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Immagine di Hades | Recensione - Scendere all'inferno è tutto fuorché una condanna
Recensione

Hades | Recensione - Scendere all'inferno è tutto fuorché una condanna

Il miglior lavoro dei ragazzi di Supergiant Games fin qui, e il meglio deve ancora venire

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 07/10/2020 alle 12:37
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  • Pro
    • Costante senso di progressione
    • Sistema di combattimento rapido e soddisfacente
    • La consueta, magistrale direzione artistica made in Supergiant
    • Colonna sonora divina
    • Narrativamente non banale, nonostante il genere di appartenenza
    • Versione Switch quasi indistinguibile da quella PC
  • Contro
    • Intrinsecamente ripetitivo

Il Verdetto di SpazioGames

9.3
Hades è adrenalina pura, istinto e riflessi, scelte prese in un decimo di secondo che possono portare alla morte o a un'altra battaglia. Ma la morte, come nell'Ade, è solo l'inizio: dopo ogni discesa negli inferi a Zagreus (e al giocatore che ne veste i panni) sarà concesso di arrampicarsi un'altra volta, tra nemici infami, ma in compagnia di una direzione artistica sublime, di una colonna sonora di quelle che lasciano il segno e, soprattutto, di uno dei combat system più intuitivi e divertenti della generazione di console che volge al tramonto. Come se tutto questo non bastasse, l'utenza Switch è stata trattata con i guanti, con un port da PC che rasenta la perfezione e con la ventura compatibilità dei salvataggi per giocare senza troppi vincoli spazio/temporali. Se non siete ancora corsi a scaricarlo, rileggete la recensione ad infinitum finché non ponete rimedio.

Come una saetta scagliata da Zeus in persona, una freccia scoccata da Artemide o un tritone lanciato da Poseidone, Hades è arrivato su PC e Nintendo Switch (versione recensita) dopo diversi mesi di accesso anticipato, che hanno aiutato tanto Supergiant Games a ripulirne il codice e migliorarne le meccaniche quanto l'utenza a familiarizzare con il suo gameplay fulmineo ed adrenalinico.

Gli standard fissati dal team di sviluppo statunitense sono altissimi, visto il successo di Bastion, Transistor (il nostro preferito, fin qui) e Pyre.

Allora la domanda sorge spontanea: le avventure di Zagreus, principe degli inferi, saranno al livello degli illustri predecessori?

Il peso dell'immortalità

Come ogni divinità che si rispetti, Zagreus, figlio di Ade, dio degli inferi, e di Persefone, non conosce l'onta della morte, o meglio se ne fa beffe tornando in vita solo pochi secondi dopo la dipartita.

Ma, oltre che un essere immortale, Zagreus è un ragazzo poco più che adolescente, con tutti i desideri, le speranze ed i turbamenti legati a quella fase della vita che tutti abbiamo conosciuto: stufo delle tetre sale dell'Ade, dove pure è cresciuto con le anime di insospettabili eroi greci (come Achille) e con il conforto del suo amato Cerbero, Zagreus mira a ricongiungersi con il resto della sua famiglia, che vive nell'Olimpo, baciato dal sole e oggetto delle preghiere di tutti i mortali.

https://www.youtube.com/watch?v=mD8x5xLHRho

 

Questo semplice background narrativo, che restituisce umanità e spessore a figure mitologiche fin qui spesso bidimensionali, è alla base del riuscito esperimento di Supergiant Games, iniziato sin dai tempi di Bastion e portato a compimento con Hades: unire le meccaniche cicliche di un roguelike con una narrazione che possa destare l'interesse del giocatore.

Nonostante il fiorire di titoli simili durante la generazione di console uscente, che ha visto comparire sulla scena esponenti estremamente convincenti quali Darkest Dungeon, Dead Cells e Rogue Legacy, pochissimi di essi sono riusciti ad offrire archi narrativi e personaggi interessanti, puntando piuttosto sulla solidità delle meccaniche di gioco per tenere i giocatori incollati allo schermo.

Non che Hades manchi sotto questo specifico punto di vista, sia chiaro, e ne parleremo più avanti nel corso di questa recensione, ma ci piace sottolineare come il team di sviluppo sia riuscito anche a raccontare una storia, dotandola di personaggi che hanno sempre qualcosa da dire e di risvolti affatto banali, soprattutto durante la seconda metà della campagna principale – che, come da tradizione per il genere, risulta non solo discretamente longeva (tra le quindici e le venti ore a seconda dell'abilità del giocatore) ma anche estremamente rigiocabile.

