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Pro
- Libertà di movimento verticale e sistema di volo davvero innovativo.
- Deck-building profondo che incoraggia creatività e sinergia.
- L’idea della community narrative è un potenziale colpo di genio.
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Contro
- Equilibrio tra abilità individuali e strategia di squadra da verificare.
- Rischio di dispersione narrativa nel formato stagionale.
- Monetizzazione e progressione ancora da chiarire.
Conclusioni Finali di SpazioGames
Ci sono annunci che riescono a sorprenderti anche dopo anni di esperienza nel settore videoludico. E quando ho sentito le parole “il nuovo titolo multiplayer di Quantic Dream”, ho capito che stavo assistendo proprio a uno di quegli annunci.
Lo studio francese, che ha costruito la propria fama sulle esperienze narrative di assoluto livello (Heavy Rain, Beyond: Two Souls e Detroit: Become Human vi dicono nulla?), ha deciso di compiere un vero e proprio "salto della fede" verso territori completamente inesplorati.
Il risultato è Spellcasters Chronicles, un free-to-play 3v3 che mescola azione in terza persona, strategia e deck-building, in arrivo su PC (Steam) entro la fine del 2025, con una closed beta prevista nei prossimi mesi.
Durante la presentazione privata a cui ho assistito in anteprima, molti di voi vedranno l'annuncio durante il TwitchCon di San Diego che si sta tenendo in queste ore, ho avuto modo di osservare da vicino le fondamenta di questo ambizioso progetto.
Dal drama interattivo al caos strategico
Quantic Dream lo definisce un titolo che “unisce azione e strategia in un’esperienza cooperativa basata sulla magia”, e già dopo pochi minuti di gameplay è chiaro che l’obiettivo è quello di reinterpretare il genere degli hero brawler con un tocco decisamente personale e per nulla scontato.
La struttura di base è semplice da descrivere ma complessa da spiegare in tutte le sue sfaccettature: due squadre da tre maghi, detti Spellcaster, si affrontano in battaglie di circa 25 minuti, combattendo per il controllo di altari magici e per la distruzione delle Lifestones avversarie.
Tuttavia, l’impianto strategico non si limita solo a questo: ogni giocatore dispone infatti di un “Libro degli Incantesimi” personalizzabile, composto da oltre 50 magie ed evocazioni che permettono di costruire veri e propri mazzi in stile deck-builder.
Il risultato è una costante danza di fuoco, ghiaccio ed energia arcana che trasforma ogni match in una caotica partita a scacchi, dove la creatività e la sinergia di squadra diventano gli aspetti fondamentali per dominare le battaglie.
Non si tratta del solito brawler, così come non mi sono trovato davanti a un comune Deck Builder.
Spellcaster Chronicles, sotto certi aspetti, mi ha riportato alla mente quando da adolescente mi immaginavo come sarebbero state le mie partite di Magic se le carte dei Planeswalker avessero preso vita.
Scrittura da primi della classe
A dare profondità al tutto è un world building magistralmente curato (potevamo aspettarci qualcosa di diverso dallo studio francese?), che si distanzia dalle ambientazioni futuristiche e distopiche tipiche di Quantic Dream per abbracciare un immaginario più mitologico.
Nel mondo di Spellcasters Chronicles, gli dèi sono scomparsi, e pochi eletti hanno imparato a incanalare una misteriosa energia primordiale, la Fonte, diventando i maghi supremi che oggi conosciamo come Spellcaster.
È una premessa narrativa che, pur servendo da contorno, rivela l’intenzione di Quantic Dream di non rinunciare assolutamente alla propria eredità narrativa, ma di rileggerla in chiave corale e dinamica.
Durante la sessione, il team ha accennato a un elemento chiamato “community narrative”, un sistema che permetterà ai giocatori di influenzare la trama globale del mondo di gioco tramite decisioni stagionali collettive.
In sostanza, ogni stagione porterà scelte che la community dovrà affrontare insieme, cambiando gli equilibri del mondo e persino l’aspetto delle mappe o delle fazioni.
È un’idea audace e molto interessante, che se gestita con la sensibilità autoriale tipica di Quantic Dream, potrebbe rappresentare uno dei punti più distintivi dell’esperienza.
