Recensione

Battlefield Vietnam

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a cura di pWi

Un capolavoro a sorpresa Il mondo attuale dei videogiochi è estremamente prevedibile. La comunità videoludica conosce tutti i giochi più attesi, sa tutto sul loro sviluppo, sa dei loro ritardi, conosce quali saranno i loro punti deboli e quelli invece di maggior richiamo. Tutto questo grazie a quel fenomeno che tutti chiamiamo Internet che ci consente di sapere tutto su tutti nel minor tempo possibile. Quando, invece, un gioco riesce a scardinare questi cardini e ad imporsi senza campagne pubblicitarie del tipo che abbiamo appena esposto e senza quindi l’aver suscitato tutto questo clamore già prima di uscire si grida al miracolo, alla grande sorpresa, al capolavoro che nessuno si aspettava. Tutto questo per dirvi che Battlefield 1942, ormai uscito da due anni, non vantava certamente una grande popolarità prima del suo rilascio. Anzi, il grande successo di critica e di pubblico che ha ottenuto è merito proprio del fattore sorpresa. La sua grande fortuna consisteva principalmente nell’introdurre uno schema di gioco destinato principalmente al multiplayer che univa alla perfezione il ragionamento con l’adrenalina pura e, soprattutto, in tutto questo inseriva l’uso di spettacolari e proficui mezzi con cui darsi battaglia. Questo schema, ovviamente con i giusti ritocchi, è stato adottato anche da altri grandissimi giochi (vedi, ad esempio, Unreal Tournament 2004); cosa, questa, che ha portato alla sua consacrazione nell’ambito del gioco in multiplayer in generale. A quel primo esponente della saga Digital Illusions fece seguire ben due espansioni: The Road to Rome e Secret Weapon of WWII. Entrambe ampliavano sapientemente il gioco originale fornendo nuovi aspetti a quello che era il canovaccio stabilito da Battlefield 1942. Adesso Digital Illusions ci riprova con quella che difficilmente si può considerare un’espansione. Considerare, infatti, Battlefield Vietnam una semplice espansione è certamente un errore, tuttavia potrebbe esserlo anche considerarla un vero e proprio seguito. Il perché lo vediamo tra un attimo.

Tutti vogliono andare in Vietnam! Ultimamente il numero di giochi ambientati nelle giungle del Vietnam durante la famosa guerra sta aumentando vertiginosamente. La trafila di questi titoli è stata certamente iniziata da Vietcong, gioco programmato da Pterodon e Illusion Softworks che, a dire il vero, non ottenne moltissimo successo. Addirittura anche i ragazzi di 2015, celebri autori di quel grande capolavoro che risponde al nome di Medal of Honor, hanno deciso di ambientare nel Vietnam proprio il seguito del loro gioco di punta. A questi possiamo aggiungere anche altri titoli meno importanti, come ad esempio Line of Sight: Vietnam, ma soprattutto questo Battlefield Vietnam. Quando si cambia drasticamente l’ambientazione rispetto al precedente gioco della serie si vuole certamente rendere proprio l’ambientazione la principale innovazione. Tutto questo corrisponde perfettamente per Battlefield Vietnam. I ragazzi della Digital Illusions hanno ricostruito alla perfezione giungle, pagode e città in rovina del Vietnam degli anni ’60-’70, consentendoci di immergerci completamente in quell’atmosfera di fame, di distruzione e di guerra. La perfetta ricostruzione dei paesaggi si associa con l’uso sapiente dei suoni, i quali riescono a catapultarci nel centro della giungla con la paura di essere attorniati da decine di soldati imboscati in uno qualsiasi dei cespugli che ci attorniano. Insomma, percepire il cambio di ambientazione e di epoca rispetto agli anni ’40 di Battlefield 1942 è un qualcosa di assolutamente immediato. A questo, è stato aggiunto tutto un database di dati e descrizioni riguardanti la guerra in questione. Ricordate le descrizioni che precedevano le varie battaglie in Battlefield 1942? Bene, tutto questo è stato riproposto anche qui, ma i dati sono adesso molto più numerosi. Prima di una battaglia possiamo leggere diverse informazioni riguardo la storia della guerra, alcune delle quali veramente preziose che qualsiasi persona che non sia troppo colta sugli avvenimenti in questione difficilmente conosce e che quindi possono servire anche per il proprio bagaglio culturale. Dobbiamo, inoltre, annoverare la perfetta ricostruzione dei mezzi che saranno presenti nel gioco vero e proprio, dei soldati di tutte le fazioni presenti (NVA, vietnamiti del sud e americani) e del loro abbigliamento e anche degli edifici che sono presenti nelle varie mappe. Insomma, come avrete certamente capito, il cambio di ambientazione è l’elemento che più differenzia Battlefield Vietnam dal suo predecessore.

