Sucker Punch Productions vuole sfruttare la propria esperienza per rendere Ghost of Yotei, una delle migliori esperienze open world possibili, rivendendo così alcune delle critiche più comuni del suo predecessore, ovvero Ghost of Tsushima.
A pochi giorni dal debutto dell'esclusiva PS5, prevista per il 2 ottobre 2025 (potete già prenotarlo in sconto su Amazon), i co-direttori Nate Fox e Jason Connell hanno svelato in un'intervista rilasciata ad Automaton come le critiche ricevute dal primo capitolo abbiano plasmato la visione del nuovo titolo.
Fox non nasconde l'affetto che il team nutre ancora per il loro precedente lavoro, ma riconosce apertamente le problematiche emerse nel corso degli anni: i feedback dei giocatori hanno evidenziato come alcuni elementi di gameplay risultassero eccessivamente ripetitivi, trasformando l'esplorazione in una serie di azioni meccaniche piuttosto che in un'avventura coinvolgente.
La questione più evidente riguardava proprio quei minigiochi che dovevano arricchire l'esperienza ma finivano per appesantirla:
«Tsushima presenta vari minigiochi, ma purtroppo alcuni di essi – specialmente quello in cui segui una volpe verso un santuario nascosto – non hanno molta varietà e finiscono per sembrare un lavoro».
Il ritmo dell'esplorazione e dei segmenti di minigioco rappresentava dunque un nodo critico che il team di sviluppo ha deciso di affrontare frontalmente per il nuovo progetto.
La rivoluzione dell'esplorazione dinamica
La risposta di Sucker Punch a queste criticità si concretizza in un approccio completamente rinnovato all'esperienza del mondo aperto: Ghost of Yotei introduce il concetto di esplorazione dinamica, dove ogni scoperta può portare a risultati diversificati che vanno oltre le aspettative del giocatore.
Fox ha chiarito che l'obiettivo è eliminare quella sensazione di déjà-vu che caratterizzava alcune sezioni del predecessore, sostituendola con un sistema che premia la curiosità con esperienze sempre nuove e sorprendenti.
L'ultimo approfondimento dello State of Play dedicato ha rivelato per esempio una delle innovazioni più significative: il sistema delle "Clue Card". Sebbene i dettagli completi non siano ancora stati divulgati, questa meccanica sembra progettata per tracciare le possibili avventure ramificate e guidare il giocatore attraverso la storia in modo personalizzato.
L'intenzione è chiara: creare un gioco di mondo aperto che permetta ai giocatori di plasmare le proprie esperienze secondo il loro stile di gioco preferito: una filosofia che si rifletterà anche nell'integrazione di nuove attività.
Troveremo per esempio la pittura Sumi-e in prima persona e un gioco di lancio di monete ispirato all'Ohajiki, un tradizionale passatempo per bambini giapponese, attingendo così alla cultura nipponica per creare meccaniche di gioco autentiche e coinvolgenti.
I co-direttori Fox e Connell hanno enfatizzato come il loro obiettivo sia quello di preservare ciò che ha funzionato nel primo capitolo, eliminando al contempo gli aspetti che hanno generato frustrazione nei giocatori.
L'obiettivo dunque non è stravolgere completamente la formula degli open world, ma raffinare e diversificare l'esperienza per renderla più coinvolgente e meno prevedibile possibile. Un approccio sicuramente ambizioso che, se sviluppato nel modo corretto, potrebbe rendere Ghost of Yotei un'esclusiva PlayStation particolarmente memorabile.
Per riuscire a migliorare il più possibile l'avventura principale, gli sviluppatori hanno ammesso di essersi ispirati ad altri capolavori open world, che hanno influenzato la loro nuova visione dei mondi aperti videoludici.
In ogni caso, la longevità complessiva dovrebbe essere in grado di soddisfare i fan del capitolo originale, dato che la durata non sarà troppo diversa da Ghost of Tsushima.