Era lecito aspettarsi un assestamento dopo l'ultima ondata di licenziamenti di massa in Microsoft, ma il colosso di Redmond licenzierà altre svariate centinaia di persone.
L'ultima ondata di licenziamenti, annunciata questa settimana tramite una notifica WARN (Worker Adjustment and Retraining Notification), coinvolgerà 305 dipendenti nello stato di Washington, dove l'azienda ha il suo quartier generale (Windows Central).
Le notifiche WARN, obbligatorie per legge, hanno lo scopo di permettere ai lavoratori di prepararsi al licenziamento, cercando nuove opportunità di impiego o pianificando la transizione professionale. Questo sistema di allerta preventiva rappresenta una rete di sicurezza minima in un settore caratterizzato da rapidi cambiamenti e riorganizzazioni frequenti.
Washington, sede principale di Microsoft, ha subito l'impatto maggiore delle ultime due ondate di licenziamenti, con oltre 2.300 posizioni eliminate. Questo solleva interrogativi sul futuro dell'occupazione tecnologica nella regione, tradizionalmente considerata uno dei centri nevralgici dell'innovazione americana, e sulle strategie a lungo termine dell'azienda riguardo la distribuzione geografica della propria forza lavoro.
La particolarità di questa situazione risiede nel fatto che Microsoft, periodicamente tra le aziende di maggior valore al mondo, continua a ridurre il personale nonostante la sua solida posizione finanziaria.
I recenti tagli, seppur rappresentino meno dell'1% della forza lavoro totale (stimata in circa 228.000 dipendenti lo scorso anno), seguono una tendenza che sta caratterizzando l'intero settore tecnologico, sollevando interrogativi sulle reali motivazioni dietro queste decisioni.
Questa nuova riduzione arriva a poche settimane dalla precedente, ben più consistente, che aveva interessato quasi 2.000 lavoratori nella stessa area geografica, parte di un taglio globale di circa 6.000 posizioni.
Con questa ultima ondata di licenziamenti non sappiamo se e quanto siano state influenzate le divisioni Xbox, ma è indubbio che anche la branca dedicata al gaming subirà almeno uno scossone.
E pensare che, stando alle ultime rilevazioni, sembrava che il trend dei licenziamenti improvvisi e massicci potesse tornare indietro. Evidentemente non è davvero così.