L'industria videoludica contemporanea si trova spesso ad affrontare la sfida di sviluppare titoli che offrano prestazioni stabili su una vasta gamma di configurazioni hardware.
Doom: The Dark Ages (ve ne parliamo qui nella nostra recensione) rappresenta un caso di studio particolarmente interessante in questo panorama, dimostrando come sia possibile ottenere risultati eccellenti anche su hardware di fascia medio-bassa senza sacrificare la qualità visiva.
Il nuovo capitolo della serie firmata id Software si distingue per un'ottimizzazione che raramente si incontra nei lanci contemporanei, specialmente considerando l'assenza delle funzionalità di path tracing che arriveranno successivamente.
L'id Tech 8 emerge come protagonista assoluto di questa esperienza tecnica, dimostrando una superiorità netta rispetto ai competitor più diffusi nel settore.
A differenza di molti titoli basati su Unreal Engine, che spesso soffrono di problemi di stuttering durante la compilazione degli shader o durante l'attraversamento di nuove aree di gioco, il nuovo Doom mantiene una fluidità costante persino su configurazioni mainstream.
Durante i test condotti su un sistema equipaggiato con processore AMD Ryzen 5 3600 e scheda grafica RTX 4060, il gioco ha mantenuto prestazioni stabili a risoluzione 1440p utilizzando DLSS 4 in modalità quality e impostazioni massime, incluse RTGI e riflessi ray-traced.
I tempi di caricamento costituiscono un altro punto di forza significativo. Il gioco riesce a caricare completamente un capitolo in massimo quattro secondi su hardware di sei anni fa con SSD NVMe PCIe 3.0.
Su configurazioni più recenti dotate di processore 9800X3D e SSD PCIe 4.0, questi tempi si dimezzano ulteriormente raggiungendo appena due secondi.
La flessibilità del sistema di impostazioni permette di adattare l'esperienza di gioco a tre diverse categorie di hardware. Per le GPU di fascia bassa come RTX 3060, 4060 o RX 6700 XT, le ottimizzazioni consigliate includono l'impostazione delle ombre su "Low" e la disattivazione dei riflessi ray-traced, mantenendo comunque un livello qualitativo elevato per elementi come illuminazione e geometria.
Le GPU di fascia media, tra cui RTX 3070 e RX 6800, possono permettersi riflessi a risoluzione ridotta e ombre di qualità superiore, mentre l'hardware più performante può sfruttare appieno le capacità del motore grafico.
Un aspetto cruciale riguarda la gestione della VRAM. Il sistema di texture pool permette di monitorare l'utilizzo previsto della memoria video, con l'impostazione 2048 che si dimostra ideale per schede da 8GB come la RTX 4060.
Superare questo limite comporta penalizzazioni prestazionali significative, nell'ordine del 30%, rendendo fondamentale una gestione oculata di questa risorsa.
Il supporto per le tecnologie di upscaling rappresenta un altro elemento distintivo. DLSS 4 con modello transformer attivato offre i migliori risultati per le GPU NVIDIA, mentre XeSS si rivela superiore a FSR 3.1 per utenti AMD e Intel.
Tuttavia, alcune limitazioni emergono rispetto al predecessore Doom: Eternal, come l'impossibilità di combinare upscaling con dynamic resolution scaling e l'assenza di opzioni per disabilitare il variable rate shading.
Nonostante l'eccellente ottimizzazione tecnica, i menu di configurazione presentano alcune lacune. Le descrizioni delle impostazioni risultano spesso troppo generiche, come nel caso della "directional occlusion" che viene semplicemente descritta come "regola la qualità dell'occlusione direzionale" senza specificarne l'impatto su prestazioni o utilizzo delle risorse.
L'assenza di anteprime in tempo reale complica ulteriormente il processo di ottimizzazione per gli utenti meno esperti.
I test pratici rivelano l'efficacia delle ottimizzazioni proposte: su una configurazione RTX 4060 a 1440p con DLSS quality, il passaggio dalle impostazioni massime a quelle ottimizzate per hardware entry-level comporta un incremento prestazionale del 27%, passando da 51fps a 65fps.
Nelle scene più complesse con effetti acquatici avanzati, questo miglioramento può raggiungere il 32%, garantendo un'esperienza fluida anche durante i combattimenti più intensi. La gestione delle diverse impostazioni grafiche rivela alcune peculiarità interessanti.
Molte opzioni oltre il livello "High" non mostrano differenze visibili nell'attuale versione del gioco, suggerendo che siano riservate alle future implementazioni del path tracing. Questo comportamento, pur essendo comprensibile dal punto di vista tecnico, può generare confusione negli utenti che si aspettano miglioramenti visibili ad ogni incremento delle impostazioni.
Doom: The Dark Ages si configura quindi come un esempio virtuoso di come dovrebbe essere sviluppato un titolo PC moderno, dimostrando che è possibile coniugare ambizione tecnica e accessibilità hardware senza compromessi significativi sulla qualità finale dell'esperienza.