Il Calendario dell'Avvento 2018 | Giorno 2

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a cura di Matteo Bussani

Il 2018 è stato un grande anno per videogiochi e videogiocatori, ma come tutti gli altri sta giungendo al termine. Dicembre è oramai iniziato e i giorni che mancano alle agognate feste, a meno che non siate dei macabri Scrooge e l’unica festa che riconoscete è il 7 gennaio, sono proprio una manciata. Dopo l’esperimento molto riuscito dell’anno scorso con il Calendario dell’Avvento, abbiamo deciso di riproporlo anche quest’anno. Nei 24 giorni che ci separano dal Natale cercheremo di ripercorrere in maniera semplice e veloce un percorso fatto di giochi o momenti che hanno caratterizzato il 2018. L’ordine non sarà cronologico, ma prevederà un minimo di fattore sorpresa così come quando aprivamo, o continuiamo a farlo con i figli, le caselline del calendario dell’Avvento per scoprire cosa ci fosse stato dentro.

Il Calendario dell’Avvento 2018 secondo Spaziogames è iniziato con una puntata pilota abbastanza generica. Abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo osservato l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle che, nonostante tutto, si è rivelato sicuramente un’altra ottima annata di videogiochi. In che cosa poi sia consistita è quello di cui tratteremo in questo appuntamento giornaliero da qui al Natale.

Entrando finalmente nel dettaglio il titolo di cui tratterò oggi è uscito il 26 gennaio di quest’anno ed è il ritorno sulle console casalinghe di una delle saghe action RPG nipponiche più apprezzate.

Ci stiamo ovviamente riferendo a Monster Hunter World.

Calendario dell'avvento: Monster Hunter World

Dopo l’epoca d’oro durante la generazione PS2, la serie ha avuto grande successo sulle portatili Sony e Playstation legando sempre di più la struttura a missioni con la fruizione dei contenuti on-the-road. Le cose sembravano quasi inscindibili se non fosse che le richieste dei fan del ritorno all’azione dal divano erano sempre più sentite e manifeste. Durante l’E3 2017, mentre da Capcom ci si aspettavano altri ritorni, tra chi sperava nel nuovo DMC (che non si è fatto poi tardare un anno dopo) e chi puntava su una ripresa dell’IP Onimusha, venne annunciato il quinto capitolo canonico della serie di Monster Hunter. Al posto del numero 5, World voleva simboleggiare una nuova esperienza di gioco più aperta, legata a biomi vivi e dinamici, secondo quanto permesso dalle attuali console casalinghe. Facevamo anche la scoperta dei nuovi meccanismi introdotti per evolvere il sistema di gioco, e in particolare le tracce.

Le mappe adesso sono molto più grandi, più ricche e dinamiche, per non parlar del fatto che non sono più divise in zone, con caricamenti a separarle. Accorreranno in nostro aiuto le tracce, un meccanismo utile a trovare i mostri senza ridurre le potenzialità esplorative della serie.

Poco dopo, grazie a Gamescom 2018, riuscimmo a provare il gioco con le nostre mani. La sensazione fu quella di un Monster Hunter in piena regola, il cui compito principale non era rivoluzionare il modo di fare esperienza del gioco, ma bensì quello di saperlo arricchire ed evolvere facendo tesoro di una potenza tecnica che passando dalle console portatili a quelle casalinghe, poteva essere considerata ben maggiore di quella di un intero salto generazionale. Un compito non da poco, anzi, ma che sembrava essere stato affrontato nella maniera giusta.

Monster Hunter World non vuole rivoluzionare la sua serie di provenienza, ma proporne un´evoluzione che la porti al livello successivo, un livello che tenga conto del salto tecnologico avvenuto rispetto alle ultime release della serie principale.

L’ultima prova prima della recensione fu esattamente un anno fa. Il “sogno erotico di tutti i cacciatori”, così avevamo definito il gioco, si era mostrato a noi in una prova di circa tre ore. Qui Monster Hunter World aveva mostrato la sua doppia faccia: più vicino ai neofiti grazie a un abbozzo di storia e a una guida abbastanza dettagliata del gioco e poi ricco dei più classici feticismi tecnici che imbrigliano il giocatore hardcore in ore e ore di caccia e allestimento della build. Una combinazione letale sia per avvicinare nuovi giocatori a questo perverso ma galvanizzante sistema di gioco, sia per farci tornare tutti quelli che non vedevano l’0ra di ritornare alle vecchie attività tipiche di Monster Hunter.

Monster Hunter, che beneficia in larga parte delle possibilità offerte dalle console casalinghe. Tutti gli aspetti tipici della serie ritornano in World senza stravolgimenti, ma migliorati o maggiormente guidati per adattarsi a qualsiasi tipo di giocatore, sia quello navigato sia quello vuole incominciare l’avventura da cacciatore con questo capitolo.

Arrivammo così al fatidico momento della recensione, proprio al principio di quest’anno. Il gioco che ci trovammo davanti era in tutto e per tutto il Monster Hunter che da fan volevamo ritrovare, ma con tutte quegli elementi che alleggerivano la struttura di gioco per avvicinarla ai neo cacciatori. Da recensori però, alcune scelte tecniche e di design le considerammo un po’ arretrate per l’attuale stadio di evoluzione ludica, e siccome per le votazioni si viaggiava tra i mezzi punti, optammo per l’8,5 piuttosto che per il 9, pur riconoscendo nel titolo il merito di aver colpito dritto nel segno.

Monster Hunter World è un gioco incredibile, ha gli enormi pregi di una produzione consolidata trasportata su una generazione di console che semplifica e alleggerisce tante pratiche macchinose proprie delle versioni portatili. L’ammodernamento di tanti processi c’è e si vede, il fattore dipendenza è elevatissimo e il gameplay propone una varietà e una profondità che iniziano ad aprirsi realmente ai neofiti senza snaturarsi. Purtroppo sotto alcuni aspetti, quello dell’innovazione poco rischiosa e non sorprendente, e quello tecnico, il legame con il passato ha giocato il brutto scherzo di diventare difetto e non nostalgico ricordo. Con ciò giocatori, le cacce sono aperte!

Personalmente non ricordo nemmeno più quante ore di gioco ho accumulato sul gioco, penso proprio ben più del centinaio tra recensione (almeno 60) e diletto. Quello che invece ho ancora bene in testa è che era difficile smettere di continuare il ciclico ripetersi delle cacce per andare a dormire, anche una volta conclusa la tipica giustificazione che sono solito darmi durante la valutazione di un titolo: “E’ per la recensione”.