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Gears of War - Sintesi di un brand vincente - Speciale

Gears of War è uno dei brand più amati dai videogiocatori di casa Microsoft grazie a capitoli apprezzati sia dal punto di vista contenutistico sia qualitativo. Un viaggio, per Marcus e compagni, iniziato con la Xbox 360 e che continua con fermezza tutt'oggi alla fine del ciclo di Xbox One.

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Avatar di Marino Puntorieri

a cura di Marino Puntorieri

Editor

Pubblicato il 05/09/2019 alle 09:01 - Aggiornato il 30/09/2019 alle 13:09
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Il Verdetto di SpazioGames

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La saga di Gears of War è riuscita ad entrare nel cuore dei videogiocatori con un’offerta appagante sia per gli amanti delle campagne single player sia per gli appassionati del multiplayer. Da un lato, le storie di una razza umana al limite della sopravvivenza schiacciata da forze oscure sempre più minacciose, fatta di legami saldati e distrutti per sempre con sacrificio e coraggio, dall’altro, la possibilità di dar sfogo alle proprie abilità mettendosi a confronto con giocatori di tutto il mondo in combattimenti sempre più frenetici. Il passaggio di consegne da Epic Games a The Coalition ha inizialmente spaventato i più, e dopo un quarto capitolo tanto imponente online quanto coraggioso nella formula narrativa, il team canadese si appresta a presentare un quinto capitolo capace di rivoluzionarsi ulteriormente, con il chiaro obiettivo di lasciare nuovamente il segno nei cuori dei fan di casa Microsoft. Alle porte dell’uscita di Gears 5 tutto è possibile, basta crederci.

Sono passati ben tredici anni dall’annuncio del primo Gears of War; un breve trailer mostrava una città devastata dalla guerra ed un solo inarrestabile guerriero, ovvero Marcus Fenix, pronto a combattere contro numerose belve assetate di sangue, il tutto condito dalle note toccanti di “Mad World”. Da quel trailer a oggi, di vicende legate alle peripezie della squadra Delta e compagni, i videogiocatori ne hanno vissute di tutti i colori, e alle porte della sua quinta trasposizione sembra doveroso fare un breve bilancio delle caratteristiche, al netto degli sforzi dei vari sviluppatori, che hanno permesso al brand di diventare uno dei principali cavalli di battaglia di Microsoft, così come un riferimento per milioni di videogiocatori. Non a caso la recensione del quinto capitolo ne è una chiara testimonianza.

Gears of War

Brothers to the end

Il primo vero elemento che ha permesso alla serie di Gears of War di raccogliere consensi anno dopo anno è stato l’impatto della narrazione proposta, e l’evoluzione della stessa nel tempo. Fin dal primo capitolo, la trilogia “originale” nelle mani di Epic Games e Cliff Bleszinski ha conquistato il cuore dei videogiocatori grazie a campagne frenetiche, tempi morti ridotti all’osso durante le missioni (se non per approfondire qualche contesto sui vari conflitti) ed un cast di personaggi con i quali era impossibile non ritrovarsi in sintonia. Il carismatico protagonista Marcus Fenix, il migliore amico Dom, lo sbruffone Cole, il saccente e lamentoso Baird, senza poter in nessun modo dimenticare i poveri fratelli Carmine, con i primi due destinati nei rispettivi titoli a qualche tragica e cruenta morte e l’irruento Clayton scampato per miracolo alla stessa nefasta sorte per volere della community in opposizione ai sadici sviluppatori.

Gears of War

Le file dell’armata COG hanno portato negli anni la conoscenza di numerosi personaggi più o meno importanti, anche femminili, ma il miglior feeling si è raggiunto proprio con i quattro membri della squadra Delta regalando anche momenti dall’enorme impatto emotivo. Ad esempio, pensando a Dominic [inizio spoiler] non si può dimenticare l’incontro con l’amata Maria nelle prigioni delle Locuste di Gears of War 2, un incontro tormentato ed infine dai risolvi traumatici. Non si può nemmeno non citare il doloroso sacrificio dello stesso nel terzo capitolo per salvare i compagni circondati dal nemico;  “Non immaginavi che sarebbe finita così, eh Maria?” , gridava l’amico fidato di Marcus. In realtà non lo immaginava nessun videogiocatore incollato davanti allo schermo sbigottito, sempre accompagnato dalle note leggere di pianoforte del brano di riferimento di Gary Jules citato nell’introduzione, scelto proprio per enfatizzare la perdita subita. [fine spoiler]

Gears of war

Dopo lo spin-off del 2013 legato alle peripezie di Baird in Gears of War: Judgment, capitolo valido ma non paragonabile alla qualità delle versioni canoniche, il brand passa nelle mani di Black Tusk Studios per volontà di Microsoft, con Rod Fergusson (già regista nella produzione della prima trilogia) come capo dei lavori per mantenere una certa continuità con il franchise per l’attuale generazione videoludica. Risultato raggiunto in duplice modo rassicurando anche i fan più scettici; ricordare le radici dalle quali è cominciato tutto, onorandole con una rimasterizzazione di tutto rispetto del capitolo originale nel 2015, e poi gettarsi un anno dopo su una parziale rivoluzione dal punto di vista narrativo con un nuovo capitolo, il quarto della serie, emblema di un passaggio di consegne tra protagonisti sofferto, ma essenziale per dare nuova linfa vitale a un brand che rischiava di non avere più lo stesso appeal per un pubblico sempre più esigente.

