Attenzione: questa notizia contiene SPOILER. Vi sconsigliamo di leggerla se non avete completato il gioco trattato.
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain brilla grazie al suo gameplay. È un dato di fatto ed è abbastanza facile trovarsi d’accordo su questo. Ciò che però lascia perplessi, rispetto ai precedenti episodi della serie, è la sua componente narrativa, che non solo finisce con lo stridere pesantemente con gli episodi precedenti (come fa un medico a diventare capace quanto Big Boss con la semplice ipnosi? Se si poteva, perché avete dato vita a Les Enfantes Terribles? Dove diavolo è Eli? Dov’è il ceppo inglese? Perché io, il giocatore e la leggenda, vengo ucciso da Solid Snake a Outer Heaven? Perché Big Boss mi scatena contro suo figlio? E perché, visto che Venom Snake è uno spirito magnanimo al punto da risparmiare Huey, dovrebbe diventare il pazzoide scatenato del primo Metal Gear? E perché Metal Gear REX è meno articolato del Sahelanthropus, ventuno anni dopo? Chi è stato ad interagire con Fox, Naomi e Wolf, Big Boss o Venom? E come potrebbe mai una persona come Big Boss non voler riscattare i Militaires Sans Frontieres uccisi da Skull Face e i nove anni di coma vissuti, limitandosi a girare i tacchi e a lasciare il lavoro sporco ad un suo doppione? E che fine fanno in futuro le ricerche sugli avanzatissimi parassiti capaci di praticamente qualsiasi cosa? – sono solo i primi che ci sono venuti in mente, ndr), ma è pure visibilmente monca di alcune parti. La cosa ha ovviamente generato critiche, dibattiti e malcontenti che due mesi dopo la release continuano a trascinarsi tra tutti gli appassionati.
In Giappone, però, è ora disponibile il romanzo ufficiale di Metal Gear Solid V
, firmato da Hitori Nojima. A parte il sarcasmo che porta a chiedersi se anche il buon scrittore si sia, di punto in bianco, dimenticato dell’esistenza di Eli e di quella piccola cosa chiamata Sahelanthropus, la parte interessante è che il volume è accompagnato da un commento di Hideo Kojima, papà della serie.Come traduce un utente Reddit, passando dal giapponese all’inglese, Kojima avrebbe giustificato la quasi totale assenza di cutscene parlando del fatto che queste ultime “limitassero la libertà”, salvo poi aggiungere senza troppi giri di parole che “ogni serie deve avere la sua fine.”
“Non importa quanto sia popolare, prima o poi ogni serie finirà. Però, questo non è in alcun modo un addio. Anche se non puoi più toccarla, puoi continuare a sentire l’influenza di quella storia” ha spiegato il leggendario game designer. “La storia è un qualcosa senza forma. Da un punto di vista della fisica, se pensiamo che non c’è niente, allora non c’è nemmeno nulla che si possa perdere. Ma, fino a quando le storie e le leggende sono desiderate, continueranno ad esistere. La loro brillantezza non svanirà mai, rimarrà nel cuore di tutti. Non è sempre vero, che dire addio ad un eroe corrisponda ad un dolore fantasma.”La questione è stata trattata anche su Famitsu: “in MGSV abbiamo dato la storia, la leggenda, nelle mani del giocatore. È così che il giocatore diventa il Big Boss del Metal Gear su MSX2. Puoi giocare come vuoi, e costruire la tua Mother Base. Questo è il modo in cui voglio che i giocatori creino la loro storia, riflettendo su temi come “pace” e “guerra” come fossero Big Boss. Fino ad oggi, la saga Metal Gear è stata raccontata creando videogiochi, ma voglio che ognuno dei giocatori possa pensare ed arrivare alla propria leggenda di per sé.”Cosa pensate di queste dichiarazioni? Vi ricordiamo che Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è disponibile su PC, PS4
, PS3, Xbox 360 e Xbox One.