Andiamo sul campo di battagliaGli appassionati di Battlefield 1942, al primo approccio con questo nuovo gioco della serie, tireranno un bel sospiro di sollievo. Tutto quello che avevano lasciato nel gioco originale lo ritroveranno proprio lì dov’era. La modalità di gioco principale di Battlefield Vietnam, infatti, è del tutto identica a quella del suo predecessore. Questa è chiamata “conquest”: la spiego immediatamente per chi non avesse mai giocato ad un gioco della serie di cui stiamo parlando. In una grande mappa sono disseminati diversi punti di controllo, in ogni caso non più di dieci ma solitamente cinque o sei. Due fazioni diverse si ritrovano sulla mappa con un determinato quantitativo di uomini e un determinato numero di punti di controllo a loro disposizione. Tutte queste variabili sono modificate da chi realizza la mappa in funzione del valore storico che le vuole dare. Se, ad esempio, vuole ricostruire una battaglia nella quale i soldati americani vogliono conquistare un avamposto nord vietnamita creeranno diverse postazioni controllate dagli USA e una sola, ma ben arroccata e dotata di molti mezzi, controllata dai vietnamiti. Inoltre, ogni fazione è dotata di un certo quantitativo di punti (anche questo stabilito in base alla conformazione della mappa). Chi controlla il maggior numero di avamposti fa diminuire i punti della squadra avversaria. Infine, la squadra che si ritrova a zero punti perde la partita, mentre ovviamente la squadra avversaria è la vincitrice. Insomma, uno schema di gioco molto semplice che ha fatto la fortuna di Battlefield 1942 e che moltissimi giochi, in primis Unreal Tournament 2004 con la modalità Onslaught, hanno prelevato. Quindi, in Battlefield Vietnam questo schema di gioco è riproposto in maniera del tutto analoga, ma sono state apportate delle piccole ma non poco innovative aggiunte che andiamo ad analizzare.La prima di queste riguarda la dimensione della mappe stesse. Queste, infatti, adesso sono estremamente più ampie consentendo un livello di personalizzazione molto elevato. Non mancheranno infatti vallate, colline, ampie radure ricoperte da erba, laghi, fiumi, boschi e quant’altro costituisce una giungla. Tutto questo comporta quella che è invece una grande differenza rispetto a Battlefield 1942 e che riguarda proprio il gameplay del gioco. L’aumento considerevole delle dimensioni delle mappe associato alle caratteristiche della maggior parte delle armi e quelle dei vari mezzi aggiunge una aspetto che nel predecessore era senz’altro meno evidente: quella di poter agire in maniera molto accorta, in certi casi similmente ad un gioco stealth. La possibilità di nascondersi tra l’erba alta, la quale molto spesso ricopre il terreno, o di agire dalla grande distanza costringe tutti i giocatori di Battlefield Vietnam a stare veramente molto accorti. Scordatevi sortite irresponsabili o di gettarsi improvvisamente nel fulcro della battaglia. Tutto dovrà avvenire in maniera assolutamente ragionata e soprattutto rendendosi bene conto delle posizioni che ricoprono i vari soldati nemici che ci circondano. Probabilmente, è proprio quest’ultima cosa l’elemento realmente innovatore della struttura di gioco di questo Battlefield Vietnam: accorgersi della posizione dei soldati nemici e percepire quali saranno le loro mosse. Tuttavia, a causa degli elementi delle mappe che abbiamo descritto e che consentono una facile mimetizzazione, proprio questo tipo di approccio, che d’altra parte è l’unico proficuo, è realmente difficile. Quindi, l’aggiunta di questa componente che potremmo definire stealth è l’elemento sostanziale che differenzia Battlefield Vietnam dal suo predecessore. Le altre novità sono meno evidenti ma comunque importanti. Nel momento in cui si conquista un punto di controllo avversario, il quale è sempre rappresentato dalla solita bandiera, comparirà un utilissimo count-down che ci segnalerà quanti secondi mancano per la sostituzione della bandiera avversaria con la nostra. Tutto ciò non succedeva in Battlefield 1942 costringendo il giocatore ad attese, talvolta, frustranti. Altro elemento da sottolineare è la non massiccia presenza di veicoli. Intendiamoci bene, non mi riferisco al numero di veicoli presenti nel gioco, il quale è come vedremo tra un po’ estremamente elevato, ma di quelli contemporaneamente presenti sulla mappa. Se considerate il fatto che può anche capitare di trovarsi in 64 a giocare insieme