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Il futuro di Call of Duty è a rischio? C'è chi pensa di sì

Glen Schofield critica il declino di Call of Duty e solleva dubbi sulla compatibilità culturale tra sviluppatori occidentali e orientali.

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a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 17/10/2025 alle 10:05

La notizia in un minuto

  • Glen Schofield, co-fondatore di Sledgehammer Games e veterano di Call of Duty, esprime forti preoccupazioni sul futuro della serie sotto Microsoft, citando il declino di Halo come esempio preoccupante di franchise iconici danneggiati dalle grandi corporation
  • L'esodo di talenti chiave come Schofield stesso, Michael Condrey e David Vonderhaar ha privato la serie della memoria storica che garantiva qualità, con nessun titolo dopo il 2019 che abbia raggiunto gli standard precedenti secondo l'ex director
  • Black Ops 6, primo capitolo su Xbox Game Pass dal day one, ha registrato un calo più rapido del solito post-lancio nonostante Microsoft lo abbia proclamato il lancio più grande di sempre, sollevando dubbi sull'efficacia della strategia di abbonamento
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Il futuro di Call of Duty nelle mani di Microsoft preoccupa chi ha contribuito a renderlo uno dei franchise più redditizi della storia dei videogiochi. Glen Schofield, veterano della serie e co-fondatore di Sledgehammer Games, ha espresso dubbi profondi sulla capacità del colosso di Redmond di mantenere vivo lo spirito che ha reso il brand un fenomeno globale. Le sue dichiarazioni arrivano in un momento delicato, mentre l'industria osserva con attenzione gli effetti dell'acquisizione da 69 miliardi di dollari di Activision Blizzard completata nel 2023.

Durante un'intervista concessa a VGC in occasione della Gamescom Asia, l'ex director ha tracciato un parallelo inquietante con altri franchise storici passati sotto l'ala delle grandi corporation. Il destino di Gears of War e soprattutto di Halo, serie simbolo di Xbox che ha visto un declino significativo in termini di popolarità, rappresenta per lui un campanello d'allarme.

"Mi preoccupo immensamente, davvero", ha dichiarato lo sviluppatore, ponendo l'accento su un fenomeno ricorrente nell'industria videoludica. La sua analisi si estende oltre Microsoft, toccando anche colossi come EA, dove numerosi franchise un tempo di successo sono gradualmente scomparsi. Secondo Schofield, il processo di assimilazione da parte delle grandi corporation porta inevitabilmente gli studi acquisiti ad assumere caratteristiche culturali che potrebbero non essere compatibili con la filosofia che aveva garantito il successo originale.

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Un aspetto cruciale sollevato riguarda i sistemi di incentivazione per i dipendenti. Schofield ipotizza che il tradizionale sistema di bonus legato alle performance di Call of Duty sia stato sostituito con quello standard Microsoft, un cambiamento che potrebbe influire sulla motivazione dei team di sviluppo. Questo tipo di modifiche strutturali, apparentemente tecniche, può avere ripercussioni significative sulla qualità del prodotto finale e sul morale dei creativi che lo realizzano.

Black Ops 6, lanciato lo scorso anno come primo capitolo disponibile dal day one su Xbox Game Pass, ha rappresentato un test importante per la nuova gestione. Nonostante Microsoft abbia proclamato il lancio come il più grande di sempre in termini di giocatori, i dati post-lancio raccontano una storia diversa: il gioco ha registrato un calo più rapido del solito, suggerendo che l'accessibilità tramite abbonamento potrebbe non tradursi necessariamente in un coinvolgimento duraturo della community.

L'ex director non risparmia critiche nemmeno alla qualità recente della serie. Con una franchezza rara nel settore, Schofield ha sottolineato come dalla sua partenza da Sledgehammer nessun titolo abbia raggiunto gli standard precedenti. Il riferimento esplicito a Modern Warfare 3 del 2023, che ha ottenuto un punteggio di appena 50 nelle recensioni, è emblematico di un declino qualitativo che tuttavia non sembra ancora intaccare le vendite commerciali del brand.

Il director rivendica con orgoglio i successi del passato: Modern Warfare 3 del 2011 è stato l'ultimo Call of Duty a vincere il premio Action Game of the Year, mentre i suoi altri due progetti hanno ottenuto nomination nella stessa categoria. Un primato che evidenzia come il franchise, pur continuando a vendere milioni di copie, abbia perso quella capacità di innovare e impressionare la critica specializzata che lo caratterizzava durante quello che Schofield definisce "l'età dell'oro" di Activision.

Il confronto con la concorrenza si fa interessante considerando il recente lancio di Battlefield 6, recensito qui e che ha venduto 7 milioni di copie in soli tre giorni. EA, altro grande publisher criticato da Schofield per aver lasciato morire numerosi franchise, sembra aver ritrovato con il suo sparatutto militare quella formula vincente che Call of Duty sta invece faticando a mantenere. 

L'uscita di Black Ops 7 prevista per il 14 novembre rappresenterà un banco di prova fondamentale per dimostrare se le preoccupazioni di Schofield siano fondate oppure se Microsoft riuscirà a dimostrare di saper gestire uno dei brand più preziosi di sempre.

Fonte dell'articolo: www.videogameschronicle.com

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