Arriva un nuovo colpo per chi spera nella preservazione dei videogiochi

L'Electronic Software Association ha respinto l'idea di sostenere le biblioteche nella conservazione dei giochi cosiddetti "defunti".

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Il problema della preservazione è reale, visto che sappiamo bene che l'87% dei videogiochi "classici" non esiste più.

I videogame hanno infatti un problema con la preservazione, tanto che uno studio ha rivelato tempo fa che la stragrande maggioranza dei giochi classici non viene più stampata.

Il tema è stato trattato nel corso degli anni anche da nomi illustri come Hideo Kojima e Hideki Kamiya, tanto per citarne un paio.

Ora, come riportato anche da VGC, arriva un nuovo "colpo basso": sembra infatti che i publisher non supporteranno le "biblioteche" per la conservazione dei giochi online.

L'Electronic Software Association ha infatti respinto l'idea di sostenere le biblioteche nella conservazione dei giochi cosiddetti "defunti".

L'avvocato dell'ESA Steve Englund è stato di recente interpellato circa uno scenario (al momento solo teorico) in cui alle biblioteche pubbliche fosse consentito conservare i videogiochi online dopo la conclusione del loro supporto ufficiale.

In risposta, Englund ha spiegato che: «non esiste una combinazione di limitazioni che [i membri dell'ESA] sosterrebbero per fornire l'accesso remoto».

In altre parole, non se ne farà nulla. Considerando che i membri dell'ESA comprendono alcuni dei principali publisher di videogiochi mondiali, tra cui Nintendo, Sony, EA, Take-Two e Microsoft, capite che la cosa è ben più grave di quanto possa sembrare.

Senza contare che "resuscitare" giochi online che sono stati abbandonati non è propriamente legale, specie via emulazione.

Ciò non toglie che decine di giochi sono col tempo diventati completamente ingiocabili, un numero che non fa che crescere a causa della prevalenza di titoli che richiedono al giorno d'oggi una connessione online (e, spesso, server attivi).

Del resto, oggi gli sviluppatori e i publisher di videogiochi non hanno alcun obbligo legale di mantenere l'accesso ai servizi online al di là del loro supporto ufficiale. Il caso, quindi, resta senza soluzione.

Il dibattito sulla preservazione dei videogiochi, purtroppo, non è nuovo. Qualche tempo fa ne discutemmo sulle nostre pagine con l'Archivio Videoludico di Bologna, quando ci trovammo di fronte alla chiusura di PlayStation Store sulle piattaforme portatili di Sony.