Le immagini di Hades parlano da sé

Siamo sicuri che, come noi, la maggior parte dei nostri lettori continueranno a giocare compulsivamente al titolo del team californiano più per la rapidità e la bontà del combat system che per le svolte narrative, ma, nondimeno, il fatto che ad ogni morte il titolo si premuri di rivelare nuovi particolari sul mondo di gioco, sulle relazioni che intercorrono tra i personaggi principali e sulle motivazioni che li muovono, con tanto di dialoghi inediti splendidamente doppiati in lingua inglese, rappresenta un punto di arrivo tanto per il percorso professionale di Supergiant Games quanto per il genere di appartenenza.

Basta riservare uguale cura alla narrazione e ai dialoghi (magari scritturando un paio di sceneggiatori, senza considerarli accessori come molti team di sviluppo indipendenti fanno) per dare origine ad un prodotto che abbia qualcosa da dire anche a livello di storia e di caratterizzazione dei personaggi.

I dialoghi con Morfeo, con Achille, con Nyx e con lo stesso, burbero Ade rappresentano delle ciliegine su una torta già dall'ottimo sapore, ed alleviano in parte la stanchezza che inevitabilmente affiora alla centesima morte con annessa ripartenza.

E poi c'è il consueto narratore esterno cui Supergiant ci ha abituato, con il quale Zagreus avrà alcuni tra gli scambi di battute più esilaranti dell'intera produzione.

La direzione artistica stupisce continuamente

Quale arma mi metto oggi?

Il fulcro attorno a cui ruota il semplice ma oliato gameplay di Hades è rappresentato dal sistema di combattimento, uno dei più rapidi, precisi ed entusiasmanti su cui ci sia capitato di mettere le mani negli ultimi anni.

Ad ogni run, il giocatore può decidere quale arma portarsi dietro tra sei, anche se la scelta iniziale è più ristretta visto che alcune di queste andranno sbloccate; a sua volta, ogni strumento di morte consta di tre varianti, il che, banalmente, porta il totale a ben diciotto equipaggiamenti – un numero che assicura una buona varietà, l'unica arma (pun intended) contro la ripetitività insita in questa tipologia di produzioni.

Già dalla primissima run, la danza ipnotica di schivate, colpi rapidi, colpi potenti e armi da lancio proposta dai ragazzi di Supergiant Games entra sottopelle, come se si conoscesse già il gioco, e crediamo che questo effetto si propagherà anche a coloro i quali non avessero avuto la fortuna di godersi titoli come Transistor e Pyre.

I combattimenti sono intriganti e coinvolgenti

hades-24086.jpg hades-24087.jpg

Questo perché l'immediatezza del combat system e l'ottima mappatura dei comandi su Switch, che ricalca quella vista su PC durante l'early access per chi giocava con il pad, offrono una grande libertà e restituiscono un senso di soddisfazione continuo, anche quando si finisce con il tirare le cuoia.

Ad ogni run, uno degli abitanti dell'Olimpo elargirà un dono a scelta tra un ventaglio di quattro o cinque, in maniera del tutto casuale, e starà al giocatore impostare una data build con cui riprovare la fuga: tra potenziamenti agli attacchi regolari, effetti elementali aggiuntivi, schivate che danneggiano i nemici e bonus passivi di vario genere, c'è davvero di che sbizzarrirsi nella scelta di come affrontare il gioco.

Cambiare completamente approccio, in accordo con la natura procedurale del prodotto, può portare numerosi vantaggi, se è vero che ci sono tipologie di nemici consistentemente più vulnerabili a certe armi e resistenti alle altre: laddove altri roguelike tendono a costringere il giocatore in una singola direzione, facendo sì che canalizzi le sparute risorse, Hades premia la sperimentazione e la curiosità.

Il costante senso di progressione e la buona quantità di valuta e di oggetti rinvenibili ad ogni run, che sopravvivono alla morte del giocatore, incita a non focalizzarsi su una singola arma o su certe build, potenziando in maniera quanto più organica l'intero arsenale così da non farsi trovare mai impreparati dinanzi agli ostacoli più ingombranti, come i boss.

Notate le illustrazioni delle talking head

Se il successo che sta riscuotendo Hades è figlio anche del livello di difficoltà della produzione, impegnativo ma non crudele come certi suoi congeneri, gli scontri con i boss di fine run rappresentano la classica eccezione che conferma la regola: dotati di pattern di attacco variegati e letali e capaci di annientare il giocatore meno attento con soli due o tre colpi a segno, i boss possono anche potenziarsi (o chiamare qualcuno a dar loro manforte) qualora il giocatore si affidi eccessivamente all'intramontabile pratica del grinding.

Come per la parte narrativa del titolo, infatti, anche quella ludica tiene memoria delle run passate, del loro numero e di quanti e quali potenziamenti sono stati ottenuti, e, in caso di scontro troppo sbilanciato a favore del giocatore, la CPU si adeguerà di conseguenza, affinché il piacere della sfida non venga mai meno.

