Hollow Knight: Silksong è arrivato e il pubblico lo ha accolto con entusiasmo. Il lancio ha mandato in crash persino lo store di Steam, con numeri da record e recensioni estremamente positive.
Eppure, insieme agli applausi, è arrivata anche una discussione sempre più accesa: il gioco è troppo difficile?
Su Reddit, Discord e Steam si moltiplicano i thread di giocatori frustrati, in particolare per colpa di un miniboss delle prime ore che sta dando filo da torcere a molti. Alcuni utenti accusano Team Cherry di aver “gonfiato artificialmente” la difficoltà, parlando di numeri e runback troppo punitivi che allungano il tempo di gioco senza vera soddisfazione.
Proprio per rispondere a queste polemiche, Ari Gibson e William Pellen di Team Cherry hanno affrontato l’argomento durante un evento presso l’ACMI, il museo nazionale australiano della cultura visiva.
Gibson ha spiegato che la difficoltà maggiore è una conseguenza naturale della protagonista: «Hornet è intrinsecamente più veloce e più abile del Cavaliere del primo gioco. Se avessimo lasciato gli stessi nemici, il gioco sarebbe stato troppo facile. Quindi abbiamo dovuto renderli più intelligenti, più complessi, in modo che rappresentassero una vera sfida.»
Questa scelta di design, insomma, non nasce da un desiderio di punire i giocatori ma dall’intenzione di costruire un mondo all’altezza delle nuove meccaniche. Hornet può muoversi agilmente, schivare, usare un arsenale di abilità avanzate: di conseguenza anche il livello base dei nemici è stato potenziato per stimolare la strategia e l’attenzione del giocatore.
È la stessa filosofia che aveva reso Hollow Knight un cult: un mondo ostile ma giusto, in cui ogni sconfitta serve a imparare qualcosa di nuovo. Silksong alza l’asticella, e questo inevitabilmente divide la community. Ma forse è proprio qui che si nasconde il suo fascino.
Nel mentre, avete già letto quali sono le quindici differenze tra Silksong e il primo capitolo?