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Recensione

BRAWL

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Avatar di Redazione SpazioGames

a cura di Redazione SpazioGames

Pubblicato il 11/05/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6.5

A cura di Andrea (Erik369) Paone
Il fallimento è l’origine del successo. Non si tratta solamente di un proverbio giapponese, ma di un vero e proprio insegnamento di vita, sul quale tutti noi, almeno una volta, abbiamo dovuto riflettere. Il fallimento è ciò che spinge l’uomo a migliorarsi, trascendendo i limiti  che la mente inconsciamente si pone, per raggiungere quel risultato tanto agognato. Il Team Bloober conosce molto bene le conseguenze dell’insuccesso, concretizzato emblematicamente dal loro primo titolo sviluppato per la console ammiraglia Sony di ottava generazione, Basement Crawl. Parliamo di uno strategico fortemente ispirato al celebre Bomberman, del quale assume tutte le caratteristiche base, differenziandosi da esso principalmente per le tinte disturbanti che il prodotto assume nel design di personaggi e ambientazioni. Il titolo risultò essere un fallimento totale a causa dei suoi numerosi difetti, come l’assenza di un tutorial che spiegasse le dinamiche di gioco, la pochezza dei contenuti sia nel singleplayer (praticamente inesistente), che nel multiplayer, compromesso ulteriormente da un matchmaking scabroso. Gli sviluppatori polacchi erano ben consci della qualità di Basament Crawl, e già a pochi mesi dalla sua uscita annunciarono di star lavorando ad una corposa patch che avrebbe modificato profondamente il loro prodotto. Le operazioni di recupero assunsero proporzioni sempre più grandi, fino a decretare la realizzazione di un gioco totalmente nuovo, dal titolo Brawl, che avrebbe dovuto rappresentare ciò che doveva essere Basament Crawl fin dal principio. Il Team Bloober sarà dunque riuscito a trarre un insegnamento dalle esperienze passate?  
Destino avverso
Fin dal primo istante ci si rende conto di quanto Brawl sia profondamente legato al suo sfortunato predecessore, configurandosi non come un semplice sequel, ma come una vera e propria incarnazione di quest’ultimo. Ci troviamo ancora una volta alla presenza di meccaniche riconducibili al classico Bomberman, con l’aggiunta della caratteristica atmosfera horror. Il fulcro del gioco consiste nello sconfiggere i nemici tramite l’utilizzo di  apposite bombe all’interno di una griglia, più o meno articolata, con una visuale impostata dall’alto. Tali premesse, inizialmente estremamente semplici, si arricchiscono progressivamente tramite l’introduzione di variabili come le diverse tipologie di modalità, la presenza di power up che modificano l’efficacia delle bombe, e la possibilità di scegliere  diversi personaggi, ognuno in possesso di poteri unici.
L’atmosfera horror di cui si fregia il titolo è riscontrabile principalmente nella modalità storia, giocabile esclusivamente in singolo. Il setting in cui si svolge quest’ultima è piuttosto semplice, ma non per questo meno inquietante: esiste un luogo, chiamato l’Emporio, che ha la fama di far avverare i desideri dei suoi visitatori, qualunque essi siano. Molti sono coloro che si sono addentrati nelle buie sale dell’Emporio, ma nessuno di essi ha mai fatto ritorno, forse uccisi o ancora peggio resi prigionieri in eterno dalla potente entità che vi risiede. Solo i più disperati si recano all’Emporio, coloro che hanno già perso tutto e a cui non importa perdere anche la propria miserevole vita, nella speranza di ottenere ciò che è stato loro strappato via. Ci troviamo così a percorrere le vicende di otto personaggi (di cui quattro sbloccabili tramite l’avanzamento nella modalità), che si sviluppano attraverso una breve sequenza di livelli, terminante con la realizzazione del loro desiderio, spesso seguito da conseguenze macabre e nefaste. La narrazione è affidata ad intermezzi animati di pregevole fattura e all’eccezionale voce narrante di Erik Braa (doppiatore di alcuni personaggi della serie The Walking Dead di Telltale), che assume i panni dell’entità a capo dell’Emporio, un essere crudele e ingannevole, che come un burattinaio manovra i suoi folli e disperati prigionieri. Questi poveri individui derivano dalla tradizione più classica del genere horror, andando a comporre un roster eterogeneo ma sempre verosimile con l’ambientazione. Alcuni personaggi sono più riusciti di altri, con un background capace di inquietarvi profondamente, arrivando ad avere compassione di loro, nonostante siano tutti colpevoli di crimini atroci. Bambine cieche ed orfane, spinte ad uccidere dalla presenza malvagia all’interno del suo unico amico di peluche, vecchi timorosi della morte, la cui anima è stata imprigionata per l’eternità in un fantoccio per i crash test, donne dal volto sfigurato, una volta attraenti e famose; questi sono solo alcuni esempi della decadente varietà di individui a nostra disposizione. 
Ogni personaggio trova un ruolo univoco anche all’interno delle meccaniche di gioco, avendo a disposizione due poteri speciali dagli effetti estremamente diversi, che modificano sensibilmente lo stile di gioco da adottare. Anche in questo caso alcuni poteri sono più efficaci di altri, soprattutto poiché più facili da padroneggiare, ma ogni personaggio risulta ugualmente letale se si è in grado di utilizzarlo al meglio. Per imparare tutto questo la modalità storia stessa è stata pensata per essere un tutorial, la cui difficoltà però è tutt’altro che abbordabile, soprattutto a causa di una IA estremamente dinamica e aggressiva, in grado di utilizzare bombe e poteri efficacemente. Questa bizzarra dicotomia può scaturire da una parte nella frustrazione dovuta a numerosi fallimenti consecutivi, con conseguente abbandono, mentre dall’altra spinge il giocatore a ritentare ad oltranza, rendendo chiunque sia in grado di superare tale difficoltà più che pronto per affrontare le modalità multiplayer, dove le meccaniche di gameplay si esprimono al meglio. 
A distanza ravvicinata
Nonostante la componente singleplayer offra una discreta dose di intrattenimento, la modalità più divertente rimane senza dubbio quella multiplayer, dove le meccaniche adottate da Brawl trovano il riscontro più adeguato. Anche sotto questo punto di vista però ci troviamo davanti ad una situazione a dir poco controversa e decisamente in controtendenza rispetto agli standard odierni, che vedono il lento ma inesorabile declino del multigiocatore in locale, a favore di quello esclusivamente online. Entrambe le componenti multiplayer sono limitate ad un massimo di quattro giocatori, ma differiscono profondamente nelle modalità disponibili. 
Quella in locale ne possiede un numero estremamente vario, spaziando fra la classica, la battle royal, il duello 1vs1 e le più peculiari modalità sumo e dominio cromatico. La prima è incentrata nel buttare gli avversari fuori dalla mappa, utilizzando bombe, poteri speciali e potenziamenti unici. La seconda prevede l’uso dei classici ordigni esplosivi per colorare la mappa il più possibile del proprio colore. A queste si aggiunge anche la tipologia sfida, divisa nelle modalità Orda, dove si susseguono gruppi di nemici sempre più numerosi e Pecora, nella quale i giocatori dovranno proteggere un gregge di ovini dagli assalti dell’IA. Tutta questa varietà contribuisce a rendere Brawl come una delle esperienze più divertenti e spassose se giocata in compagnia di uno o più amici sullo stesso divano. Di tutt’altro avviso risulta essere il multiplayer online, castrato non solo dalla disponibilità delle sole modalità duello e battle royal, ma vittima di un matchmaking lento e inaffidabile, che unito al numero ridotto di giocatori attuali, ci ha reso incredibilmente arduo anche solo giocare una singola partita. Tutto ciò è un vero peccato considerato quanto il titolo del Team Bloober avrebbe giovato dall’implementazione di una componente online quantomeno pari a quella disponibile per il locale.
Tecnicamente Brawl dimostra la sua natura di titolo a basso budget, con una veste grafica in cel-shading poco più che minimale, sia nelle ambientazioni che nei modelli poligonali di personaggi e nemici. Nonostante una buona reattività dei comandi, il gioco è affetto da cali di frame rate nelle situazioni più concitate, cosa piuttosto fastidiosa in un titolo dove il tempismo e la fluidità sono essenziali. Decisamente migliore è il comparto artistico, enfatizzato soprattutto dal design dei personaggi e dalle piacevoli transizioni animate che punteggiano la modalità storia. Meno ispirate le mappe di gioco, presenti in buon numero, ma fin troppo simili fra loro sia nell’estetica che nell’effettiva conformazione. La componente sonora del titolo prevede un numero di tracce esiguo ma di buona qualità, una resa degli effetti sonori apprezzabile e il già citato eccezionale doppiaggio del narratore, unicamente in inglese. A tal proposito tutti i testi di Brawl sono tradotti interamente in italiano, ma i sottotitoli lasciano spesso a desiderare, a causa di lettere mancanti o dell’errata  sincronizzazione con il doppiaggio stesso. Ottima invece la longevità che con tutte le modalità proposte vi terrà incollati allo schermo per parecchio tempo, grazie anche ad un sistema di reward che prevede il raggiungimento di una vasta gamma di achievement, tramite i quali potrete ottenere artwork e modelli 3D.

