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Pro
- Espande in meglio ogni aspetto del predecessore.
- Gameplay frenetico, appagante e divertente.
- Cross-Play ben implementato.
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Contro
- Rimane comunque leggermente ripetitivo sulla distanza.
- Qualche sbavatura lato performance su Switch 2.
- Ha perso un po' della sua anima unica.
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Marvelous First Studio
- Distributore: Marvelous Europe
- Data di uscita: 05/09/2025
Quando recensimmo l’originale Daemon X Machina nel 2019, il nostro Gianluca Arena lo definì «uno sparatutto in terza persona irrinunciabile per gli amanti dei mecha tra i possessori di Switch».
Non vi nego che anche io lo giocai con piacere, soprattutto per colmare quel vuoto dato dall’assenza, da troppi anni, di Armored Core sul mercato, ma entrambi, seppur su lidi diversi, appuntammo una certa ripetitività di fondo che poteva non fargli fare breccia nel cuore di tutte le tipologie di giocatori.
Sei anni dopo quella “piacevole sorpresa”, la situazione è parecchio cambiata. Armored Core è tornato in pompa magna con lo splendido Fires of Rubicon (anche di questo vi lasciamo alla nostra recensione di Marcello "Pavo" Paolillo), Daemon X Machina è stato rilasciato anche per PC (con alcune funzionalità cross encomiabili) e i titoli dedicati ai mecha, seppur timidamente, hanno cominciato ad aumentare un po' su tutte le piattaforme.
Viene da se che Marvelous First Studio, per il seguito di Daemon X Machina, si sia sentita quasi in obbligo nel realizzare qualcosa di più grosso, più ricco e, per certi versi, più maestoso, per non sfigurare e, soprattutto, per sopperire alle mancanze del primo capitolo di quella che, a tutti gli effetti, sembra essere diventata una saga.
Armored X Machina
Ed è così che mi sono ritrovato di nuovo ad avere a che fare con mondi in guerra, Outer (gli umani potenziati alla base di tutta la vicenda) Femto, spade giganti, fucili d’assalto di dimensioni colossali e, soprattutto, mecha, o meglio Arsenal, da poter personalizzare in ogni modo possibile e immaginabile.
Daemon X Machina: Titanic Scion, però, è un progetto molto ambizioso, lo si capiva già dal suo annuncio multipiattaforma, che introduce una serie di cambiamenti che, almeno in teoria, avrebbero dovuto sistemare alcuni dei difetti del suo predecessore.
Fatemi fare un piccolo passo indietro per raccontare ai nuovi arrivati cosa sia Daemon X Machina. Si assume il ruolo di un Outer (questo è il nome per una nuova razza di umani nata in seguito a una calamità che ha stravolto l’universo di gioco) e, di conseguenza, si diventa una sorta di macchina da guerra.
Questi “nuovi umani”, difatti, sono stati esposti al Femto, un misterioso materiale alieno che li ha trasformati in veri e propri “super soldati”.
Il primo Daemon X Machina badava poco alle formalità, mettendo il giocatore nei panni di un mercenario potenziato dal Femto, infilato dentro un Arsenal (un mecha di medie dimensioni) e piazzato in prima linea in una disperata guerra per la sopravvivenza dell’umanità contro le IA corrotte.
Con la possibilità di giocare in solitaria, o in compagnia di un gruppo di amici, Dameon X Machina riportava nelle mani dei giocatori tutti quegli aspetti che hanno reso iconica la serie Armored Core: mecha iper personalizzabili, battaglie con boss gargantueschi (e difficili da abbattere), tonnellate di piombo e la classica ambientazione post apocalittica, fatta di palazzi in rovina pronti per essere demoliti da una pioggia di proiettili vaganti.
Semplice, immediato, divertente, con un estetica minimale ma curata e, come da prassi, dannatamente ripetitivo se non si ama questo genere di produzioni.
