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Recensione

Minecraft: Story Mode - Season Two - Episode III

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 24/09/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Minecraft: Story Mode – Season II – Episode III aveva tutte le carte in regola per ben figurare. In fin dei conti, il precedente capitolo si era concluso con un colpo di scena da lasciare a bocca aperta e finalmente era stata rivelata la natura di Admin, ma al prezzo di una rocambolesca separazione fra Jesse e i suoi compagni di squadra. Purtroppo, l’azione e il dinamismo non sono che un ricordo in questo terzo episodio e lasciano, per lunghissimi tratti, spazio a delle fasi con molto parlato e pochissima interazione. Da un lato, questa scelta di Telltale Games risulta azzeccata, perché i continui dialoghi riescono ad approfondire meglio le personalità dei compagni di avventura e ad introdurre nuovi personaggi, ma, d’altro canto, spesso si sente un po’ di stanchezza mentre ci si trova a dover leggere molte linee di testo senza fare altro. 
Compagni di cella
Jailhouse Block – questo il nome dell’episodio – parte alla grande, con un concentrato d’azione e movimento. Dopo l’ennesimo “scherzo” di Admin, Jesse viene catapultato all’interno di un’enorme prigione sotterranea, chiamata Sunshine Institute, creata dalla mente dell’arci-nemico dei nostri eroi, una sorta di Panopticon in cui vengono spediti tutti i personaggi a lui sgraditi. Nemmeno il tempo di ricongiungersi con il resto della squadra – chi, dipende dalle scelte fatte nel secondo capitolo – che scatta un maldestro tentativo di fuga, all’interno di questo enorme labirinto scuro e sporco, nel quale sarà ambientato tutto il resto dell’episodio e in cui trovano spazio creature e mostri cubettosi nuovi, come dei ragni fusi con dei creeper e delle versioni minecraftiane di Chtulu. Questi momenti sono inoltre impreziositi da una OST con i fiocchi, un sapiente mix di incalzanti toni elettronici che si sposano alla perfezione con i salti, le capriole e i fendenti di Jesse. Nonostante il coraggio di Jesse e del team, le vie vengono ben presto bloccate e, da qui in poi, dopo un inizio che aveva fatto ben sperare, Jailhouse Block cambia completamente rotta, lasciando in un angolo i QTA e i semplici combattimenti, dando molta più importanza allo scambio di battute e ai personaggi che saranno al centro di questa avventura, come ad esempio Warden, il guardiano della prigione e scagnozzo ignorante – nel senso che ignora – di Admin, da lui venerato senza un vero perché. Questo terzo episodio è uno fra i più corti dell’intera serie, dura sì e no un’oretta scarsa, ma, nonostante la sua brevità, sembrava che il tempo non passasse mai mentre Jesse era rinchiuso all’interno di Sunshine Institute in compagnia degli altri detenuti. Questi momenti di stanca sono stati necessari per dare una ulteriore evoluzione ad alcuni personaggi, soprattutto al sempre spaventato Radar: dopo esser stato bullizzato da Warden e dai suoi tirapiedi, dopo esser stato letteralmente sfamato da Jesse, anche il pavido Radar cerca di tirare fuori le unghie in questo capitolo, maturando da pecorella smarrita ad eroe – più o meno – senza paura e senza macchia, capace anche di difendersi con le proprie mani. Un processo simile ma opposto coinvolge invece Stella: l’arrivista di Champoin City sulle prime è la solita spocchiosa in tailleur sempre pronta a dare ordini ma, finita a dirigere l’ultimo girone infernale del Sunshine Institute, apre finalmente gli occhi e si rivela un personaggio più maturo, dotato di varie sfaccettature e più profondo ci come veniva presentata all’inizio di questa seconda stagione.
Colpi di scena
