Diablo IV, polemica folle per Lilith: «Ricorda il lockdown»

Di tutte le cose per cui Diablo IV potrebbe essere accusato certo non ci aspettavamo che un cartellone di Lilith potesse ricordare il lockdown.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Diablo IV potrebbe essere accusato di tantissime cose, visto il suo immaginario che ricorda ovviamente il mondo del folklore diabolico, ma che Lilith potesse "ricordare il lockdown" non potevamo aspettarcelo.

La creatura infernale che contrasta i giocatori nel ritorno della leggendaria saga di Blizzard, che trovate ovviamente anche per PS5 su Amazon, è ora pericolosa per altri motivi.

Certo non è un boss che si può sconfiggere in 15 secondi come è accaduto in altri casi, con alcuni giocatori di Diablo IV che hanno fatto imprese impossibili.

In un titolo che può essere considerato pericoloso perché, ad esempio, porta via un sacco di tempo ai giocatori che cercano gli oggetti più rari. Tempo speso bene in ogni caso perché, alla fine, ce l'hanno fatta di recente.

Magari Diablo IV è un gioco che esalta il satanismo per qualche persona eccessivamente suscettibile? Sì, ma non solo.

Tramite PC Gamer, infatti, apprendiamo che Lilith ha generato in qualcuno un ricordo di un altro incubo, ovvero quello del lockdown durante il periodo più buio della pandemia da Covid-19.

Blizzard ha tempestato il mondo di cartelloni pubblicitari giganteschi, che riportano "Welcome to Hell" seguito dal nome della città, con l'imperiosa Lilith ad osservare i passanti.

Cartellone che non è piaciuto ad un automobilista preoccupato, che si è lamentato per "motivi religiosi", visto che il gioco starebbe "promuovendo accessori malvagi e satanici".

Tanto da fare un intervento pubblico lamentandosi contro le autorità locali di Melbourne dedicate alle affissioni pubblicitarie:

«Le parole "Welcome to Hell, Melbourne" come parte della pubblicità di questo gioco e l'immagine di un diavolo sono offensive per me come cristiano. Le immagini sono anche inappropriate per i miei figli e hanno già causato loro incubi.»

Se questo tipo di lamentela non sorprende granché se paragonata ai videogiochi, visto che l'abbiamo letta molte volte e in questo caso c'è effettivamente un immaginario che può ricordare quello satanico, ciò che segue nella dichiarazione è molto più sorprendente.

Il cartellone è talmente offensivo per l'autista da generare un orrore molto preciso:

«Anche da adulto ha riportato alla mente i ricordi dell'inferno dei due anni di lockdown a Melbourne.»

Una denuncia che lascia abbastanza basiti, bisogna essere sinceri.

Tuttavia è arrivata anche la risposta del delegato alle inserzioni della città di Melbourne, che ha spiegato con molta serenità che l'inferno citato nel cartellone non è ovviamente Melbourne, e che in ogni caso Lilith e tutti i riferimenti del cartellone sono legati a un videogioco in un mondo immaginario.

Questa critica fa di certo sorridere perché ci fa tornare in mente il celebre sketch dei Simpson sui bambini. Ben diversi sono gli attacchi di Macron, invece, relativi alle rivolte in Francia.