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Recensione

Dragon Quest Heroes

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 14/10/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

La fiducia nel progetto Dragon Quest Heroes non è mai stata altissima, perlomeno qui in occidente. Mentre il pubblico chiede a gran voce un nuovo capitolo della saga principale, quelli di Square Enix hanno investito energie in un gioco che, sulla carta, ha ben poco a che vedere con la pluriennale saga di giochi di ruolo. Dragon Quest Heroes ha molto di più in comune con i giochi del genere musou che con la serie da cui prende il nome, e questo aspetto ha sgonfiato l’entusiasmo di una certa percentuale di videogiocatori occidentali, poco avvezzi a questo genere di titoli.
Il musou, si sa, è un genere particolarmente apprezzato in Giappone ma non del tutto compreso da queste parti, in particolare a causa della sua estrema ripetitività e di un combat system che ci vede impegnati a menare fendenti contro enormi gruppi di nemici, spesso dotati dell’intelligenza artificiale di una piastrella. Ecco, Dragon Quest Heroes è anche questo, un gioco in cui gli aspetti meno amati dai giocatori europei e americani fanno capolino sin dalla prima battaglia, lasciandoci una pessima sensazione. Sensazione che, per nostra fortuna, viene spazzata via nel giro di qualche ora, perché Dragon Quest Heroes è anche molto altro.
Hack ‘n Slash, GDR, Tower Defense, Musou
Il grande pregio di questo gioco si riscontra nella sua capacità di mescolare diversi generi con sapienza, ottenendo una commistione piuttosto bilanciata. Il genere musou si ritrova nei combattimenti basati su grandi numeri di nemici dalla scarsissima intelligenza, da prendere a mazzate senza troppi pensieri. Il button mashing funziona per le prime cinque o sei ore di gioco, per poi lasciare spazio a un combattimento più ragionato, che richiede l’utilizzo costante di combo, magie e finisher. Sebbene il combattimento sia molto ripetitivo e basato sulla reiterazione delle stesse mosse, vi sono dei momenti in cui il giocatore deve realmente prendere coscienza delle mosse attivate per poter affrontare gli avversari. Se un nemico brandisce uno scudo, ad esempio, è necessario scavalcarlo per colpirlo alle spalle o studiare una strategia per metterlo fuori combattimento in fretta. In questi momenti il gioco sconfina nell’hack and slash, con un gameplay impreziosito dalla possibilità di controllare quattro diversi personaggi passandoli in rassegna con la semplice pressione di un pulsante. Vi è dunque un combat system più ragionato del previsto, che richiede di preparare il proprio party con un po’ di criterio e di utilizzare il personaggio giusto al momento opportuno. Sia chiaro: siamo lontani anni luce dai titoli Platinum Games, ma alcune battaglie e qualche boss fight ci hanno davvero divertito e richiesto di cambiare strategia per averla vinta.
Un altro aspetto che distanzia Dragon Quest Heroes dagli altri musou è dato dalla presenza di una funzionalità che consente di catturare i nemici sconfitti e di utilizzarli a proprio vantaggio in battaglia. Alcuni nemici, infatti, possono essere trasformati in medaglie da scatenare sul campo di battaglia con due diversi scopi. Alcuni mostri – denominati sentinella – si limitano a presidiare una zona e a sconfiggere chiunque osi avvicinarsi, mentre altri nemici – denominati attivista – scatenano un poderoso attacco suicida trasformandosi così in una sorta di bomba. Poiché molte missioni nel gioco richiedono di difendere uno o più obiettivi da varie cariche di nemici, l’utilizzo dei mostri catturati diventa provvidenziale, in quanto consente di bloccare l’avanzata dei cattivi su di un fronte mentre si tenta di difenderne un altro. Qui, Dragon Quest Heroes sembra assumere le sfaccettature di un tower defense, aggiungendo un pizzico di pepe in più alla formula.
Infine, il gioco attinge a man bassa dal genere RPG, tipico degli altri giochi a marchio Dragon Quest. I personaggi salgono di livello e possono migliorare le proprie abilità da un pannello di personalizzazione, che consente di aumentare i vari attributi del personaggio e sbloccare nuove mosse speciali. Questa struttura, poi, si affianca alla presenza di un hub centrale nel quale ritroviamo vendor, quest secondarie, missioni, opzioni per il crafting e perk collezionabili da scambiare con oggetti. Paradossalmente, è proprio questo l’aspetto meno riuscito di Dragon Quest Heroes, con quest secondarie pensate esclusivamente per il grinding (quasi obbligatorio dopo l’ottava ora di gioco), un albero delle abilità davvero troppo semplice e tediosi dialoghi con i vari personaggi del nostro hub.