e che i veicoli presenti non sono più di 10 o 15 capirete bene che la scelta dei programmatori verte soprattutto sul rendere Battlefield Vietnam un gioco incentrato sulla fanteria. Procedere a piedi, infatti, sarà assolutamente fondamentale e spesso più veloce e proficuo rispetto all’aspettare il respawn del mezzo che desideriamo pilotare. A parte queste comunque sostanziali innovazioni, il tutto resta invariato. In particolare il già ottimo sistema di respawn è identico al predecessore. Potremo sempre scegliere il punto della mappa in cui vogliamo riprendere il gioco dopo una morte (o un frag dell’avversario come amano definire questi accadimenti gli accaniti giocatori dei multiplayer) e l’arsenale a nostra disposizione. Ci sono quattro classi di soldato: il soldato d’assalto, il medico, il soldato armato di armi anti-carro e il cecchino. Ognuna di queste ha una precisa dotazione in fatto di armi. Il primo sarà dotato di armi veloci e appunto di assalto, il secondo di armi più lente ma di una buona dotazione in fatto di medicazioni, il terzo di bazooka o di armi anti-carro in generale e il quarto di armi di precisione. E’ inutile dirvi che tutte le classi presenti sono importanti e assolutamente preziose per rendere la squadra sufficientemente eterogenea in modo che possa far fronte a tutte le situazioni. Ad esempio, in un momento in cui molti mezzi avversari circondano uno dei punti di controllo più preziosi è utile scegliere la classe del soldato anti-carro. Se molti nostri uomini sono invece feriti, magari dopo una furiosa battaglia, ci converrà scegliere il medico. Oltre all’arsenale, ad ogni respawn, potremo anche scegliere la nostra conformazione fisica per quello che riguarda la testa e il corpo tramite un paio di modelli disponibili.Ma non possiamo parlare di uno sparatutto 3D senza prestare attenzione alle armi e ai veicoli presenti. Da questo punto di vista, siamo rimasti molto contenti per la grande varietà presente, soprattutto dal punto di vista dei veicoli. Per le armi la differenziazione avviene in base alla fazione che scegliamo: i soldati americani e quelli del sud del Vietnam hanno le medesime armi, i soldati dell’NVA hanno invece un arsenale completamente diverso. L’arma principale del gioco è, da un lato, l’M16 e dall’altro l’AK-47, meglio conosciuto come Kalashnikov. Entrambe le armi sono molto veloci e anche abbastanza precise (un po’ meno il Kalashnikov a dire il vero): nella maggior parte delle circostanze sono le più indicate. Altra arma importantissima è l’M60, la celebre mitragliatrice protagonista anche di diversi film che fa della potenza il suo aspetto focale. Essa è in grado di sparare un impressionante numero di colpi contemporaneamente, anche se tutto ciò va a discapito della precisione. E’ molto proficua soprattutto per gli scontri ravvicinati. A queste armi si aggiungono le armi pesanti, come bazooka o missili anti-carro. Tra questi non manca il mitico SA-7, il quale è veramente poderoso contro ogni tipo di mezzo. Concludono la trafila i vari fucili da precisione, anch’essi molto realistici e importanti per i frequenti scontri dalla distanza. Insomma, dal punto di vista delle armi abbiamo una bella varietà ma soprattutto una ricostruzione accuratissima di quelle che erano le armi utilizzate nella guerra del Vietnam. Come vedremo anche per i veicoli, l’accuratezza della ricostruzione di questi elementi è stata presa molto a cuore dai ragazzi della Digital Illusions. Il discorso si fa ancora più lusinghiero quando si parla di veicoli. Questi sono veramente numerosissimi. Pensate che mi è capitato di vederne di nuovi anche dopo ore e ore di gioco, quando pensavo di aver sviscerato tutti gli aspetti del gioco. Citarli tutti è impossibile, vi dico solamente che troveremo carroarmati, jeep, cingolati sia per il trasporto di soldati sia per gli attacchi a lunga gittata, elicotteri, aerei da bombardamento, imbarcazioni tra le quali anche piccole e graziose barchette vietnamite, postazioni missilistiche fisse e mobili, addirittura motorini! Insomma, la lista è veramente lunghissima. Tra questi i veicoli più interessanti sono certamente gli aerei, pensate che tra questi c’è il mitico F4-Phantom, il celebre aereo che lanciava il Napalm sulle teste dei malcapitati soldati vietnamiti. Il Napalm è veramente spettacolare, in quanto è in grado di ricoprire di fuoco distese di terreno anche consistenti e, ovviamente, è molto