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Recensione

Earthlock: Festival of Magic

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Avatar di Valentino Cinefra

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Pubblicato il 06/02/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Nonostante la sua strana natura da gioco di ruolo giapponese abbastanza canonico sviluppato da svedesi, Earthlock: Festival of Magic ha una storia molto classica per gli indie da qualche tempo a questa parte. Lanciato e supportato con successo tramite Kickstarter e pubblicato un po’ in sordina, il titolo di Snowcastle Games è diventato popolare grazie ad un programma di giochi gratuiti, in questo caso Games With Gold di Microsoft su Xbox One. Da adesso è disponibile anche su Wii U, PlayStation 4 e addirittura Linux e OSX.Siamo di fronte ad un gioco di ruolo giapponese dei più classici, dove per classici intendiamo i giochi di metà anni ’90 per concezione, messa in scena e gameplay. Con queste premesse, aggiunte ad un design non eccezionale ma che comunque fa il suo compitino, ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte a un ottimo e solido titolo, giusto? E invece no.

Siamo alle soliteL’avventura di Earthlock: Festival of Magic inizia in un modo abbastanza classico, ovvero con un personaggio che si sveglia alle soglie di un evento importante per la propria vita. Qui abbiamo una giovane pilota in pieno conflitto di autorità con suo padre – tanto per inserire un altro cliché – la quale, dopo non essere stata ammessa tra i piloti ufficiali dell’esercito, decide di prendere comunque il volo per dimostrare il suo valore.Subito dopo prendiamo il controllo di un giovane avventuriero, il classico ladro-esploratore in cerca di tesori in compagnia di suo Zio Benjo, un pesce martello antropomorfo. Da qui inizia un’avventura abbastanza classica che vede la masnada di eroi impegnati a salvare il mondo da una serie di minacce, tutte legate a un misterioso artefatto che il ladro di cui sopra riesce a recuperare nelle fasi iniziali del gioco, per poi vederselo sottrarre dai cattivi di turno.L’ispirazione di Earthlock è un evidente mix di cultura europea e nipponica. Tra i protagonisti, oltre alla pilota e agli avventurieri, abbiamo anche una prestante e affascinante guerriera dai capelli rossi (l’archetipo della donna tosta ma sensuale), un “suinconiglio” incantatore che funge da classico mago di supporto e una bestia addestrata che strizza più di un occhio a Red XIII di Final Fantasy VII. Il design dei personaggi alla fine riesce a risultare simpatico, come Gnart, il mago del gruppo che funge da figura intelligente ma allo stesso tempo comica. Insomma, niente che non sia già visto.L’incedere dell’avventura è, allo stesso modo, molto old-school, ma non nel senso affascinante del termine, purtroppo. All’inizio il feeling è anche interessante, perché i dialoghi sono affidati ai classici ballon a scomparsa, i personaggi sono mossi da animazioni molto basilari, e il ritmo vira decisamente verso il basso fin da subito. Messo da parte l’elemento fascinoso e nostalgico ci si ritrova con un’avventura che, purtroppo, risulta soporifera quasi fin da subito. Questo perché, oltre alle dinamiche non freschissime, si aggiungono personaggi con lo spessore della carta velina coinvolti in una trama fin troppo basilare, che lascia pochissime possibilità di coinvolgimento. Non che ci si debba aspettare ogni volta chissà quale intreccio politico o colpo di scena entusiasmante, ma a Earthlock mancano purtroppo le basi in questo senso, situazione aggravata da dialoghi di discutibile levatura.

