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Immagine di Dune: Spice Wars | Provato - Alla conquista di Arrakis
PROVATO

Dune: Spice Wars | Provato - Alla conquista di Arrakis

Dune: Spice Wars è uno strategico molto interessante ambientato nell'universo nato dalla mente di Herbert

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 25/04/2022 alle 16:00
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  • Pro
    • L'unione tra meccaniche RTS e 4X funziona molto bene
    • Strategicamente molto valido
    • Partite veloci e sempre sul filo del rasoio
    • La componente politica è perfetta per il mondo di Dune
  • Contro
    • Saprà sfruttare al meglio la pesante licenza?
    • La componente bellica non è decisamente il suo forte
    • Per ora poche modalità di gioco

Conclusioni Finali di SpazioGames

Chi si aspettava un titolo dagli elevati valori economici degno della imponente licenza potrebbe restare deluso ma, sotto la sua apparente semplicità, Dune: Spice Wars si è rivelato uno strategico decisamente peculiare e dall'ottimo potenziale, sin da questo primo faccia a faccia. Solo con l'arrivo della campagna si potrà giudicare il vero utilizzo dell'universo creato da Herbert, ma dal punto di vista prettamente ludico non c'è molto di cui lamentarsi e le basi per una solida crescita futura sono già state gettate sulle dune sabbiose di Arrakis.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dune: Spice Wars
Dune: Spice Wars
  • Sviluppatore: Shiro Games
  • Produttore: Funcom, Shiro Games
  • Distributore: Funcom, Shiro Games
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 26 aprile 2022 (Accesso Anticipato) - 14 settembre 2023

Steam su instantgaming

€17 €34.99

Dune non ha bisogno di molte presentazioni. Il romanzo - o per esser più precisi, la serie di romanzi - nato dalla penna di Frank Herbert nel 1965 è uno dei pilastri della fantascienza moderna, un affascinante universo ripreso dalla celebre pellicola di David Lynch nel 1984 e che è stato sfruttato da uno dei capostipiti degli strategici in tempo reale, ossia il Dune II di Westowood Studios.

Una licenza così importante è sia croce che delizia, può essere un valore aggiunto se sfruttata a dovere ma rischia allo stesso tempo di diventare oggetto di forte critica se impiegata in modo approssimativo all’interno di un’opera mediocre e di cui non farà altro che accentuare le incrinature.

Shiro Games ha deciso di restare in una zona piuttosto grigia e dopo aver provato in anteprima Dune: Spice Wars possiamo dire di aver messo mano su un buonissimo strategico, ma che utilizza il brand in un modo forse un po’ troppo superficiale.

Tracce sotto la sabbia

Se siete appassionati del genere, il nome Shiro Games vi suonerà familiare. Il piccolo team di sviluppo è infatti il creatore di Northgard, titolo indie che nel corso degli ultimi anni ha raccolto parecchi successi, come dimostrano le sue recensioni su Steam.

Forte di questa esperienza accumulata, la software house ha deciso di optare per una via decisamente conservatrice e, almeno in questo stato preliminare, Dune: Spice Wars – d’ora in avanti solo Dune per amore di sintesi – presenta non poche somiglianze con il suo predecessore.

Emulare un gioco che ha ricevuto molti apprezzamenti non è per forza una mossa sbagliata, ma forse, vista l’ingombrante licenza, ci si sarebbe potuti aspettare un’opera dalla portata più ampia e che soprattutto non si limitasse a impiegare semplicemente l’ambientazione desertica, qualche celebre nome e gli iconici vermi delle sabbie.

Arrakis non è un pianeta ospitale

Bisogna però precisare che Dune è attualmente disponibile in accesso anticipato, che l’unica modalità di gioco presente è la partita sandbox e dunque non sappiamo in futuro come verrà strutturata la campagna, che di certo si focalizzerà con maggiore attenzione sulla componente narrativa, nella speranza che vengano anche toccate le tematiche più nascoste del romanzo di Herbert.

Un pianeta inospitale

Dunque, una volta avviato Dune, l’unica via percorribile è la partita rapida, la quale ha inoltre una lista di possibili impostazioni davvero limitata, vista l’assenza di diverse mappe fra cui scegliere o di modificatori utili a dettagliare l’aggressività delle fazioni e via dicendo.

L’unica reale decisione riguarda la fazione, da selezionare fra la casata Atreides, la casata Harkonnen, gli Smugglers – ossia i contrabbandieri – e infine i Fremen. Ciascuna fazione può inoltre selezionare due consiglieri – alcuni ben noti come Feyd-Rautha o Duncan Idaho giusto per citarne un paio – con i quali si accede a una serie di importanti bonus.

La casata Harkonnen è uno dei protagonisti di questo strategico

Questi nomi sono ben conosciuti a tutti gli amanti dell'universo di Dune, ma in questa trasposizione digitale presentano delle differenze abbastanza superficiali, che rendono poco merito alla natura data loro da Herbert. Ad esempio, gli Atreides possono conquistare i villaggi neutrali in modo pacifico, gli Harkonnen godono di alcuni bonus quando hanno una forte presenza militare o, ancora, i Fremen possono richiamare a loro piacere i pericolosi vermi delle dune, mostri quasi invisibili in grado di spazzare via in pochi secondi un intero esercito.

Al di là di queste piccole peculiarità, tutte le fazioni hanno però un comportamento molto simile una volta che ha inizio la partita e anche le condizioni di vittoria restano identiche presso tutte e quattro le potenze coinvolte.