devastante. Ad ogni modo, ogni veicolo ha delle precise caratteristiche. Come abbiamo detto in precedenza, i veicoli presenti contemporaneamente sulla mappa non sono moltissimi. Questo comporta che lo spostamento delle truppe non sia del tutto immediato. In queste circostanze è, quindi, fondamentale fare uso di quei veicoli che possono accogliere tantissimi soldati contemporaneamente: alcuni di questi, infatti, riescono a trasportare anche 6 soldati insieme facendoli accomodare nella loro plancia. In questo senso sono molto importanti gli elicotteri, anche perché riescono a coprire molto spazio in pochissimo tempo. Anche le varie jeep ricoprono un ruolo delicato perché portano fino a tre soldati contemporaneamente, hanno un cannone potentissimo nella parte posteriore e sostengono velocità elevate. I vari carri sono invece molto più lenti e pachidermici. A questo però associano una potenza di fuoco devastante in grado di far fuori carri nemici (inabbattibili invece con la semplice fanteria leggera) e nugoli di avversari. Non manca, inoltre, la possibilità di bombardare dall’alto con i vari aerei in modo da distruggere i vari carri e i soldati posti a difesa di determinati avamposti. Ci si può anche scontrare nei cieli, in questo senso sono molto spettacolari gli scontri fra elicotteri anche grazie al fatto che molti missili sono autoguidati sull’avversario. Fin’ora abbiamo però citato solamente i fattori positivi, inevitabilmente legati all’abbondanza e al realismo di tali mezzi. Tuttavia, proprio quest’ultimo fattore costituisce, a mio modo di vedere, un problema di Battlefield Vietnam. In pratica, soprattutto all’inizio, molti di questi mezzi sono praticamente ingestibili. Guidare un elicottero o un aereo (soprattutto il primo) è realmente difficile e poco immediato. Come certamente capirete, tutto questo va a cozzare sulla frenesia del gioco e sui tanti cambiamenti di situazione che avvengono durante una partita. Anche i mezzi a terra sono abbastanza ingestibili, in quanto vengono condizionati facilmente dal terreno e sono nervosi nel loro procedere. Se a questo aggiungete che il sistema dei danni dei veicoli è veramente carente capite bene che da questo punto di vista si poteva fare di più. Sostanzialmente, il motore fisico di Battlefield Vietnam è molto approssimato e questo comporta che basta toccare con un veicolo un qualsiasi ostacolo e che questo contatto si prolunghi nel tempo perché il veicolo esploda in tantissimi pezzi. Purtroppo, questo aspetto rende abbastanza irrealistico il gioco in queste circostanze e tutto va a cozzare con il realismo che invece caratterizza, come abbiamo visto, tantissimi altri aspetti.Restando in tema di difetti, purtroppo dobbiamo parlare anche di schema di gioco e di intelligenza artificiale. Si, proprio del tanto decantato schema di gioco. Insomma, è vero che ha fatto da traino per moltissimi giochi che lo hanno adottato in pieno negli ultimi anni, ma è anche vero che la nuova impostazione, molto più ragionata, lo rende talvolta frustrante. Infatti, molto spesso capita di pianificare tutto con calma e di appropinquarsi per attaccare l’avversario. Tuttavia, visto che basta un singolo colpo con le armi più potenti per stendere un soldato nemico, è molto facile, anche se prese le giuste precauzioni, morire. Questo comporta il dover ritornare al punto di controllo più vicino e a ripetere paro paro tutte le manovre di avvicinamento all’avversario. Insomma, tutto ciò mi ha reso molte partite frustranti. Invece, per quello che riguarda il gioco in single player i problemi si devono annoverare soprattutto per quello che riguarda l’intelligenza artificiale. E’ vero che Battlefield Vietnam è un gioco da giocare quasi unicamente su Internet, ma è anche vero che la modalità single player comprende ben 14 mappe e che comunque può catturare l’attenzione di molti giocatori. Dicevamo, quindi, che l’intelligenza artificiale è molto scadente, quasi da rendere impossibile il gioco in single player. Spessissimo capita che i soldati gestiti dalla CPU si blocchino e non sappiano più come procedere, in una parola restano fermi ed immobili. Non capita sempre ovviamente, ma diciamo che in una partita può succedere che una o due volte uno dei soldati gestiti dall’intelligenza artificiale non si muova. A parte questo, non mancano altri piccoli problemi più classici soprattutto per quello che riguarda la cooperazione tra i diversi bot.

