Era l’unico titolo davvero confermato prima dell’inizio dello State of Play, e non a caso ha aperto lo show: Saros si è finalmente mostrato con un lungo gameplay reveal che ha chiarito le sue ambizioni.
La somiglianza con Returnal, capolavoro di Housemarque, è stata immediata agli occhi di chiunque seguisse l’evento, tanto da sembrare quasi una dichiarazione d’intenti. Stessa impostazione visiva, stesso ritmo frenetico, medesima attenzione alla fluidità dei movimenti e alle arene ricche di proiettili da schivare.
La differenza, almeno per quanto emerso, sta nella nuova meccanica di assorbimento e riflessione dei colpi nemici: un sistema che non solo invita il giocatore a restare costantemente aggressivo, ma che apre la strada a strategie inedite, trasformando la difesa in un’arma offensiva.
È chiaro che gli sviluppatori non hanno voluto limitarsi a emulare Returnal, ma provare a rielaborarne la formula introducendo elementi che potrebbero ridefinire il genere.
Visivamente Saros colpisce: ambienti oscuri, architetture aliene e un comparto tecnico che sembra voler spingere la console verso i suoi limiti. L’impressione è che il titolo punti non soltanto all’adrenalina del combattimento, ma anche a un senso di esplorazione e mistero, con scenari che suggeriscono un mondo narrativo molto più complesso di quanto lasci intravedere il trailer.
Ma la vera sorpresa è stata l’annuncio della data d’uscita: 20 marzo 2026. Una mossa che trasmette sicurezza e che piazza il gioco in una finestra temporale ancora relativamente libera, lontana dai grandi blockbuster natalizi.
Se Returnal era stato l’esperimento audace capace di convincere critica e pubblico, Saros sembra voler raccogliere quel testimone e trasformarlo in un nuovo punto di riferimento. Ora resta da capire se riuscirà a imporsi come erede spirituale o se, al contrario, sarà costretto a vivere per sempre nell’ombra di un predecessore troppo ingombrante.