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Recensione

Ashes of the Singularity: Escalation

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 16/11/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Inutile girarci attorno, Ashes of the Singularity fu più di una mezza delusione: quando approdò su Steam lo scorso fine marzo ci si accorse che le molte aspettative sullo strategico futuristico sviluppato da Oxide Games e Stardock Entertainment erano state disilluse e che il titolo non era riuscito a compiere il passo definitivo da benchmark grafico a gioco completo a 360 gradi. Nonostante la freddezza dei fan, il progetto non è mai stato abbandonato ed è anzi il supporto del team di sviluppo è sempre stato costante e così, a distanza di circa sette mesi, arriva sul mercato una versione potenziata di Ashes of the Singularity, chiamata Ashes of the Singularity: Escalation, che per comodità di lettura chiameremo solo Escalation nel prosieguo dell’articolo. 
Dopo la crisi, le cose non possono che migliorare
Prima di iniziare con la disamina delle novità, delle migliorie e delle falle non tappate, facciamo chiarezza sulla commercializzazione di questa espansione standalone, nata non tanto come continuazione del primo capitolo ma come titolo che va a sostituirsi in tutto e per tutto ad Ashes of the Singularity. Proprio per questo motivo, se possedete il titolo originale e avete voglia di cimentarvi con le immense battaglie strategiche di Escalation, il prezzo di quest’ultimo sarà per voi scontato del 50%, venendo così a costare 19,99€, al posto di 39,99€. La mossa ci sembra più che corretta e se non altro evidenzia l’onestà intellettuale di Stardock Entertainment, rea consapevole del proprio precedente passo falso. Ma perché continuiamo a ribadire la debolezza di Ashes of the Singularity? In primis, per chi non ne fosse al corrente, la campagna del titolo in questione, per ammissione dello stesso Brad Wardell – CEO di Stardock Entertainment – venne inserita solo a fine a sviluppo, come uno di quei compiti che ti ritrovi costretto a fare, ma che fai senza molto impegno e controvoglia. Il risultato fu una serie di missioni piatte, un livello di difficoltà totalmente sballato ed una narrativa priva di spunti: in un futuro lontano, la razza umana – chiamata post-human Coalition – è riuscita ad oltrepassare i suoi limiti fisici e a creare delle connessioni neurali con alcune strutture presenti sui pianeti. Senza una precisa motivazione, queste connessioni vengono attaccate dalla fazione nemica, i Substrate e da lì inizia la classica lotta per la salvezza, ma di momenti epici à la StarCraft nemmeno la lontana ombra. Escalation cerca dunque di ridare alla modalità singleplayer la dignità che si merita e lo fa mettendo accanto ad Imminent Crisis – la prima campagna che ritorna anche in questa espansione – due nuove esperienze di gioco, chiamate Memories e per l’appunto Escalation, le quali riprendono le vicende della post-human Coalition e di Haleena, l’IA benevola che, schierata al fianco degli umani, deve affrontare assieme a questi ultimi delle nuove minacce ancora più pericolose nelle oltre 14 missioni che compongono complessivamente Memories ed Escalation. Rispetto al passato, i miglioramenti sono fin da subito evidenti, emerge una maggiore cura, ravvisabile ad esempio nei ritratti dei personaggi – finalmente con un volto – e nel doppiaggio, non più robotico e sempre monotono: questi piccoli accorgimenti riescono a dare alle vicende narrate una certa importanza e dignità, ma nonostante questo siamo ancora lontani anche da quanto recentemente proposto da Homeworld: Desert of Kharak. Anche le missioni in sé hanno fatto un passo in avanti e presentano una serie di obiettivi più strutturati che non si riducono più esclusivamente alla distruzione della base nemica o alla strenua difesa delle proprie strutture, ma evolvono e cambiano mentre si avanza nella campagna, con nuove meccaniche ed unità che vengono mano a mano introdotte. Non tutto però è andato per il verso giusto e anche nelle nuove campagne proposte da Escalation pesa come un macigno lo sbilanciamento del livello di difficoltà, con missioni che scorrono via facilmente e che vengono completate in una manciata di minuti, mentre altre – anche a livello di difficoltà facile o molto facile – si rivelano degli ostacoli praticamente impossibili da superare, con una IA che riesce a sfornare decine e centinaia di unità, in grado di soverchiare le forze a vostra disposizione. 
Passi avanti quantitativi e qualitativi