Grafica: quante novità rispetto a Battlefield 1942? Il motore grafico di Battlefield Vietnam è identico a quello di Battlefield 1942. Questo da un lato provoca la sensazione di rivedere qualcosa di già visto, dall’altro assicura le tante feature che questo motore metteva a disposizione. Tra le novità più interessanti adesso ritroviamo l’uso di spazi aperti di grandissime dimensioni, l’uso degli effetti grafici delle schede video di ultima generazione come pixel e vertex shader e la presenza di tanti effetti particellari come il fumo scaturito dalle esplosioni o quello generato dalle granate fumogene. Il numero di poligoni, inoltre, ci sembra aumentato andando a formare dettagliatissimi modelli per quello che riguarda i veicoli e i vari soldati in campo. Tuttavia, ci sono anche degli aspetti negativi. Primo dei quali va riscontrato nelle texture, queste infatti appaiono come estremamente sgranate, cosa che si nota soprattutto con gli sfondi della varie mappe quali possono essere le montagne in lontananza o il cielo. Ci dobbiamo lamentare anche delle animazioni, le quali rendono veramente goffa la maggior parte dei movimenti dei vari soldati e poco realistiche le esplosioni dei mezzi. A tutto questo dobbiamo aggiungere la pesantezza che comunque il motore dei due Battlefield fa registrare. E’ infatti praticamente impossibile giocare con 63 bot contemporaneamente se non a patto di tollerare swap prolungatissimi del nostro povero hard disk e, quindi, conseguenti perdite di frame. A parte questo il motore sembra non digerire i grandi spazi aperti che, pertanto, richiedono una grossa quantità di calcoli alla nostra CPU. Per il resto, la grafica è molto fluida in condizioni normali e, quindi, con mappe non grandissime e senza o con pochi bot. Passando all’audio, dobbiamo certamente tornare negli aspetti positivi di Battlefield Vietnam. Le musiche caratterizzano, infatti, benissimo il periodo che i ragazzi della Digital Illusions hanno voluto ricostruire. Il gioco è pieno di quei motivi rock anni ’60-’70 che hanno fatto la storia della musica moderna e che sono senz’altro stampati nell’immaginario collettivo degli appassionati di musica. Passando agli effetti sonori, per quanto questi siano moltissimi e presenti anche quando i proiettili incontrano le varie carenature metalliche dei veicoli o quando gli stessi mezzi sfrecciano a sostenute velocità, bisogna dire che qui si fa un passo indietro. Infatti, molti di questi non hanno una qualità sonora molto elevata. Soprattutto l’M16 e il Kalashnikov ci hanno leggermente deluso da questo punto di vista, essendo in altri giochi senz’altro meglio ricostruito. Tuttavia, il sonoro di Battlefield Vietnam resta senza dubbio il migliore aspetto dell’intera produzione. Concludiamo la nostra recensione dicendo che il gioco è commercializzato in Italia in una versione completamente localizzata nel nostro idioma per quanto riguarda i testi, mentre il parlato resta in inglese e in vietnamita, ma ovviamente sarebbe stata una blasfemia tradurre le voci originali dei soldati.

