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Recensione

Dead or Alive Paradise

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Avatar di Alex Overkilll

a cura di Alex Overkilll

Pubblicato il 12/04/2010 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Dopo quattro anni dalla sua ultima comparsa su console lo spin-off balneare del franchise Dead or Alive torna in scena in dimensioni ridotte, pronto a trasportare sull’esotica località insulare del gioco l’utenza Sony. Anche questa volta, in compagnia delle maggiorate protagoniste “made in Tecmo“, ci si potrà sollazzare su spiagge digitali nel tentativo di legare con le proprie compagne, dominare gli improvvisati campi di beach volley e gustarsi tanto sano relax baciati dal sole, massaggiati dall’acqua marina e… perennemente stuzzicati da una buona dose di perpetuo erotismo.Una vacanza memorabile? Vediamoci chiaro.

Di nuovo in spiaggiaParadise rappresenta a tutti gli effetti una versione portabilizzata di Dead or Alive Extreme 2, riciclando non solo la quasi totalità degli ingredienti di gioco, ma anche lo stesso (debole, quanto demenziale) plot narrativo di riferimento. Ecco così vedere l’esuberante Zack far riemergere, con l’aiuto di una bizzarra tecnologia aliena, la propria isola precedentemente affondata (nel primo Extreme), inaugurando ancora una volta il suo “harem” personale, popolato dalle sensuali lottatrici a tutti ben note.Una volta selezionata la ragazza con cui vivere la vacanza sull’isola, si viene allora direttamente catapultati in spiaggia, pronti a scegliere giorno per giorno le attività dove mettere anima e – soprattutto – corpo. Il problema subito inquadrabile viene più che altro rappresentato dall’allarmante scarsità di cose da fare nel tempo a disposizione, con un numero di “passatempi” propriamente ludici ben deludente, caratterizzati per la maggiore da una profondità di gameplay quanto mai imbarazzante. In prima posizione troviamo la pallavolo giocata in squadre da due, basata sul controllo diretto della propria ragazza e quello indiretto della compagna a disposizione. I fin troppo semplici comandi prevedono il tasto X adibito alle schiacciate e ai servizi, e il tasto O ai passaggi della palla con la partner. Ogni azione può essere effettuata in diverse varianti (di potenza di lancio), a seconda della direzione imposta con l’analogico. Viene poi data la possibilità di controllare per sommi capi lo schema comportamentale della compagna, facendo sì che tenti di bloccare a rete (con R) i colpi avversari, si destreggi (con L) in passaggi della palla da dietro, oppure agisca da sola (con L+R), indipendentemente dalle volontà del giocatore, adattandosi così alla situazione corrente. Purtroppo le meccaniche sono a conti fatti assai imprecise e molto dozzinali, senza considerare l’indecente fisica della palla, potenziale fonte di squalifiche irritanti ed inaspettate.Cambiando contesto è possibile altrimenti divertirsi nell’attività del salto sui galleggianti, un gioco che chiede di percorrere in lungo la vasca della piscina dell’isola balzando agilmente sopra piattaforme geometriche sul pelo dell’acqua. Per quanto sia possibile farlo premendo al momento giusto (con una forza variabile a seconda della lontananza da coprire) uno qualsiasi dei quattro tasti principali della console, interagire con il tasto corrispondente al segno sul galleggiante da raggiungere assicura un quantitativo di punti (e quindi denaro) addizionale.

