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Recensione

La Recensione di Monster Prom

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Avatar di SirFran Snee

a cura di SirFran Snee

Pubblicato il 29/04/2018 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

‘Quei fantastici ragazzi’ sono tornati dopo anni di silenzio, riportando la loro tipica ventata di aria fresca che avevamo già respirato in Move or Die circa quattro anni fa. A conti fatti, Those Awesome Guys sono riusciti ancora a mantenere la loro giovialità made in Romania, ma con qualche tentennamento e inciampo. Così spunta su Steam il loro nuovo prodotto, Monster Prom, ossia una rivisitazione “mostruosa” della vita di alcuni teenager in attesa di poter scegliere il partner per il ballo di fine anno scolastico, ed essere scelti a propria volta. Tutto ambientato in una scuola in stile americano, il gioco si propone in stile visual novel, ricco di dialoghi anche piuttosto lunghi e sicuramente accattivanti per il linguaggio e l’ironia divertente attraverso cui i personaggi si comportano. Si tratta di un percorso di definizione della propria personalità nel giro di circa tre settimane. In venti giorni infatti dovremo giocare le nostre carte migliori per attirare l’attenzione del partner che desideriamo al nostro fianco durante l’evento più atteso dell’anno scolastico, così dovremo mostrare di possedere quelle qualità che faranno posare i suoi occhi su di noi e raggiungere così l’obiettivo, non senza alcuni ostacoli.
Chi ben comincia, è a metà dell’opera…
Dovremo imbatterci in diversi personaggi dalle caratteristiche piuttosto diverse fra loro, che si scambieranno battute irriverenti, talvolta goliardiche ma mai eccessive, accompagnate da un certo sdoganamento di argomenti non del tutto necessari e un po’ forzati in un gioco di questo tipo (vedasi le frequenti strizzate d’occhio alla droga, seppur in sordina, all’uso di oggetti esplicitamente splatter e così via). 
Vediamo quindi in che modo il gameplay ha miscelato tutti questi ingredienti. 
Sin dall’inizio ci viene chiesto  quanti giocatori parteciperanno (sì, è contemplata anche qui la modalità multiplayer fino a 4 utenti), e in base a questo dato la durata del gioco varierà, tanto da essere stabilita in linea di massima con diversi minutaggi prima che si aprano le danze. Non meno di 30 minuti, non più di un’ora circa: forse dare una scadenza al divertimento (presunto e sperato) prima ancora di cominciare potrebbe risultare utile nel caso di un titolo per mobile, ma in questo caso perché dovremmo avere bisogno di sapere la durata di una partita?
Solo chiacchiere e distintivo
Tutto sommato le premesse fanno pensare a una concezione un po’ claudicante del gioco, ma non ci scoraggiamo e andiamo oltre la schermata del menu iniziale. Il prologo è uguale per qualsiasi modalità di gioco: qualche frase di introduzione, piuttosto ripetitiva nei contenuti, e la scelta del personaggio ci conducono ad alcune domande stilate sulla falsa riga di giornaletti per ragazzine (uno per tutti, Cioé) che definiscono il nostro carattere attraverso dei punteggi che andremo ad accumulare o perdere a seconda di come ci comporteremo nelle diverse situazioni. Purtroppo i veri momenti di “azione” sono davvero pochi: le domande o affermazioni dopo le quali potremo dire la nostra saranno scarse, e per giunta con pochissime opzioni a disposizioni (talvolta non più di due). Si tratta più di stare a guardare due personaggi che dialogano tra di loro in nostra presenza, che risulta a momenti del tutto irrilevante ai fini della conversazione, se non fosse per un paio di pareri chiesti durante il teatrino a cui assistiamo. Questi dialoghi avvengono in diversi momenti della giornata, pochi e sempre gli stessi, e in vari luoghi all’interno del campus scolastico, un altro spunto poco sviluppato dal punto di vista grafico e di storyline. Non vedremo granché degli interni della scuola, così come degli ambienti en plein air, considerando che l’ambientazione delle conversazioni saranno degli sfondi piuttosto simili tra loro e poco originali, se vogliamo. Una delle pecche di un gioco in 2.5D e con scarsa accuratezza nei dettagli grafici. Sarebbe eccessivo infatti paragonare questa avventura grafica a quelle dei franchise di indiscutibile successo di Telltale, ma al contempo questi ultimi dimostrano come sia possibile sviluppare delle ambientazioni e dialoghi a tutto tondo anche in un genere come questo.
Non di sola grafica vive un gioco
L’unico guizzo di attenzione si ha quando possiamo scegliere liberamente il nome e il genere del nostro avatar, così come la grafica, per quanto molto semplice negli sfondi, sia piuttosto accurata e frizzante nei colori e nei tratti che delineano le forme dei mostri, che spaventosi non sono affatto. Nelle parole e nell’aspetto, tutti loro portano a galla alcuni stereotipi che ritroveremmo in qualche serie TV teen di giovani sfacciati e un po’ ribelli, a volte delusi dalla volta, a volte pieni di sé, ma sempre godibili da vedere e conoscere. Sicuramente l’occhio vuole la sua parte, ma non basta per portarsi a casa del tutto la partita. Monster Prom poteva rivelarsi uno spaccato sociale molto più interessante, considerando la presenza di parecchio slang americano e il tono molto fresco e disinvolto, ma la potenzialità di questo titolo è rimasta nel cassetto degli sviluppatori, non riuscendo dunque ad andare oltre il trampolino di lancio e presentare un’opera davvero compiuta. Non nascondiamo che alla fine di una partita siamo rimasti con un grande punto interrogativo stampato sul volto, chiedendoci il vero senso di quanto abbiamo appena visto.

-Linguaggio fresco e divertente, molto attuale

-Resa grafica dei personaggi accattivante

– Verbosità eccessiva nei dialoghi

– Scarsa analisi approfondita delle personalità dei personaggi

– Limitatissima scelta di opzioni

6.0

In Monster Prom non si arriva alla quadratura del cerchio, non c’è un vero climax né la giusta tensione che ci stimola a conquistare il nostro partner. Avrebbe potuto essere un gioco molto più godibile e coinvolgente, considerando gli assi nella manica che potevano essere giocati, ma che lì sono rimasti e che hanno fatto portare a casa ai fantastici ragazzi del team una vincita più scarsa di quanto avrebbero potuto racimolare. Ormai les jeux sont faits, ci vorrebbe un’altra partita per rifarsi!

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