La parte centrale di Jailhouse Block non è solo caratterizzata da volti noti, ma è segnata dal nome della Prigioniera X, una sorta di Innominato, la cui evocazione basta a causare il terrore nei detenuti e nelle guardie. Proprio questo misterioso soggetto è il centro di questo terzo episodio, la chiave di fuga per Jesse e per il suo team, solo che, vista la pericolosità, la sua cella è letteralmente al centro della pancia della prigione, scavata nelle profondità più recondite. La ricerca disperata di questa gabbia dà il via ad alcune delle scene e dei momenti più seri finora visti nel titolo e non sto parlando delle classiche scazzottate fra detenuti che trovano spazio – in modo comico – in questo episodio, ma di scelte che, finalmente, sembrano pesare sulla serie e sulla coscienza del giocatore. Senza arrivare ai picchi drammatici dei vecchi The Walking Dead, i ragazzi di Telltale Games hanno usato un approccio più maturo e serio per questo terzo episodio di Minecraft: Story Mode – Season II, che da un lato stride con i toni sempre scherzosi e leggeri della serie, ma dall’altro riesce a mantenere viva l’attenzione anche nelle lente fasi parlate. Jailhouse Block si conclude infine come era iniziato, ossia con il botto, con Jesse che, assieme alla Prigioniera X, Xara, riesce a farsi largo con i suoi amici fra gli infiniti pericoli del centro di reclusione, fra combattimenti al filo di lama, salti sulle pareti e anche piacevoli combattimenti contro dei boss. Questa sequenza finale non è solo un’ottima scossa per un episodio spesso piatto, ma dà finalmente il là alla storia, facendo luce sul passato di Admin e apre anche ai futuri episodi, con il pericolo che coinvolge Beacontown stessa. 
Nulla da segnalare
L’impostazione di Jailhouse Block, il suo incedere lento, non lasciano molto campo a particolari evoluzioni del gameplay che anzi, se messo in confronto con quello del precedente episodio, compie ora qualche passo indietro, soprattutto nel lato dei combattimenti. Questi ultimi sono privi di quelle poche innovazioni apprezzate nel passato e si limitano a qualche colpo offensivo e a delle semplici schivate, al cospetto di banali zombie o mostri più particolari, come nelle fasi finali, utilizzati però in maniera poco incisiva. Solo il duello con il boss finale si discosta da questa mediocrità che, pur nei canoni di semplicità e immediatezza tipici della serie, è capace di mettere alla prova i riflessi e l’attenzione del giocatore. Oltre al combat system, anche i classici QTA non brillano particolarmente nelle sezioni in cui sono impiegati, in cui spesso non serve nemmeno un corretto tempismo per andare a segno, visto che implicano azioni banali come saltare giù da una parete. Purtroppo, occorre segnalare la cronica assenza di novità per quel che riguarda la creatività e la libertà espressiva che, teoricamente, dovrebbero essere i punti di forza di un prodotto su licenza Minecraft: come al solito, vi è una sola fase in cui creare liberamente una”statua”, con tanto di blocchi da piazzare come meglio si crede, mentre il crafting è limitato ad un paio di situazioni, nelle quale avvalersi delle apposite istruzioni per creare l’oggetto richiesto. Insomma, davvero nessuno spazio di manovra. Infine, nel caso ci fosse bisogno di ricordarlo, anche Minecraft: Story Mode – Season II – Episode III è privo della lingua italiana. 

– Buon inizio e ottimo finale…

– Toni e momenti più seri

– La storia inizia a prendere la giusta direzione

– Ottime musiche

– … Me nel mezzo nulla da segnalare

– Ancora meno azione del solito

– Molto corto

6.0

Il vero merito di Minecraft: Story Mode – Season Two – Episode III è quello di approfondire la storia, inserendo nuovi personaggi capaci di spiegare meglio chi, o cosa sia, l’Admin, l’arcinemico di Jess &Co in questa seconda stagione. I vecchi compagni di viaggio mostrano nuovi risvolti del loro carattere e non mancano scelte gravose da compiere nell’ora necessaria per completare l’episodio ma, purtroppo, per dare maggior risalto alle vicende, gli sviluppatori hanno sacrificato sull’altare l’azione e il dinamismo apprezzati nel precedente capitolo, preferendo lasciare più spazio al parlato e ai dialoghi.

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