Nostalgia canagliaEarthlock ricorda fin da subito i primi JRPG in 3D dell’epoca PlayStation. La mappa del mondo, scarna e con visuale dall’alto, ospita una manciata di città e luoghi che ospiteranno le scorribande dei protagonisti. Il mondo di Umbra è abbastanza desolato e, uno sparuto numero di attività di contorno, non offre molto al di fuori delle location legate all’incedere della trama principale. L’esplorazione ha come unico elemento interessante la possibilità di cambiare di personaggio in personaggio per attraversare alcune sezioni particolari. Non vi aspettate niente di cervellotico, ma cose come dover passare al minuto suinconiglio per potersi infilare in spazi angusti e poco altro. Oltre ai combattimenti, di cui parleremo tra pochissimo, Earthlock ci mette di fronte anche a dungeon che ospitano piccoli enigmi ambientali. Anche in questo caso, non c’è niente che fa gridare al miracolo, cose che se avete giocato uno Zelda a caso non solo non vi risulteranno nuove, ma riuscirete a capire in un attimo.Ciò in cui l’opera di Snowcastle Games prova a dire la sua onesta opinione è il combat system, e in misura minore l’avanzamento dei personaggi. Trattandosi, ormai l’avete capitolo, di un JRPG old-school i combattimenti sono a turni, dotati quindi di una componente strategica molto basilare. Tra le caratteristiche peculiari, seppur parzialmente derivative, ci sono le varie posizioni dei personaggi. Ognuno degli eroi ha infatti due interi set di abilità e mosse, così il ladro può passare dal tirare coltellate e rubare oggetti all’essere un tiratore dotato di uno speciale cannone spara-patate (!), mentre il mago – che ha purtroppo il secondo set meno interessante del lotto – può passare dall’essere un curatore a un classico buffer. Considerato che il cambio richiede l’impiego di un intero turno, questo elemento aggiunge un interessante elemento strategico a dei combattimenti altrimenti molto statici. Il gioco incentiva anche il passaggio da una classe all’altra, perché i nemici hanno ovviamente debolezze da poter sfruttare, o spesso si richiede una collaborazione strategica tra i personaggi. Ad esempio Olia, la rossa di cui sopra, è in grado di infliggere molti danni, ma la sua seconda stance la trasforma in una provocatrice in grado di attirare a sé gli attacchi degli avversari. Allo stesso modo i nemici volanti possono cadere se vengono colpiti da armi da tiro, mentre non accadrà mai con degli attacchi all’arma bianca. Apprezzabile l’assenza di qualsiasi tipo di aiuto a schermo contro i nemici. Le debolezze, anche dei boss, non sono mai “al pari della bocca”, come si suol dire. Bisogna ragionare per capire che i nemici dotati di carapace, ad esempio, sono più suscettibili alle armi contundenti che al taglio, al contrario dei vegetali. I boss, in questo contesto, sono i combattimenti più ostici che troverete in Earthlock perché, la prima volta, si affrontano un po’ alla cieca, scoprendo poi durante lo scontro come poter essere più o meno efficaci. Ultimo elemento di novità nel combattimento sono i legami tra personaggi. Anche qui, niente di nuovo: più i personaggi combattono insieme più bonus avranno tra di loro. La novità sta nell’attivazione di abilità speciali tramite una barra apposita che si ricarica legando due personaggi tra loro, al termine della quale si scatena una versione potenziata di uno degli attacchi del personaggio stesso, un po’ come le ultimate dei MOBA, per intenderci.

Expa che ti passaUn altro elemento “nostalgico” dei capostipiti del genere è il necessario farming selvaggio. Earthlock richiede di combattere quasi ogni cosa ci passi davanti perché i personaggi siano abbastanza strutturati per essere utili, già nelle prime fasi impegnative del gioco. La cosa si argina con il fatto che, attirando più o meno nemici a se, si può combattere una moltitudine di avversari per volta usufruendo così di un goloso bonus ai punti esperienza.L’avanzamento del personaggio, in questo senso, è legato ad uno skill tre che si attiva con un mosaico in cui piazzare delle carte – i cosiddetti Talenti – che vanno ad ampliare le caratteristiche del personaggio. Con le suddette si deve anche creare un percorso per raggiungere delle nuove mosse da sbloccare per ognuna delle proprie stance. Messa così sembra un brutto metodo, ma in realtà è divertente da esplorare e appagante dopo che ci si prende confidenza.C’è anche il crafting, sia di proiettili, armi, oggetti vari ma anche Talenti su misura con l’utilizzo di carte “vuote”. Il tutto si compie in un’isola che funge da hub centrale del gioco e dove, per attività come la coltivazione di patate esplosive da mettere nel cannone, passerete molto tempo.Per chiudere il cerchio due parole sull’aspetto tecnico del gioco. Che Earthlock non sia The Witcher 3 penso sia chiaro, ma nonostante tutto riesce a dare una resa estetica più che dignitosa. Come conta brutale dei poligoni siamo catapultati all’epoca PlayStation 2 (parlavamo di nostalgia, no?) o giù di lì, ma arricchiti da animazioni che hanno alcuni exploit interessanti soprattutto nei nemici, e da effetti grafici in tema con l’aspetto fiabesco del titolo, ma comunque pregevoli. L’interfaccia, invece, è inspiegabilmente brutta e poco funzionale, con menù difficili da esplorare per composizione ed estetica, con una piattezza generale di font ed estetica che rende il tutto molto confuso.

– Combat system curato

– Semplicità estetica ma efficace

– I nemici

– “Old school” per alcuni…

– Ritmo troppo compassato

– Tecnicamente datato

– Un mondo inesistente

– … insopportabile per i più

6.0

Earthlock: Festival of Magic è un JRPG molto classico, e il problema forse è proprio questo. Esibisce i pregi nostalgici ma gli altrettanto atavici difetti del genere di vent’anni fa. Non aiuta la fruizione neanche il ritmo soporifero del titolo, per narrazione e situazioni di gioco. Della fatica di Snowcastle Games apprezziamo l’estetica non originale ma almeno curata – cosa che non è possibile dire per tutte le produzioni indipendenti – e il sistema di combattimento con i suoi guizzi che, forse, potrebbe affascinare i fan nostalgici del genere. Quello zoccolo duro che guarda ad ogni titolo uscito negli anni duemila con disprezzo, e che forse impiegherà volentieri una ventina d’ore in questa produzione.

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