Fortunatamente, la ripetitività tipica dei musou entra in gioco con estrema lentezza, e prima di ritrovarsi invischiati in un vortice di mappe già viste e nemici già affrontati passeranno alcune ore di gioco. Ciò avviene grazie a un’idea degli sviluppatori che abbiamo particolarmente apprezzato: tutti i personaggi guadagnano esperienza anche quando non sono utilizzati, evitando al giocatore un inutile backtracking e la ripetizione delle quest principali per portare tutti i propri compagni allo stesso livello. Il giocatore, dunque, deve solo preoccuparsi di preparare il giusto party per ciascuna missione, non curandosi di livellare i singoli personaggi.
Una storia semplice
Se il gameplay di Dragon Quest Heroes si è rivelato essere particolarmente piacevole, la storia messa in campo è risultata straordinariamente semplice se confrontata con gli altri titoli di questo genere e, soprattutto, con i giochi della serie Dragon Quest. Non vi è nulla di particolarmente complesso, e le missioni vengono introdotte con dialoghi mai troppo lunghi e senza sommergere il giocatore con informazioni accessorie.
I numerosi personaggi giocabili sono dotati di una personalità unica che si riflette spesso nello stile di combattimento. Fatta eccezione per i due personaggi principali – sostanzialmente identici – e per altri tre personaggi dotati di abilità molto simili fra loro, ogni eroe ha qualcosa di unico e può essere sfruttato in battaglia. Avete a che fare con mostri volanti? I due personaggi ranged vi verranno in soccorso. Siete circondati dai robot? Il mago con la forza del fulmine e alcuni spadaccini potrebbero risolvere ogni problema. Il giocatore è spinto a variare di continuo il proprio party, e con lentezza ogni personaggio finisce per lasciare il segno sia nella storia che nel cuore del giocatore.
Come da tradizione, ogni personaggio è dotato di un particolarissimo accento che si riflette nei testi dei sottotitoli. Anche questa volta, chi si è occupato della localizzazione ha scelto di fare uso dei dialetti italiani per i testi, sebbene in maniera più contenuta rispetto al passato. Il risultato è altalenante, con alcuni dialoghi davvero esilaranti e altri che ci hanno fatto grattare la testa. La scelta di localizzare una ragazzina in bergamasco, facendole esclamare “pota” ogni due righe, è abbastanza opinabile e sembra inserito da una persona che non ha idea di che cosa significhi realmente quella parola.
Tecnicamente valido
Da un punto di vista tecnico, Dragon Quest Heroes è un gioco cross gen, e si vede. La versione PS4 presenta un motore grafico datato, che non spinge certo ad alti livelli l’hardware della console. Eppure, grazie allo splendido character design di Akira Toriyama, creatore di Dragon Ball, il gioco è davvero piacevole dal punto di vista visivo. Siamo rimasti dunque positivamente colpiti da questo aspetto.
Ottimo il doppiaggio, disponibile sia in inglese che in giapponese, mentre avremmo apprezzato qualche musica in più. Il tema principale del gioco, infatti, si ripete un po’ troppo spesso e finirà per tormentarvi nelle vostre lunghe sessioni nell’hub.

– Commistione di generi ben riuscita

– Character design d’autore

– Divertente anche dopo molte ore

– Generalmente ben curato

– Componenti RPG appena abbozzate

– Alta ripetitività nelle subquest

8.0

Dragon Quest Heroes è un gioco riuscito, capace di mascherare un genere poco amato in occidente con delle meccaniche più vicine al nostro gusto, senza tuttavia trasformare il titolo in un miscuglio di idee. Nonostante una certa ripetitività nelle fasi più avanzate del gioco e una componente RPG che poteva essere approfondita maggiormente, magari con l’inserimento di un personaggio dedito alla cura dei propri compagni e un albero delle abilità più articolato, questo titolo ha saputo divertirci piuttosto a lungo. Se amate il mondo di Dragon Quest, questo spin-off è di ottima qualità: vi consigliamo di lasciare da parte i pregiudizi e di provarlo, potrebbe rivelarsi una splendida sorpresa.

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