Eppure Daemon X Machina si rivelò il “gioco giusto, al momento giusto” per tutti gli orfani di Armored Core, visto che ne riprendeva lo stile, ne riproponeva maliziosamente alcuni aspetti del gameplay e, soprattutto, era fruibile in totale mobilità vista la sua natura da esclusiva per Nintendo Switch.
La costruzione, e personalizzazione, degli Arsenal era il punto di forza del primo capitolo, pensata per offrire una esperienza corposa e ricca di opzioni a chi ama costruire, dipingere ed equipaggiare con le peggiori bocche da fuoco, queste enormi macchine di morte.
Lo sforzo di Marvelous nel 2019 riuscì a centrare l’obiettivo, sfruttando l’hardware contenuto della prima Nintendo Switch come un punto di forza per offrire un’estetica tanto pop quanto minimal (con alcune sbavature evidenti per quel che concerne il frame rate e il caricamento delle texture), che ancora oggi merita di essere giocata.
Con il ritorno prepotente di Armored Core (che potete trovare a un prezzo molto interessante su Amazon), però, le strade che Marvelous poteva prendere erano soltanto due: riproporre un seguito simile in tutto e per tutto al primo, ma più ricco e con delle perfomrance più solide, puntando tutto sull’essere l’unica alternativa ad Armored Core disponibile per Switch 2, o cercare di espandere la propria creazione per renderla appetibile ai giocatori di tute le piattaforme.
Un seguito titanico
Ve lo anticipo subito, al netto della sua disponibilità su più piattaforme, ho voluto provare Titanic Scion su Nintendo Switch 2, in parte perché è lì che è nata la saga e in parte perché volevo vedere se Marvelous avesse tenuto nella giusta considerazione la piattaforma che ha permesso alla sua serie di raggiungere il successo.
Preciso questo aspetto perché con Titanic Scion, la software house ha voluto fare le cose in grande, o meglio, espandere in ogni direzione quanto visto con il primo capitolo. Un esperimento riuscito? Si, ma in questa conversione si è perso qualcosa di quella ammaliante rusticità che rendeva unico il primo capitolo.
Questo nuovo capitolo si cimenta fin da subito nel mostrare come il world building sia stato espanso per garantire un contesto chiaro e preciso ai giocatori, così come il corposo prologo, oltre a far apprendere i fondamenti del gameplay, si prodiga nel narrare l’inizio di un viaggio che, fin dalle prime battute, è chiaro che voglia discostarsi dall'immediatezza del precedente capitolo.
A questo comparto narrativo più stratificato, si aggiungono ben presto: mappe mostruosamente più grandi (e che offrono una libertà incredibile al giocatore), dozzine di missioni, boss ancora più grossi, tonnellate di personalizzazioni inedite con cui abbellire il proprio Arsenal, tantissime armi con cui dispensare morte e alcune meccaniche di gameplay inedite, come un totale ripensamento di tutte le situazioni in cui ci si trova fuori dall’Arsenal, o il sistema di fusione che permette di sfruttare i geni dei nemici morti per creare nuove abilità, atte a garantire una maggiore varietà di approcci al giocatore.
Senza che mi cimenti in un tedioso, quanto lungo, “libretto di istruzioni” sulle novità introdotte, posso dirvi che Daemon X Machina: Titanic Scion è un seguito che migliora, ed espande, tutti gli aspetti del suo predecessore, rivelandosi una solidissima produzione dedicata ai mecha che strizza l'occhio sapientemente sia ai vecchi che ai nuovi giocatori... ma che nel fare tutte queste cose, perde parzialmente la sua anima.
È un seguito che farà sicuramente la gioia di chi ha apprezzato lo scorso capitolo, ma per quanto riesca a divertire, intrattenere e rubare decine, e decine, di ore per decidere come rendere “meravigliosamente inguardabile” il proprio Arsenal, la direzione artistica, così come il comparto narrativo, risultano più anonimi, o meglio, più omologati al mercato odierno.
