Oggigiorno, quando ogni tripla A sembra voler sfondare la barriera degli 80 dollari, la scelta di Team Cherry di lanciare Hollow Knight: Silksong a soli 20 dollari è stata percepita come un piccolo miracolo.
Anzi, più che un miracolo: una provocazione. Perché i fan non solo hanno applaudito, ma hanno persino iniziato a sostenere che il gioco fosse “troppo economico”.
I numeri parlano da soli: in meno di 24 ore dall’uscita, Silksong ha superato i 500mila giocatori simultanei su Steam, mandando in tilt i server e consacrandosi come il titolo indipendente più imponente del 2025.
Una fiammata che raramente si vede al di fuori del mainstream, e che ha reso evidente come l’amore dei giocatori possa trasformarsi in slancio collettivo quando un’opera parla direttamente alla loro passione.
Ma il cuore della questione sta proprio nel prezzo: 20 dollari oggi suonano quasi anacronistici, in un’industria che ha normalizzato rincari e microtransazioni. Alcuni utenti, tra il serio e il faceto, hanno chiesto a Team Cherry di alzare la cifra a 30 o 40 dollari “per dare il giusto valore al gioco”. Altri hanno ringraziato, riconoscendo quanto sia diventato difficile acquistare titoli al day one in tempi di inflazione galoppante.
C’è un paradosso in tutto questo: mentre i grandi publisher spremono i giocatori fino all’ultimo centesimo, un piccolo studio australiano è riuscito a conquistare il mercato con la strategia opposta, trasformando un gesto di fiducia – fissare un prezzo accessibile – in un’arma potentissima di marketing e di reputazione.
Non è un caso se in rete molti sostengono che Silksong rappresenti oggi non solo un videogioco attesissimo, ma anche una lezione di etica commerciale all’industria tutta.
Alla fine, la questione non è se Silksong valga più di 20 dollari (la maggior parte concorda di sì), ma cosa significhi per i giocatori sentirsi trattati con rispetto. Forse la vera rivoluzione non è nei poteri di Hornet o nelle mappe da esplorare, ma nel fatto che un team indipendente ci ricordi che un videogioco può costare meno di una pizza e, nonostante tutto, cambiare il modo in cui percepiamo l’intero medium.
E se vi va, ho parlato della questione del prezzo dei giochi in relazione alla loro qualità in un recente SpazioGames Original!