Escono dalle fottute pareti

Il secondo elemento che ha permesso negli anni di dare continuità al marchio di Gears of War è stato il comparto multiplayer, tramite un processo di crescita ben più esponenziale rispetto al comparto narrativo sopracitato. Cavalcando proprio gli anni pioneristici dei titoli fortemente legati a modalità online, Epic Games, prima, e The Coalition, dopo, hanno stratificato nel tempo un comparto online dei più completi ed appaganti in assoluto. Si tratta di features che abbracciano sia gli amanti della cooperazione che della competitività in versus senza distinzione alcuna. Le campagne hanno sempre avuto la possibilità di essere affrontate almeno in coppia, con la possibilità di utilizzare anche dei bivi in alcune sessioni coop appositamente studiate per aumentare il divertimento e l’impegno, soprattutto alle difficoltà maggiori. Come se non bastasse la modalità Orda, è diventata negli anni ulteriore elemento di pregio per l’intero franchise, con la possibilità di imbastire vere e proprie roccaforti, dal secondo capitolo in poi, sempre più attrezzate per regalare ore e ore di divertimento assieme agli amici di sempre e sopravvivere ad ondate via via più numerose di creature bramose di sangue.

Non poteva ovviamente mancare all’appello il comparto online legato a meccaniche PvP, essenziali per dare il giusto slancio al brand di Gears of War dal punto di vista puramente competitivo. Obiettivo raggiunto con l’approdo anche nel mondo degli Esports, prima in America e poi esteso a macchia d’olio e culminato negli ultimi anni con un vero e proprio “Circuito Professionistico” con un montepremi da capogiro, inizialmente composto da ben 1 milione di dollari e destinato ad impennarsi grazie alle numerose sponsorizzazioni legati ad eventi e tornei dal vivo sparsi nelle principali località di tutto il mondo. Una soluzione che ha ottenuto grandi consensi partendo da un gameplay tanto atipico alle origini quanto vincente; la telecamera alle spalle del personaggio e la necessità di doversi continuamente spostare da una copertura all’altra della mappa, ben si è amalgamato anche online e ha portato i giocatori negli anni a migliorarsi e scontrarsi quasi in una danza a colpi di Gnasher (il classico shotgun  per intenderci con i meno avvezzi), fucili da cecchino, ed ovviamente Lancer armati di motosega per finire nel modo più brutale possibile l’avversario.

Come dimenticare poi la possibilità di incollare letteralmente le granate ai muri e trasformare ogni angolo della mappa in una trappola mortale? Impossibile, tutti lo abbiamo fatto almeno una volta, e tutti ne siamo anche caduti vittime. Gli scontri online nel più classico dei multiplayer deathmatch hanno trovato poi ancor più enfasi e consensi tra i videogiocatori nella variante denominata Re della Collina, capace di far emozionare qualsiasi fan di Gears of War al solo ricordo di ore e ore passate su partite interminabili e scontri cruenti per mantenere la propria posizione ed ottenere più punti del team avversario, in barba al rapporto morte/uccisioni considerato un’inezia di poco conto per raggiungere la vittoria finale.

La saga di Gears of War è riuscita ad entrare nel cuore dei videogiocatori con un’offerta appagante sia per gli amanti delle campagne single player sia per gli appassionati del multiplayer. Da un lato, le storie di una razza umana al limite della sopravvivenza schiacciata da forze oscure sempre più minacciose, fatta di legami saldati e distrutti per sempre con sacrificio e coraggio, dall’altro, la possibilità di dar sfogo alle proprie abilità mettendosi a confronto con giocatori di tutto il mondo in combattimenti sempre più frenetici. Il passaggio di consegne da Epic Games a The Coalition ha inizialmente spaventato i più, e dopo un quarto capitolo tanto imponente online quanto coraggioso nella formula narrativa, il team canadese si appresta a presentare un quinto capitolo capace di rivoluzionarsi ulteriormente, con il chiaro obiettivo di lasciare nuovamente il segno nei cuori dei fan di casa Microsoft. Alle porte dell’uscita di Gears 5 tutto è possibile, basta crederci.

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