Vola, lancia, comanda!
Sul piano del gameplay, Spellcasters Chronicles non si accontenta di replicare gli schemi noti del genere.
La verticalità delle arene è un elemento centrale: gli Spellcaster possono volare liberamente durante il combattimento, librandosi sopra il campo per lanciare magie dall’alto o richiamare orde di creature che combattono al suolo.
Questa libertà di movimento, visivamente spettacolare, dona al ritmo di gioco una fluidità che raramente si vede in questa tipologia di produzioni.
Ogni archetipo, che sia supporto, tank o DPS, possiede un proprio stile e delle magie uniche, ma solamente la combinazione dei poteri tra i tre membri della squadra farà effettivamente la differenza sul campo di battaglia, rendendo più complesso ai "lupi solitari" lanciarsi a testa bassa a "caccia di kill".
In una delle partite dimostrative, ho visto un giocatore sollevare intere sezioni del terreno con un incantesimo sismico, mentre un secondo compagno evocava un drago per bombardare l’area mettendo all'angolo il team avversario.
Un connubio di potenza e spettacolo che ha trasformato la mappa in un vortice di caos controllato, oltre che in una vera e propria gioia per gli occhi.
Strategia tangibile
L’aspetto che più mi ha colpito è l’equilibrio tra abilità personale e pianificazione strategica. Ogni Spellcaster può equipaggiare un set di incantesimi scelti da sette scuole di magia, permettendo di creare combinazioni estremamente varie.
Si può decidere di costruire un mazzo difensivo, con barriere, cure e creature da supporto, oppure optare per una configurazione aggressiva basata su magie ad area e titani devastanti.
Già, perché tra le evocazioni finali ci sono anche dei temibili Titani, entità gigantesche capaci di ribaltare l’esito di uno scontro nel giro di pochi secondi.
È evidente che Quantic Dream stia puntando tutto sugli aspetti che da sempre formano queste due tipologie di produzioni, dando ai giocatori la libertà di plasmare il proprio stile, con un vasto arsenale di carte per creare il proprio Deck, senza però abbandonare il forte focus sul lavoro di squadra.
Ogni mossa conta e una cattiva coordinazione può vanificare anche la migliore build, costruita in seguito a re di attenta pianificazione.
Dal punto di vista estetico, Spellcasters Chronicles mostra un’identità visiva molto marcata. Le arene, sospese tra cielo e terra, sembrano uscite da un racconto fantasy contaminato da influenze orientali e gotiche.
Gli effetti particellari, soprattutto quelli legati alla magia, sono curati nei minimi dettagli e restituiscono la sensazione di trovarsi in un campo di battaglia vivo e pulsante.
Nonostante la natura free-to-play, Quantic Dream sembra puntare su una produzione di altissimo livello, con un comparto tecnico e artistico che, almeno in questa prima versione, si colloca ben sopra la media dei titoli multiplayer analoghi.
È affascinante vedere come uno come Quantic Dream stia riuscendo a esplorare il linguaggio della competizione, e della cooperazione, senza tradire la propria idetità autoriale.
Non è un caso che David Cage abbia descritto il progetto come “un esperimento di crescita, un passo creativo verso nuove esperienze per lo studio”.
Un incantesimo ancora incompleto
La closed beta, in arrivo entro fine anno, servirà come banco di prova per far capire ai giocatori fino a che punto il sistema di deck-building, e la fisica del volo, possano integrarsi in maniera bilanciata all'interno di un 3v3.
Quantic Dream ha ribadito più volte la volontà di costruire il gioco insieme alla community, ascoltando i feedback e modellando il gameplay in base alle risposte dei primi beta tester.
È un approccio che fa pensare a un modello in evoluzione continua, più vicino a quello dei live service, ma con la promessa di una componente narrativa che gli darà un’anima unica.
Quantic Dream sembra dunque intenzionata a rischiare, con un progetto potenzialmente rivoluzionario. Se riuscirà davvero a creare un mondo dove le battaglie influenzano la storia, Spellcasters Chronicles potrebbe rappresentare una nuova frontiera per questo tipo di produzioni.