Ci si poteva quindi aspettare una maggiore personalità visto il forte background narrativo del brand, un dispiacere che forse viene addirittura accresciuto non appena ci si accorge dell’ottima qualità di Dune a livello strategico.

Come detto in apertura, il titolo riprende da vicino alcune delle meccaniche già utilizzate in Northgard, con una struttura ibrida a metà strada tra l’RTS e un 4X. La gestione della mappa - ossia il suolo di Arrakis - è molto più vicina a questa seconda componente. Il pianeta è infatti suddiviso in territori prestabiliti, ciascuno con un suo villaggio indipendente e dotato di alcune risorse peculiari e la prima cosa da fare è spedire i propri Ornitotteri alla ricerca delle aree più proficue per iniziare l’espansione.

Ogni villaggio va studiato nei minimi dettagli

Un suolo ricco di risorse

Ad inizio match la capitale della propria fazione è infatti ancora inaccessibile e l’unico modo per accaparrarsi le prime risorse consiste nell’occupare con la forza bruta i primi villaggi.

Già da questi primi scontri si scopre subito come la componente bellica non sia il cuore pulsante di Dune: le unità militari sono piuttosto esigue e non brillano per inventiva. Ci sono quelle dedicate all’attacco da vicino, altre colpiscono da lontano e ce ne sono altre più adatte alle incursioni stealth, ma anche nei momenti finali non si percepisce mai una reale versatilità tattica e la possibilità di attuare piani articolati.

Il vero pregio di Dune è la profondità della sua economia e della gestione dei vari territori che via via compongono un regno sempre più vasto. Nella parte superiore dello schermo trovano così spazio i numerosi materiali che occorre accumulare per far prosperare la propria fazione.

Ovviamente, la risorsa più importante è la spezia - o il melange, per usare un termine più preciso - tanto preziosa quanto rara, disponibile in pochi territori e che è necessario accumulare per pagare le tasse imperiali, pena pesantissimi malus che rischiano di compromettere la vittoria finale. Strettamente collegata alle spezie c’è poi il solaris, che può essere scambiato sul mercato con il melange e che è fondamentale per reclutare le truppe e per costruire molti degli edifici, assieme al cemento.

Tutti questi materiali devono convivere in perfetta sinergia e occorre un’attenta pianificazione per bilanciare al meglio l’output di ciascun villaggio, da differenziare anche nella produzione di acqua e di celle energetiche – altri materiali che si aggiungono alla lunga lista – senza dimenticare gli edifici militari, come campi di addestramento e le torrette, indispensabili per respingere i continui raid.

Dune è anche politica

L’unico modo per avere una economia prolifica è dunque la continua esplorazione di Arrakis alla ricerca di nuovi territori da sfruttare, con un ritmo di gioco sempre sostenuto e senza pause, anche grazie ai molteplici luoghi di interesse da scovare  con gli ornitotteri, come ruderi da scavare per ottenere materiali aggiuntivi.

Spesso per indagare questi luoghi di interesse è però necessario impiegare i propri agenti, un altro elemento che si va ad aggiungere ad una componente strategica decisamente profonda. Queste personalità di spicco possono essere impiegate come spie dietro le linee nemiche e giocano un ruolo fondamentale nel delicato equilibrio politico che coinvolge loro malgrado tutte e quattro le fazioni.

Una delicata convivenza politica

Periodicamente si riunisce infatti il Landsraad, un consiglio dove tutte le potenze sono chiamate in causa per votare a favore o contro determinate proposte – costi aggiuntivi di reclutamento per una certa fazione, truppe aggiuntive per un’altra o, ancora, malus aggiuntivi se vengono scoperte delle spie – e che è anche legato ad una delle tre condizioni di vittoria possibili, con il successo politico che viene raggiunto nel momento in cui si viene eletti governatori del pianeta di Arrakis.

Naturalmente è anche possibile stipulare dei patti con le altre fazioni, in modo tale da intavolare scambi di risorse o accordi di libera circolazione, una diplomazia che comunque non va troppo nei dettagli e a cui farete ricorso solo per smaltire il vostro surplus di solaris in cambio magari di blocchi di cemento.

Per incidere con i voti durante le sedute occorre però spendere i punti influenza, solo la prima delle risorse meno concrete presente in Dune. La seconda sono invece i punti sapere, anche questi da aumentare costruendo certi edifici - con connessi costi di mantenimento da bilanciare in altri modi - e che sono necessari per sbloccare i vari nodi dell’albero delle tecnologie, un sistema di progressione che però è troppo simile tra le varie forze in gioco e che non brilla decisamente per profondità.

Il pianeta è un ricco puzzle di territori e risorse

Infine, la risorsa più cruciale è l’egemonia, una sorta di summa finale delle proprie imprese e che cresce in base alle conquiste fatte, alle tasse pagate o, ancora, alle guerre vinte. Con il crescere dell’egemonia si espande il gameplay stesso e, ad esempio, una volta raggiunti i duemila punti diventa anche accessibile la propria capitale, dotata di edifici unici e che garantisce una serie di modificatori decisivi dal punto di vista militare, scientifico ed economico.

Naturalmente anche l’egemonia può essere sfruttata per conquistare la vittoria finale, un traguardo faticoso che viene raggiunto quando si tocca quota cinquantamila punti.

Insomma, nonostante una licenza per ora non sfruttata al massimo e che probabilmente troverà il suo vero compimento una volta che farà la sua apparizione la campagna, Dune: Spice Wars è già da subito uno strategico decisamente interessante, capace di trasportare molte delle ottime meccaniche di gioco già apprezzate in Northgard all'interno del mondo ideato da Frank Herbert.

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