Gli abbonamenti saranno anche il futuro, ma non ancora il presente: solo il 35% dei giocatori ne ha uno

I giocatori si stanno davvero abbonando ai servizi che permettono di giocare on demand? Vediamo cosa ci dicono i numeri

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

I servizi in abbonamento per giocare ai videogiochi hanno preso sempre più piede. Tra Xbox Game PassPlayStation NowEA Access e uPlay+ sono sempre di più le alternative tra cui i giocatori possono orientarsi per trovare un catalogo on demand dove accedere immediatamente a dei videogiochi che non devono acquistare singolarmente.

Ma quanti sono gli utenti che effettivamente hanno deciso di pagare una sottoscrizione per giocare? Secondo uno studio, ancora non tantissimi. E il motivo è presto detto: i prezzi.

I videogiocatori e i servizi in abbonamento

Secondo lo studio di Simon-Kurcher & Partners, rilanciato dai colleghi del sito GamesIndustry, abbiamo la che c'è già un numero importante di giocatori che ha sottoscritto un qualsiasi abbonamento, ma si tratta comunque di meno della metà del bacino di utenza raggiungibile.

Lo studio è stato svolto su un campione di 13mila appassionati da 17 diversi Paesi, tra maggio e giugno, e ha svelato che il 35% dei giocatori ha attivato un abbonamento.

Negli Stati Uniti, mercato di riferimento per il videogame, questa percentuale scende a solo il 20%, mentre sale in mercati più emergenti, come in India e Indonesia.

Se, quindi, un buon numero di appassionati ha già deciso di affidarsi all'abbonamento, significa che solo in USA otto giocatori su dieci preferiscono invece un modello tradizionale, con l'acquisto canonico del gioco. Applicate questo modello alle serie TV o ai film: immaginate se otto persone su dieci preferissero l'acquisto di un DVD o blu-ray all'avere accesso on demand a un contenuto su un servizio a pagamento come Netflix o Amazon Prime Video.

Dei 35% che hanno un abbonamento attivo, il 9% ha affermato di avere abbonamenti multipli a più servizi, il 71% di essere interessato ad attivarne di ulteriori. 

A convincerli, fattore fondamentale, sarebbe la qualità dei giochi inclusi negli abbonamenti. Il secondo motivo è il prezzo proposto, il terzo il numero dei giochi presenti.

Il discorso si ribalta per coloro che non sono abbonati, e che hanno citato in tutti i casi proprio il prezzo come fattore che ritengono troppo alto rispetto alla proposta. Sia coloro che giocano meno di cinque ore alla settimana che coloro che giocano oltre le venti ore hanno dichiarato di non essere iscritti a nessun abbonamento per via dei prezzi.

I cosiddetti "hardcore gamer" (oltre venti ore settimanali) hanno messo al secondo posto il fatto che preferiscono possedere una loro copia del gioco all'accesso volatile a un software, mentre i meno costanti (meno di cinque ore alla settimana) ritengono di non giocare a sufficienza da dover sottoscrivere o valutare un abbonamento.

Sappiamo che il mondo dei videogiochi guarda sempre più ai servizi in abbonamento, che sono un modello di monetizzazione che permette entrare nel lunghissimo corso, anche se viene vissuto in modi diversi da publisher diversi: l'approccio di Microsoft, che fin dal day-one include le sue esclusive in Xbox Game Pass, è infatti non replicabile da altri secondo l'analista Michael Pachter (e anche secondo Sony).

Proprio su Game Pass il gigante di Redmond sta costruendo la sua strategia per il futuro: vedremo se, con l'avvento di Xbox Series X, i numeri di chi ha sottoscritto un abbonamento per giocare tenderanno ad aumentare. L'uscita della console next-gen è attesa per il 10 novembre prossimo in tutto il mondo.

Se volete abbonarvi a Xbox Game Pass, vi raccomandiamo di approfittare del prezzo proposto da Instant Gaming.