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Recensione

Alien Breed

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 17/02/2013 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Vent’anni fa li chiamavano Run and Gun e Shoot ’em up, termini che bene o male equivalgono al nostro sparatutto contemporaneo. Nei primi anni ’90 però non esisteva ancora la soggettiva di Doom, bensì il classico scrolling orizzontale da sinistra o destro e il cosiddetto top-down con visuale dall’alto. Alien Breed faceva parte proprio di questo secondo filone e quando uscì su Amiga nel 1991 venne acclamato come uno dei titoli dell’anno, sebbene allora la competizione fosse di altissimo livello. Merito di Team 17 era quello di aver unito un immaginario fanta-horror a la Alien con la struttura dei livelli labirintica di Gauntlet, senza dimenticare il gameplay cooperativo a due giocatori mutuato da Alien Syndrome. Ne uscì un classico tosto e impegnativo come era da regola a quei tempi che oggi, mesi dopo l’uscita su App Store e PSN, approda per la prima volta anche su Play Store per la felicità di tutti i retro-fan.
Singolo stick per sempre
Disponibile a 3,99 euro, Alien Breed per Android offre gli stessi contenuti già visti nelle recente riedizioni, anche se rispetto a PS Vita manca il multiplayer online. Per il resto abbiamo a disposizione i sei livelli del gioco originale, i dodici della Special Edition del 1992 e quattro ulteriori livelli realizzati per l’occasione, che si legano alla trama del gioco principale e ne rispecchiano fedelmente il tipo di ambientazione e l’atmosfera. Inoltre è possibile giocare sia in una versione con grafica a 16 bit, sonoro originale e singolo stick analogico, sia con la nuova versione, che si differenzia per un comparto audiovisivo più al passo con i tempi e per il doppio stick. La nostra prova è stata effettuata su un Galaxy Note II e pur con tutta la buona volontà la soluzione con i due stick ci è sembrata quella peggiore. Se infatti i controlli del movimento affidati all’icona sinistra non danno problemi, lo stick destro per fare fuoco è davvero scomodo; un tocco anche leggerissimo fa subito partire una scarica di proiettili (e le munizioni sono sempre poche), per non parlare della difficoltà nel direzionare la mira con il movimento a 360 gradi. Invece la soluzione originaria affidata a uno stick per muoversi e girarsi e a una seconda icona per fare fuoco è la più intelligente e pratica, sebbene anche in questo caso la sensibilità del tocco sia troppo elevata e si sprecano davvero troppi proiettili inutilmente.
Il respawn infinito degli alieni
Il cuore di un titolo come Alien Breed è infatti la ricerca di oggetti sparsi per i livelli; non solo munizioni (se si rimane senza, addio!), ma anche denaro, medikit (altra risorse fondamentale) e soprattutto chiavi. Queste servono infatti per aprire le decine di passaggi presenti in ogni livello e, se rimanete senza chiavi perchè magari le avete sprecate per accedere a una stanza secondaria, scordatevi di proseguire. Per uscire da un livello, bisogna infatti tenere a mente quali sono le porte principali e quindi la conoscenza della mappa risulta fondamentale. Questo approccio, unito alla grande quantità di nemici che respawnano continuamente e alla scarsità di munizioni e medikit, aveva reso la versione originale su Amiga qualcosa di molto simile a un survival-shooter, con tanto di mappa disegnata a mano per seguire il giusto percorso e solo alcuni punti-shop dove spendere il denaro raccolto per acquistare munizioni, medikit e chiavi. In questa versione invece, aggiornata agli odierni gusti del pubblico, molto di quel sapore hardcore originario è svanito. 
Missione compiuta anche su Android
Non solo infatti l’acquisto degli oggetti in-game può avvenire in qualsiasi momento, ma grazie agli acquisti in app con denaro vero si possono comprare senza spendere un patrimonio decine di chiavi e tutte le armi e le munizioni che vogliamo. Una tentazione a cui è difficile resistere e che inevitabilmente, se utilizzata troppo spesso, rovina completamente il senso stesso del gioco. E’ altrettanto vero però che i gusti del pubblico cambiano e che quindi, per non rischiare di vendere il gioco solo a una piccola nicchia di utenti, tutte queste “facilitazioni” sono in fondo prevedibili e non del tutto disprezzabili, sempre se non se ne abusa in maniera eccessiva. Alla fine di tutto Alien Breed fa la sua bella figura anche su Android, costa circa la metà rispetto alla versione per PS Vita (che vanta però il multiplayer online) e assicura un’ottima longevità grazie ai nuovi livelli. Peccato solo per gli elementi grafici dell’interfaccia che a volte, anche per colpa dei nostri pollicioni, tendono a nascondere un po’ troppo alcune parti dello schermo, ma per il resto non possiamo che consigliare questo porting a tutti i nostalgici e a chi vuole provare per la prima volta un valido shooter 2D dei tempi che furono.

– Molti livelli e ottima longevità

– Conversione ben fatta

– Il gioco è invecchiato bene

– Controllo a doppio stick scomodo

– Non è più difficile come in passato

– Avremmo fatto volentieri a meno degli acquisti in app

8.0

Che dire di questa nuova versione di Alien Breed? Il classico per Amiga di Team 17 non è affatto invecchiato male ed è ancora divertente e adrenalinico, con in più i nuovi livelli e tutti gli abbellimenti grafici del caso che non hanno però stravolto il look originario. Abbiamo notato giusto qualche problema nel sistema a doppio stick e negli elementi dell’interfaccia che intralciano un po’ la vista, ma a parte questo e l’inevitabile abbassamento della difficoltà rispetto a 22 anni fa il gioco è ancora piacevole e per certi versi attuale.

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