Il primo Daemon X Machina, come vi accennavo in apertura, è una produzione ripetitiva, per certi versi minimale, ma che mostra come Marvelous First Studio abbia sfruttato il più possibile l’hardware della prima Switch, per mettere in scena la sua visione.
Ambienti ampi e desolati, per garantire la possibilità di distruggere le strutture presenti qua e la; comparto grafico in cel-shading, con colori vibranti e dettagli ridotti al minimo per giocare tutto sul contrasto dei colori degli Arsenal con le tinte ocra delle desolate mappe di gioco; una narrazione ridotta all’osso che si limitasse a dare il giusto contesto, un canovaccio che portasse il giocatore ai titoli di coda e lasciasse spazio al gameplay.
Lo so, letto così sembra una schifezza e invece Daemon X Machina riusciva ricreare, tramite un sapiente utilizzo dei suoi limiti, quelle atmosfere che solo gli Armored Core per la prima, gloriosa, PlayStation riuscivano a trasmettere.
Per quanto nel 2019, con Nintendo Switch Lite appena uscita e i PC handheld che ancora non si sapeva cosa fossero, Daemon X Machina si rivelò un piccolo gioiellino da godersi in mobilità (al netto delle evidenti sbavature in termini di performance e caricamento delle texture), è indubbio che non si poteva presentare quella formula al pubblico di oggi, soprattutto ai possessori di PS5 e Xbox.
È vero anche che, però, al netto dell’essere una versione molto più “titanica” del suo predecessore, la direzione artistica molto più ricca e “allineata” agli anime futuristici a cui si ispira, tende ad appiattire il tutto, rendendo Titanic Scion semplicemente “un’altra produzione Marvelous”.
Alla stessa maniera, la storia dell’Outer che scappa dalla prigionia dei suoi creatori per ritrovarsi in un pianeta desolato dal quale cominciare il suo lungo viaggio, per quanto intrigante, e ben scritto in numerosi parti, non si discosta da quella già vista in tantissimi action-rpg usciti negli ultimi anni.
Sia chiaro, comprendo che entrare in diretta competizione con Fires Of Rubicon faccia paura, e che con la situazione attuale del mercato videoludico sia sempre meglio puntare il più possibile sul sicuro, ma già che Marvelous era riuscita a creare una valida alternativa “per Nintendari” del celebre mecha-game di FromSoftware, forse continuare la serie esclusivamente sulle console del Colosso di Kyoto e con maggiore coraggio, avrebbe reso ancor apiù interessante questo, comunque, solidissimo seguito.
Un buon porting
L’uscita in contemporanea di Daemon X Machina: Titanic Scion su tutte le piattaforme di gioco disponibili sul globo terraqueo, arriva con un’accortezza davvero encomiabile. Il titolo è compatibile con il cross-platform e l’intera storia è giocabile in cooperativa. In qualsiasi momento dell’avventura, ci si può sincronizzare con un compagno di gioco su qualsiasi altra piattaforma (anche con progressi di gioco diversi) e iniziare a giocare in compagnia.
Quello che, invece, mi ha impressionato meno, è il fatto che risulta evidente che Titanic Scion non sia stato realizzato principalmente con Switch 2 in mente. Non fraintendetemi, specialmente sullo schermo da 8 pollici della nuova ammiraglia di Nintendo, il titolo è un tripudio di effetti particellari, scorci mozzafiato e colori, ma un frame rate non sempre stabilissimo, e alcune texture che vengono caricate in ritardo, tradiscono il fatto che questo nuovo capitolo abbia fatto passare la serie dall'essere un'esclusiva al diventare un "buon porting".
A parte questo nulla da dire, Daemon X Machina: Titanic Scion è un ottimo sequel che, al netto di perdere parte della sua anima in nome del "diventare mainstream", si rivela una delle produzioni più complete, longeve e appaganti (dedicate ai mecha ovviamente) presenti su Nintendo Switch 2.