Scommesse bollentiAl di là di questi mini-games (e di un paio d’altri sbloccabili di ben poco rilievo), ripetitivi oltre ogni modo nel lungo termine, rimangono solo i giochi d’azzardo, fruibili all’interno dell’apposito casino: black jack, poker e slot machines, all’insegna del guadagno facile ed in barba alle attività remunerative più sportive.Il vero centro vitale del gioco non è però rappresentato dai passatempi appena elencati, quanto piuttosto dalle spinte collezionistiche ed erotiche collocate dietro quelli. L’obiettivo (non esplicitato) di ogni giocatore è quello di rinfoltire il guardaroba della ragazza prediletta (se non quello di tutte, in casi estremi), guadagnando soldi sufficienti per permettersi salati acquisti e garantendosi l’amicizia di ogni pulzella, naturalmente attraverso ripetute villeggiature. Raggiungere questo goal significa così attirare le simpatie delle compagne, elargendo loro regali ed andando incontro a preferenze e gusti personali (nel caso si voglia mirare alla collezione di una sola ragazza, si avrà da utilizzare ogni personaggio a disposizione, assicurarsi con ognuno l’amicizia della giovane prediletta e regalarle i costumi di volta in volta disponibili, caratteristici di ogni PG). Una meccanica questa anche intrigante, segnata però da un’Intelligenza Artificiale alla base molto elementare e stereotipata.L’altro grande “obiettivo” del gioco è invece la produzione di materiale ad alto contenuto sensuale, composto dalla raccolta di Venus Clips – filmati, da sbloccare con la visita di posti diversi in orari della giornata diversi, dove le ragazze si rilassano nelle locazioni dell’isola mettendo in bella mostra le proprie grazie – dallo scatto di foto durante tali riproduzioni video, o – novità introdotta da Paradise – dalla creazione di interi “cortometraggi” sulla base della propria collezione audiovisiva, personalizzabili con i costumi raccolti.

Acque disabitateLa pochezza di contenuti, per quanto il loro consistente tasso erotico possa fare gola a molti giocatori, non si dimostra essere purtroppo la sola carenza del prodotto, deficitario anche nel comparto tecnico. Se i modelli poligonali delle ragazze riescono anche a superare la sufficienza insieme al buon lavoro d’animazione tridimensionale conseguito (fatta eccezione per lo sballonzolamento dei loro seni, semplicemente comico e… “budinoso”), le ambientazioni si lasciano ammirare per un livello di dettaglio davvero ridicolo, private di troppi particolari e poligonalmente grossolane. Le interazioni tra personaggi sono poi statiche, rappresentate da fredde schermate testuali munite dell’iconcina facciale degli interlocutori. Gradito in questo senso sarebbe stato un lavoro più impegnato, al di là della semplice riproposizione di elementi già in passato criticabili. Snervanti poi i caricamenti che accompagnano costantemente la visita sull’isola. Anche l’offerta musicale sembra essere scemata, con una manciata troppo povera di brani su licenza, pur calzanti a pennello con il setting del gioco. Fortunatamente a ciò è almeno possibile porre rimedio, grazie alla possibilità di inserire una tracklist personalizzata composta dai propri brani MP3 memorizzati su memory stick.

– Ci sono le ragazze di Dead or Alive!

– Editor di filmati erotici interessante

– Tanti costumi da bagno da collezionare

– Meccaniche di gioco poco profonde

– Comparto tecnico deludente

– Inno alla ripetitività, elogio alla noia prematura

6.0

Dead or Alive Paradise si configura come trasposizione miniaturizzata del capitolo Extreme 2 per Xbox 360, deludentemente privato di aggiunte e migliorie alla proposta originaria (diversi, anzi, i mini-giochi eliminati, tra cui quello delle moto d’acqua) e sfigurato da vesti grafiche non all’altezza della potenza della portatile Sony. Il materiale ludico sopravvissuto non brilla certo né per profondità, né tanto meno per numero ed i frequenti caricamenti uccidono tolgono ulteriormente al divertimento generale. Collezionare filmati erotici e costumi da bagno può anche – e non certo per tutti – farsi pratica intrigante motivando qualche sessioncina prolungata di gioco, ma morendo dopo poco, quando una simile attività non viene che a risultare ripetitiva se non addirittura snervante (ed inconcludente). Paradise non può allora che essere consigliato (pur suggerendo una certa cautela) solo ai più grandi estimatori della serie, ora più che mai in pesante debito d’ossigeno e bisognosa urgentemente di nuove idee e azioni ristrutturanti, invitando caldamente il resto dell’utenza a guardare ben altrove.

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