Il fine bilanciamento della difficoltà, la precisione delle hitbox, la varietà del bestiario nemico e dei potenziamenti ottenibili sono figli del lungo periodo di early access e dei numerosi feedback che sono piovuti in California da tutto il mondo, e, sopra ogni cosa, il risultato raggiunto in termini di equilibrio tra azione pura, semplice e viscerale e profondità strategica è assolutamente perfetto.

Hades mette alla prova i riflessi continuamente, ma accarezza anche le corde del cuore con una narrativa mai banale e costringe alla ginnastica il cervello, perché senza una gestione oculata delle risorse il cammino si farà decisamente in salita: se pensate di avere ciò che serve, l'Ade vi sta aspettando.

A schermo succede di tutto, ma la leggibilità dell'azione non ne risente

Perfezione divina

A livello tanto tecnico quanto artistico Hades rasenta la perfezione: la cura riposta nel port per Nintendo Switch è evidente da una miriade di dettagli, e si riflette nell'alto livello qualitativo del risultato finale.

La risoluzione è fissata a 720p in modalità portatile e 1080 in modalità docked, con il framerate quasi sempre stabile a 60 fps: quel "quasi" si riferisce ad alcuni cali osservati tanto nelle stanze più ricche di nemici e proiettili quanto durante gli scontri con i boss, soprattutto in caso di rematch con personaggi aggiuntivi.

Nondimeno, l'esperienza di gioco non ne esce indebolita, perché per la stragrande maggioranza delle ore passate in compagnia di Hades non abbiamo riscontrato problematiche degne di nota o rallentamenti tali da impedirci di portare a termine una run: quando siamo morti (e siamo morti decine di volte, beninteso) è stato sempre per colpa di una decisione azzardata, di un riflesso tardivo, di un schivata nella direzione sbagliata e mai per colpe esterne.

Data la storia di Supergiant, peraltro, non ci sorprenderemmo se, insieme al cross-save tra la versione PC e quella Switch, che implementerà la possibilità di continuare ad esplorare l'Ade palleggiando i salvataggi tra le due macchine, nelle prossime settimane arrivasse anche un fix che elimini anche le minime incertezze riscontrate a livello di framerate.

Zagreus è un protagonista carismatico e strafottente

In ogni caso, il codice del gioco è immacolato nonostante la build sia uscita da poche settimane dalla fase di early access, e non abbiamo riscontrato bug o problematiche di qualsivoglia tipologia da segnalare.

Da segnalare, e in modo insistente, c'è invece l'eccezionalità del comparto artistico della produzione, che, come per il versante narrativo, rappresenta l'apice della carriera dello sviluppatore californiano: come e più del già meraviglioso Transistor, Hades si giova di un look incredibile, fatto di riletture in chiave moderna di luoghi e personaggi della mitologia greca, con uno stile da graphic novel americana che non disdegna un tocco europeo nelle proporzioni dei personaggi e nell'abbondanza quasi impressionista di colori.

La generazione procedurale delle stanze non prescinde dalla loro realizzazione a mano, con una cura certosina per le animazioni non solo del protagonista ma anche dell'ampio bestiario nemico.

Le cutscene animate, le espressioni delle talking heads durante i dialoghi in-game, le prove recitative del cast di doppiatori e la strabordante quantità di minuscoli dettagli animati concorrono a rendere il gioco uno dei più belli da vedere della pur crescente libreria di Nintendo Switch, soprattutto in modalità portatile, dove, senza sacrificare la leggibilità dell'azione, Hades brilla ancora di più.

Le palette cromatiche in modalità portatile sono un piacere per gli occhi

Detto della straordinaria rigiocabilità del titolo, che comunque porterà via un paio di decine di ore anche ai giocatori più frettolosi, non possiamo che dedicare la chiosa finale della nostra analisi alla magnifica colonna sonora, anche stavolta firmata da Darren Korb, compositore statunitense già al lavoro su tutte e tre le precedenti opere di Supergiant Games.

Anche stavolta l'artista offre prova di sé con pezzi estremamente adrenalinici durante le fasi di combattimento più intense e, nel contempo, melodiosi e tranquilli, con un retrogusto sempre amaro, nelle (rare) fasi in cui ci si dedica ad approfondire il legame con i personaggi non giocanti.

Se amate la musica dei videogiochi e volete abbandonarvi alle melodie strumentali che accompagnano le peripezie di Zagreus, trovate la colonna sonora scaricabile per intero sia su Steam sia su Bandcamp.

Se volete godervi Hades su Nintendo Switch, potete trovare la console su Amazon a un prezzo speciale.
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