In un’epoca in cui i giochi tripla A sembrano richiedere budget sempre più folli, con cifre che talvolta superano quelle di un blockbuster hollywoodiano, Ghost of Yotei potrebbe rappresentare un’eccezione interessante.
In una recente intervista a GameFile, il boss di Sucker Punch, Brian Fleming, ha rivelato che il seguito di Ghost of Tsushima è stato sviluppato con un budget paragonabile a quello del primo capitolo.
Per dare un riferimento, sappiamo che Ghost of Tsushima costò circa 60 milioni di dollari: una cifra imponente, ma non fuori scala rispetto ad altri titoli open world dello stesso periodo. Oggi, nel 2025, i costi di sviluppo di produzioni come Starfield o GTA VI sfiorano e superano i 200 milioni, con marketing che raddoppia la spesa complessiva.
Il fatto che Ghost of Yotei si mantenga su un budget “ragionevole” non è solo un segnale di prudenza finanziaria, ma anche di progettazione intelligente.
Sucker Punch sembra aver trovato un equilibrio raro: investire abbastanza per garantire un titolo di altissima qualità, ma senza farsi risucchiare nella spirale dei costi insostenibili che sta mettendo in crisi molte software house.
Con un investimento simile al primo capitolo, ma un’IP ormai consolidata e un’utenza molto più vasta rispetto al 2020, le possibilità di rientrare rapidamente delle spese – e generare profitti – sono altissime.
In un mercato dove i colossi rischiano di crollare sotto il peso dei loro stessi progetti, Ghost of Yotei sembra voler dimostrare che si può fare un gioco ambizioso senza bruciare centinaia di milioni. Una vera e propria lezione di gestione, che forse altri publisher dovrebbero osservare con attenzione.
Nel mentre, il Game Director Nate Fox ha spiegato in un’intervista che la superficie di gioco sarà sostanzialmente invariata rispetto al primo capitolo. La vera rivoluzione arriverà però dalle nuove meccaniche di attraversamento, ora libere da molte delle limitazioni affrontate da Jin.