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Recensione

Fran Bow

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 28/08/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.5

Fran Bow è una bambina molto fragile, di soli dieci anni. I suoi genitori sono stati uccisi brutalmente, massacrati e fatti a pezzi nella loro casa. 
Il delirio causato dal trauma improvviso la spinge fuori, fino a condurla in mezzo a un bosco, dove viene ritrovata in condizioni precarie assieme al suo unico amico, un gatto nero di nome Mr Midnight da cui non si separa mai. Emaciata, infreddolita e non più lucida, Fran Bow viene immediatamente sbattuta in un oppressivo istituto mentale per bambini, un luogo inumano dove la dignità è azzerata e la vita non vale più nulla. Alla bambina viene somministrato un farmaco sperimentale che ha terribili effetti collaterali, e Fran sembra ormai perduta in un limbo di dolore dove la realtà si mescola a un’angosciosa illusione che dà tormento.
Alla deriva
L’elaborazione del lutto è un processo mentale complesso, intimo, variabile e non sempre possibile. Per un bambino è ancora più arduo riuscire ad usare gli strumenti per accettare il dramma, capirlo e andare avanti: deve fabbricarseli, spesso modellandoli attorno alla propria fantasia, che è probabilmente l’unico mezzo per fuggire dall’impietosa realtà. Fran Bow sta però lottando strenuamente contro un disordine mentale molto grave, che le provoca vivide allucinazioni fatte di immagini macabre, mostruosità avide di corpi martoriati e lugubri proiezioni mentali di un malessere ormai profondamente radicato. La bambina, sapendo che il suo gatto è lì fuori da solo e in pericolo, e che sua zia (l’unica parente ancora in vita) la sta cercando, decide di architettare un modo per fuggire dall’istituto. Quando ci riesce, la sua visione del mondo è differente, nuova e misteriosa, inattesa e foriera di inaspettate novità. Quell’universo magico e fantasioso, spesso pericoloso, è il tortuoso tragitto che intraprenderà per ritornare a casa. Ma Fran è sola, persa, debole e mentalmente instabile: comincia così un viaggio dove la bambina combatte contro un male interiore terribile, in un mondo multiforme ricco di sfumature surreali, eccessi visivi e immagini fiabesche. 
Fran Bow è un’avventura grafica, un punta e clicca che richiede un approccio tutto sommato classico, ma che sorprende e ipnotizza con la sua audacia e la forza con la quale tratta tematiche delicate come il dramma della morte, gli abusi psicologici e i disordini mentali. Lo fa mescolando la visione edulcorata di un bambino assieme a istantanee cruente ed esplicite, sempre filtrate dalla mente della protagonista. Fran può e deve assumere le sue medicine, e tutte le volte che lo fa l’ambiente cambia e si trasforma in un incubo raccapricciante. Eppure quelle manifestazioni sono come una seconda vista, come un faro sulle verità occultate; ecco quindi che la traslazione da una realtà all’altra diventa un atto obbligatorio, che serve per vedere dentro e oltre le cose. Fran raccoglie gli oggetti, li combina e li usa nelle due realtà che la sua percezione le presenta; si muove lungo ambienti che hanno due facce totalmente differenti, a loro modo complementari. I puzzle da risolvere, raramente avulsi dal contesto di gioco, hanno soluzioni che vanno trovate usando il pensiero laterale, la logica e assecondando talvolta alcune bizzarrie. A eccezione di alcuni passaggi forse un po’ troppo fantasiosi e a patto che il giocatore sia completamente a proprio agio con le bizzarrie proposte, gli enigmi di Fran Bow non sono mai scorretti. D’altra parte si tratta pur sempre di un titolo che appare come una fiaba dark-horror con evidenti venature fantasy, ben diversa da certe avventure grafiche con puzzle cervellotici e incredibilmente complessi; bisogna pertanto adattarsi a un modo di pensare differente, che non può escludere soluzioni all’apparenza meno ovvie. 
Il potere della mente
Ce ne sono tante di avventure grafiche particolari, direte voi. Ed è vero. Ma Fran Bow non è solo una coraggiosa rivisitazione di un genere con una struttura di gioco per certi versi antica; è al contrario un titolo che si serve di quel modello per comunicare messaggi profondi e potenti, riuscendo a farlo con una chiarezza d’intenti cristallina. Era molto difficile, considerando il particolare stile grafico e la direzione artistica intrapresa, che possono apparire di primo acchito come le meno indicate per dipingere situazioni così struggenti e complicate. E invece i due ragazzi di Killmonday hanno capito che la resa visiva messa in scena era semplicemente perfetta, poiché lascia intendere, scenario dopo scenario, che è l’unica a poter rappresentare al meglio il mondo interiore di una bambina di dieci anni. Non solo: le ambientazioni, i personaggi e il modo in cui sono caratterizzati corroborano la volontà degli sviluppatori di dare un tono fiabesco al tutto, creando al contempo il terreno fertile da cui sboccia quella fantasia simbolica che è la salvezza da un mondo arido; quella fantasia, appunto, che è matrice di tutte le storie possibili. Un Concetto, questo, ben chiaro a Michael Ende, espresso proprio nel suo La Storia Infinita, a cui non mancano ovviamente dei chiari riferimenti. E non mancano nemmeno tributi – più o meno sottili – alle opere di Baum e Carroll, ad alcune icone del cinema e dei videogiochi. Badate bene, però, che Fran Bow non cade mai nella trappola dell’emulazione; al contrario, dimostra di avere un carattere talmente forte e determinato da potersi reggere sulle proprie gambe, proponendosi come qualcosa di unico e caratteristico. Lo si capisce sin dall’inizio, ma per fare una stima esatta del suo valore bisogna affrontare i cinque capitoli che compongono l’avventura e passare un numero sufficiente di ore assieme a Fran, a Mr Midnight (anch’egli giocabile) e al mondo fantastico e pauroso tratteggiato da Killmonday. La parte finale un po’ troppo surreale può mettervi in seria difficoltà, l’epilogo può confondervi e spiazzarvi, ma il percorso di Fran e la sua scelta finale vi lasceranno dentro qualcosa di concreto. Abbiate pertanto la pazienza di sopportare i ritmi lentissimi e le enormi limitazioni a cui il genere deve necessariamente sottostare: Fran Bow è un’opera che merita un’attenzione ben maggiore di quella che effettivamente avrà.

– Storia magnifica, narrata con grande sensibilità e col giusto ritmo

– Artisticamente peculiare; ambientazioni e personaggi unici

– Macabro e grottesco, ma anche fiabesco e adorabile: decisamente originale

– Alcune situazioni eccessivamente surreali possono creare qualche difficoltà

8.5

Disturbante e adorabile, esplicito e tenero, intriso di violenza visiva e ricco di situazioni fantastiche, Fran Bow è una struggente storia di dolore, perdita e accettazione. È il percorso di vita accidentato di una bambina che lotta contro un destino infausto e i suoi disordini mentali, aggrappandosi disperatamente alla fantasia e a ciò che resta della sua innocenza.

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