CD Projekt Red vuole che The Witcher 4 sia molto più di una semplice evoluzione tecnica.
Dopo l’ottima impressione suscitata dalla tech demo in Unreal Engine 5 mostrata allo State of Unreal 2025, arrivano parole ancora più significative sul fronte della scrittura: nel sequel di The Witcher 3 non ci sarà spazio per le fetch quest, quelle missioni ripetitive e svuotate di significato che riempiono troppi open world moderni.
A dichiararlo è Philipp Weber, già quest director di Wild Hunt (che trovate su Amazon) e oggi narrative director del progetto. In un’intervista a GamesRadar, Weber è stato molto diretto: «Non facciamo fetch quest», ha detto senza mezzi termini, sottolineando come ogni missione debba far sentire il giocatore coinvolto, immerso, e soprattutto soddisfatto del tempo speso.
Lo studio polacco intende costruire le missioni secondarie con la stessa cura e profondità narrativa che ha reso leggendario The Witcher 3. «Una quest deve raccontare qualcosa, anche solo un dettaglio, ma deve valere la pena», spiega Weber.
Ed è una lezione che non arriva solo dal viaggio di Geralt, ma anche dalle difficoltà e dagli insegnamenti raccolti con Cyberpunk 2077, titolo che ha avuto un lancio difficile ma che, proprio grazie al lavoro post-lancio, ha ritrovato una sua dignità narrativa.
Per ora non c’è una data d’uscita, e anzi è probabile che The Witcher 4 finisca per debuttare direttamente sulla prossima generazione di console. CDPR ha confermato infatti che lo sviluppo sta seguendo un approccio “console-first”, un’indicazione chiara del lungo percorso ancora da compiere.
Eppure, tra le promesse di un sistema narrativo più maturo e la volontà di evitare ogni forma di contenuto “tanto per allungare”, è già possibile intravedere una direzione.
Se The Witcher 3 ha ridefinito il modo di raccontare storie nel contesto open world, The Witcher 4 sembra voler ribadire che, in questo mestiere, l’esperienza si vede nei dettagli. E nel coraggio di dire addio a ciò che non serve più.