– Le varie opzioni di gioco denotano la volontà di rendere l’esperienza più ricca

– La localizzazione in latino è suggestiva e funzionale

– Atmosfera di sicuro impatto

– Grafica tutto sommato povera

– Gameplay con qualche inesattezza

– Prezzo forse un po’ eccessivo

7.0

Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste si è rivelato essere un’avventura grafica sufficiente, discretamente gradevole e capace di regalare buoni momenti di gioco, soprattutto se giocato con la più che lodevole e originale localizzazione in latino.

Proprio la voglia di innovare, presente sia in ambito di gameplay che di soluzioni stilistiche, rappresenta il carattere più piacevole dell’intera produzione, che riesce dunque a segnalarsi per alcune trovate meritevoli.

L’interrogativo maggiore, più che in relazione all’aspetto grafico non del tutto positivo, e ad alcuni alti e bassi nel gameplay, riguarda il prezzo, forse un po’ troppo alto in tutte le versioni proposte, esborso che sembra un po’ esagerato sia in termini di gioco singolo (dalla durata tutto sommato sufficiente, ma in ogni caso non cosi cospicua), sia considerando la natura episodica, che prevede altri tre capitoli (e, a questo punto, una spesa non indifferente).

Voto Recensione di Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste - Recensione


7