Escalation espande però le armi utili per difendersi da quello che prima rappresentava inevitabilmente una sconfitta, grazie ad una serie di nuove unità e di strutture difensive che, non solo ampliano in senso quantitativo il numero di navi e carri a disposizione, ma danno molte più chiavi di lettura strategiche ai duelli. Precedentemente, anche le tattiche a testuggine ultra-conservative non davano molti frutti e l’installazione di innumerevoli torrette difensive poteva rivelarsi una mossa vana, dato che queste ultime venivano spazzate via in un batter d’occhio. Ora invece, grazie ai nuovi upgrade, questi sistemi di difesa risultano molto più efficaci e permettono dunque di impiegare tutta la forza d’urto per una manovra offensiva, evitando così di dover presidiare la base con svariate truppe. Fra le nuove unità a disposizione della post-human Coalition dei Substrate spiccano inoltre gli inediti mezzi volanti pesanti, in grado di riversare un pesante fuoco sulle strutture nemiche ma, per via delle già citate nuove barriere difensive, anche questi bestioni non sbilanciano affatto il gameplay e possono essere contrastati efficacemente. A nostro parere, come importanza, le nuove navi e aerei d’attacco vengono però messi in secondo piano da altre tipologie di unità presenti in Escalation. I sabotatori e gli harvester aggiungono infatti un inedito lato stealth al gameplay: i primi sono deboli e poco resistenti, ma possono essere evocati dietro le linee nemiche e approfittare delle scarse difese per infliggere pesanti danni, mentre i secondi si piazzano al di sopra dei nodi energetici sparsi per la mappa e, se non intercettati, sono capaci di rubare una cospicua quantità di risorse. Parlando proprio di queste ultime, ed in particolar modo del Quanta, questa risorsa assume ora maggiore importanza e non solo garantisce svariati potenziamenti per gli attacchi, per le difese o per i punti vita delle unità, ma viene impiegata per attivare alcune abilità speciali rivelatesi molto utili nei momenti più concitati, come l’arruolamento istantaneo dei già introdotti sabotatori, la costruzione di torrette difensive e gli attacchi orbitali. Infine, Escalation porta in dote un evidente restyling per alcune unità, come i Brute, che prima altro non erano che degli anonimi cubi sospesi a mezz’aria: nonostante i miglioramenti ci siano stati, il design delle frigate, degli incrociatori e degli altri veicoli rimane purtroppo ancora abbastanza piatto e privo di personalità e nel complesso le somiglianze fra i vari mezzi rimangono ancora troppo evidenti. 
Va’ dove ti porta il cuore… O dove vuoi te.
Pur nei suoi molti difetti, Ashes of the Singularity aveva il merito di mostrare battaglie dove, allo stesso tempo, venivano coinvolte centinaia se non migliaia di unità su una mappa dalla vastissima estensione, la quale si riempiva di raggi, fuochi ed esplosioni, creando così un gioco di luci veramente spettacolare. Escalation riesce a migliorare questo aspetto e a dare ancora di più l’idea di essere alla guida di una vasto esercito sci-fi: il merito va principalmente al nuovo zoom strategico, con una telecamera che permette un’ampia visione sul terreno di gioco e che ricorda da molto vicino quanto presentato dagli apprezzatissimi Supreme Commander e Sin of the Solar Empire. Le implicazioni tattiche sono molteplici e l’organizzazione di un attacco su vasta scala risulta ora molto più semplice, in teoria. Le problematiche di pathifinding che affliggevano l’IA in Ashes of the Singularity ricompaiono senza sensibili differenze anche in Escalation e tra frigate che si perdono fra i canyon delle mappe, incrociatori che subiscono il fuoco nemico senza battere ciglio ed aerei che vengono abbattuti solo perché nelle loro ricognizioni – che avvengono senza che nessuno le richieda – finiscono nel raggio dei sistemi difensivi avversari, la frustrazione sale velocemente. L’idea di guidare un vasto dispiegamento di forze, dove diventa indispensabile l’utilizzo delle macro, in cui si devono mandare in prima linea i mezzi di esplorazione, di disturbo e sacrificabili, seguiti poi dai mastodontici dreadnought, tutta la tattica impiegata per imbastire un piano d’attacco degno di questo nome va rapidamente in rovina quando le unità iniziano seguire percorsi mai indicati o a non rispondere correttamente alle indicazioni. 
Graficamente parlando, Escalation non si può invece discutere, l’implementazione delle DX12 riesce come nel passato a garantire un vero e proprio spettacolo per gli occhi, il motore di gioco – il Nitrous Engine – gestisce un’infinità di unità allo stesso tempo, non mostrando quasi mai il fianco a cali di frame rate o a rallentamenti. Infine, nel caso in cui non abbiate apprezzato i ritmi lenti e compassati – fidatevi che alcune truppe sono davvero lente – di Ashes of the Singularity, non troverete in Escalation buone notizie per voi e se vi aspettate di trovarvi davanti un nuovo StarCraft, beh, avete sbagliato di grosso.