-Vasto numero di modalità e personaggi

– Comparto artistico e sonoro di pregevole fattura

– La modalità storia è un tutorial perfetto…

– Componente multiplayer online disastrosa

– Saltuari cali di frame rate

– …a patto che riusciate a superarne l’elevata difficoltà

6.5

Il Team Bloober ha dato dimostrazione di saper imparare dai propri errori, maturando una consapevolezza manifestatasi nella reincarnazione di Basament Crawl. Brawl corregge molti dei gravissimi problemi che affliggevano il suo predecessore, ma purtroppo ne mantiene altri, compromettendo in parte quello poteva essere un riscatto totale agli occhi del pubblico. Una componente multiplayer online fallimentare fa da contraltare al vasto numero di modalità disponibili per il multigiocatore in locale, che risulta essere il modo migliore per intraprendere l’esperienza offerta da Brawl. Una storia minimale ma intrigante, l’eccezionale doppiaggio del narratore e la possibilità di provare ogni modalità presente in singolo, sono certamente delle aggiunte interessanti, ma che potrebbero stancarvi in poco tempo se contestualizzate unicamente in un’ottica di gioco solitaria. Agli amanti del genere consigliamo dunque di dare una possibilità a Brawl, a patto che abbiate uno o più amici con cui giocare sullo stesso divano.

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