HARDWARE

Requisiti minimi:
Pentium III 933 Mhz o equivalente, 256 MB RAM, scheda video con almeno 64 MB di RAM, scheda audio Windows compatibile, 2 GB di spazio libero su hard disk.

Requisiti consigliati: Pentium IV 2 Ghz o equivalente, 512 MB RAM, scheda video con almeno 128 MB di RAM, scheda audio Windows compatibile, 2 GB di spazio libero su hard disk.

Sistema di prova: Pentium 4 2,8 Ghz, 512 MB RAM, GeForce 4 Ti 4200, scheda audio Hercules Game Theater XP.

MULTIPLAYER

Come abbiamo spiegato nella recensione, Battlefield Vietnam è quasi interamente basato sul gioco in multiplayer. E’ possibile giocare fino in 64 contemporaneamente su una singola mappa. Il gioco è dotato di un ottimo browser per la ricerca dei server di gioco ed è supportato dal servizio GameSpy Arcade.

– Coinvolgente ambientazione

– Mappe molto ben strutturate

– Gli elementi stealth diversificano il gameplay rispetto al predecessore

– Schema di gioco a luci ed ombre

– Intelligenza artificiale molto scadente

– Pesante in termini di requisiti hardware

– Unreal Tournament 2004 è già disponibile

7.7

Battlefield Vietnam conferma sicuramente quanto di buono aveva fatto vedere il suo predecessore. Resta, pertanto, una delle migliori soluzioni in campo di shooter 3D da giocare online grazie al divertimento che riesce ad offrire e alla varietà che il suo gameplay propone. Tuttavia, dobbiamo annoverare diversi difetti che non rendono certamente perfetto il lavoro di Digital Illusions. Il primo è da ricercare nella frustrazione che lo schema di gioco provoca a causa della miscelazione di elementi stealth con uno schema di gioco assolutamente più adatto alla frenesia e alla velocità (vedi Unreal Tournament 2004). Inoltre, dobbiamo aggiungere che, così come il suo predecessore, Battlefield Vietnam richiede un computer potente soprattutto per quel che riguarda CPU e RAM e che la modalità single player è stata leggermente peggiorata. Quest’ultimo problema nasce dal fatto che, come abbiamo spiegato in sede di recensione, l’intelligenza artificiale è veramente molto scadente. D’altra parte l’esperienza di gioco che Battlefield Vietnam regala ai suoi giocatori è ai massimi livelli grazie al coinvolgimento che l’ambientazione del Vietnam riesce a dare e grazie ad un’ottima strutturazione delle mappe, le quali alternano luoghi veramente molto diversificati tra loro anche in una stessa mappa. Insomma, Battlefield Vietnam è comunque un acquisto consigliatissimo per gli appassionati del gioco online e, soprattutto, per chi ha amato il suo predecessore. Certo, però, che pensando ad Unreal Tournament 2004 anche loro potrebbero avere qualche titubanza…

Voto Recensione di Battlefield Vietnam - Recensione


7.7