Konami ha confermato ufficialmente che Silent Hill f, il prossimo capitolo della storica saga horror, sarà del tutto indipendente dagli altri titoli della serie.
In un post sull’account giapponese ufficiale di Silent Hill (via Gamesradar+), la compagnia ha dichiarato:
«Si tratta di un’opera completamente nuova e indipendente dalla serie. Anche chi non ha mai giocato un Silent Hill potrà divertirsi.»
Una mossa che, a ben vedere, ha perfettamente senso: Silent Hill f rompe già diversi schemi rispetto alla formula classica, a partire dall’ambientazione.
Invece della solita cittadina nebbiosa americana, stavolta ci troviamo nel Giappone degli anni ’60, tra elementi folkloristici e un’estetica che mescola body horror e bellezza decadente.
Il gioco, sviluppato con la supervisione di Ryūkishi07 (Higurashi, Umineko), promette una narrazione surreale e disturbante, lontana dalle connessioni dirette con Alessa, James Sunderland o la mitologia tradizionale della serie.
In realtà, Silent Hill è da sempre una saga composta da storie quasi autoconclusive: fatta eccezione per il primo e il terzo capitolo (legati direttamente), ogni titolo propone personaggi e contesti diversi.
Persino capolavori come Silent Hill 2 (e nel remake che trovate su Amazon) possono essere fruiti senza conoscere nulla del resto della serie.
Tuttavia, Konami sta chiaramente cercando di rilanciare il brand presso un nuovo pubblico, soprattutto considerando quanto l’horror giapponese stia tornando in auge.
L’etichetta "indipendente" serve quindi a rassicurare i curiosi: potete iniziare da qui, anche se non avete mai toccato un titolo precedente.
Certo, chi spera in una passeggiata nel parco si prepari: Silent Hill f promette di essere disturbante come (se non più di) molti predecessori. Tra volti smembrati, gabbie ardenti e interiora servite su vassoi, il gioco non lesinerà sullo shock visivo. Konami stessa ha diffuso un disclaimer:
Che siate veterani del nebbioso incubo o novizi curiosi, Silent Hill f sembra progettato per rinnovare le fondamenta della saga, puntando su un’identità marcatamente giapponese e su un tono narrativo ancora più cupo e grottesco.