I Battle Pass sono il futuro? In uno dei loro primi giochi i fan «non li acquistano»

I "Battle Pass" sono ormai diventati uno standard di monetizzazione accettato dagli utenti, ma sono davvero il futuro dei videogiochi?

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Dopo il progressivo abbandono delle lootbox da parte della maggior parte dei prodotti videoludici tripla-A presenti sul mercato, gli sviluppatori hanno deciso di sostituirli gradualmente con i "Battle Pass" stagionali, in grado di offrire contenuti aggiuntivi legati ai progressi dei giocatori.

Una pratica che sembrerebbe essere stata ormai sdoganata e accettata del tutto dai giocatori, al punto che perfino l'inclusione in titoli tripla-A come Street Fighter 6 (lo trovate su Amazon) e Diablo 4 non ha mai causato alcun tipo di polemica online.

Ma può davvero essere questo il futuro videoludico a lungo termine? Del resto, con così tante produzioni videoludiche disponibili — inclusi i titoli free-to-play — è difficile aspettarsi che i giocatori siano costantemente disposti a investire il proprio denaro su tutti i loro titoli.

Ed è proprio per questa ragione che fa riflettere molto la decisione di Valve con Dota 2, uno dei primissimi giochi che aveva scelto di adottare i Battle Pass, insieme a Fortnite e Rocket League, ma che oggi ha deciso di dir loro ufficialmente addio.

Come riportato da IGN.com, gli sviluppatori hanno infatti commentato la decisione di rimuovere questa meccanica di microtransazioni sottolineando che «la maggior parte dei giocatori non li acquistavano», evidenziando che, forse, i Battle Pass a pagamento non sono poi così popolari come credono molti utenti.

Nel caso specifico di Dota 2, gli sviluppatori hanno scelto di sperimentare e introdurre progressivamente sotto forma di aggiornamenti tutti i contenuti che avrebbero normalmente rilasciato con i Battle Pass, anche se non è ancora chiaro in che modo intendano monetizzare il tutto.

Se si considera che il free-to-play è stato, come anticipavamo in precedenza, uno dei primissimi giochi ad aver popolarizzato questa formula di monetizzazione — e tenendo in considerazione che è ancora oggi uno dei titoli più giocati su Steam — la scelta di dir loro addio non può che scatenare delle forti riflessioni.

Chissà che gli sviluppatori non decidano dunque di sperimentare ulteriormente in futuro, per provare a scoprire una formula di monetizzazione più efficace. Il futuro dei Battle Pass, insomma, potrebbe essere in forte discussione.

Del resto, se queste feature devono essere implementate come il celebre, per i motivi sbagliati, Battle Pass di Overwatch 2, forse sarebbe meglio non averli del tutto.

Se non altro, spesso i titoli tripla-A si limitano quantomeno a limitare le microtransazioni a contenuti cosmetici: è il caso di Diablo 4, anche se i prezzi non sono certamente economici.

A tal proposito, lo scorso marzo vi avevamo riportato un'interessante classifica con le microtransazioni più costose: i risultati finali potrebbero sorprendervi.