HARDWARE

Requisiti minimi:– Sistema operativo: 64-bit Windows 10 / 8.1 / 7 – Processore: Quad-core Intel / AMD Processor – Memoria: 6 GB di RAM – Scheda video: 2 GB GDDR5 NVidia GeForce 660 / AMD R7 360 or better – DirectX: Versione 11 – Rete: Connessione Internet a banda larga – Memoria: 27 GB di spazio disponibile – Scheda audio: DirectX Compatible Sound Card

Requisiti consigliati: – Sistema operativo: 64-bit Windows 10 – Processore: Intel Core i5 or Equivalent – Memoria: 16 GB di RAM – Scheda video: 4 GB GDDR5 NVidia GTX 970 / AMD R9 390 or better – DirectX: Versione 12 – Rete: Connessione Internet a banda larga – Memoria: 30 GB di spazio disponibile – Scheda audio: DirectX Compatible Sound Card

– Le nuove unità garantiscono più varietà al gameplay

– Lo zoom strategico è un validissimo alleato

– Graficamente, sempre, molto appagante

– Campagna singleplayer nettamente migliorata…

– … Ma certamente non rimarrà scolpita nella roccia

– Il restyling delle unità poteva fare di più

– Ancora qualche problema con il bilanciamento della difficoltà

– Il pathfindig rimane ancora la croce del gioco

7.5

Escalation è di certo passo avanti rispetto ad Ashes of the Singularity e l’impegno messo in campo da Stardock Entertainment ed Oxide Games restituisce un rts molto solido, che corregge molti degli errori del suo passato, presentando in primo luogo due nuove campagne degne di questo nome che, pur non brillando per fantasia o innovazione, restituiscono qualcosa in termini di narrativa e di varietà di missioni. Le nuove unità contribuiscono inoltre ad ampliare il ventaglio tattico, le difese sono più efficaci e lo zoom strategico permette una visione del campo di guerra molto più ampio, indispensabile per tenere d’occhio contemporaneamente gli angoli delle ancor più vaste mappe. Purtroppo, permangono ancora alcuni difetti, come un design delle navi e dei mezzi non molto ispirato, ma soprattutto una IA decisamente poco brillante, che vanifica molti piani d’attacco a causa di un errato calcolo dei percorsi delle truppe, che sovente finiscono per dirigersi da sé in luoghi presidiati da strutture nemiche o che semplicemente restano immobili sotto il fuoco avversario.

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