Sony ha provato a giustificare l’improvvisa e controversa rimozione di alcune amate esclusive PlayStation dal catalogo di PS Plus Premium, tra cui Resistance: Fall of Man, Resistance 2 e Infamous: Second Son.
La motivazione? Secondo Nick Maguire, vicepresidente dei servizi globali di PlayStation, «abbiamo 80 raccolte di giochi nel catalogo, quindi vogliamo mantenerlo fresco e inserire nuovi titoli. A volte significa togliere alcuni giochi per rendere la proposta interessante e aiutare gli utenti a scoprire nuove esperienze.»
Una spiegazione che suona corporate quanto vaga — e che lascia parecchi interrogativi.
Le polemiche sono scoppiate soprattutto per i giochi Resistance, che erano disponibili solo in streaming via PS Plus Premium per gli utenti senza una PS3 (avvistabile in ogni caso su Amazon).
Ora, a meno di possedere l’hardware originale, questi titoli sono completamente irrecuperabili. Parliamo di opere che, pur non essendo recenti, rappresentano pezzi di storia PlayStation e che molti nuovi fan avrebbero voluto (ri)scoprire.
La scelta è ancora più difficile da digerire se si considera che il catalogo Premium non brilla certo per abbondanza di classici (anche se a luglio i fan PS1 non hanno di che lamentarsi), e che i titoli in questione non stanno certo cannibalizzando vendite retail o digitali, visto che non sono più acquistabili in alcun modo.
Insomma, Sony sembra voler trasformare PS Plus in un flusso costante di “novità”, ma dimentica che il valore della sua offerta risiede anche — e soprattutto — nella conservazione della memoria videoludica.
Rimuovere giochi inaccessibili altrove non è rinfrescare il catalogo: è affondare la propria eredità. Se si vogliono tutelare i nuovi utenti e attrarne altri, bisognerebbe offrire più giochi iconici, non meno. Resistance meritava resistenza.
Parlando ancora di PS Plus, il servizio celebra i suoi 15 anni con iniziative estive speciali per ringraziare gli abbonati: leggi i dettagli nella notizia.