Dipendenti GameStop: perché siamo così insistenti? Perché siamo disperati

Alcuni dipendenti della celebre catena di rivendita hanno rivelato che possono anche essere licenziati se non raggiungono obiettivi come l'ottenimento dei dati dei consumatori, o l'abbonamento ai servizi di ricompense

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Abbiamo già visto di recente che quello attuale non è il più florido periodo nella storia di GameStop: la catena di rivendita di videogiochi e console (nuovi e usati) sta infatti vivendo un periodo di grande rallentamento e spera che la venuta della next-gen, alla fine del 2020, possa rimescolare le carte, attirando nuovi clienti presso i suoi punti vendita.

Nel frattempo, i colleghi del sito statunitense Polygon hanno raccolto le testimonianze (debitamente anonime, ovviamente) di alcuni dipendenti della catena, che hanno parlato del perché siano così insistenti con i clienti, della politica sugli usati, ora concentrata sugli smartphone e del perché ritengano che Fortnite abbia ucciso l’economia del mercato dei videogiochi.

Il bisogno di tenersi il lavoro

In caso vi foste mai domandati il perché dell’insistenza dei commessi di GameStop, che vi propongono garanzie extra o tessere da membri deluxe, che consentono di ottenere ricompense accumulando punti con i vostri acquisti, la risposta è semplicissima: «ho visto un cambiamento nella pura disperazione che la compagnia prova nei confronti dei margini di profitto che deve accumulare» ha spiegato uno store manager che da molti anni lavora presso GameStop.

«La compagnia è irrequieta e non ispira fiducia. Puoi avvertirlo in ogni singolo messaggio che inviano: le fondamenta stanno crollando e loro stanno tentando di arrampicarsi» ha aggiunto un assistant manager di un punto vendita.

E ancora: «penso che quest’anno chiuderanno un migliaio di negozi. Devono tagliare i costi, il mercato retail dei videogiochi sta morendo.»

Perché, quindi, quell’insistenza? Perché, alla luce delle poche entrate rispetto alle sue aspettative, GameStop impone degli obiettivi giornalieri ai suoi dipendenti. Se questi obiettivi non venissero raggiunti, il dipendente rischierebbe anche il licenziamento.

Ci sono target di tutti i tipi: alcuni testimoniano che viene imposto di ottenere i dati di almeno 10 consumatori al giorno, altri parlano della necessità di convincere almeno 5 clienti alla settimana a vendere il loro telefono usato a GameStop (che ora si occupa anche di questo business). E ancora, c’è la necessità di ottenere un certo numero di pre-order e di convincere le persone a partecipare al programma di ricompensa.

«Fortnite ha ucciso il mercato dei videogiochi»

Secondo alcune testimonianze, a incidere sui numeri della catena è anche la crescita del mercato digitale dei videogiochi. Sono sempre meno i clienti che entrano per comprare un videogioco retail – motivo per cui la compagnia propone ora anche merchandising, console usate, tablet e telefoni usati e schede di credito digitale e DLC, in maniera tale che si possano ottenere questi contenuti anche presso i loro punti vendita.

GameStop

Tutto, nell’ottica della «disperazione di ottenere profitti», sottolineano i dipendenti, che però hanno un altro timore: il fatto di proporre le schede per i contenuti digitali nei negozi non farà altro che convincere ancora di più le persone di quanto sia più comodo comprare un contenuto e scaricarlo stando semplicemente seduti sul divano di casa.

«Fortnite sta uccidendo l’industria dei videogiochi» ha dichiarato un dipendente, «oltre metà di tutti i giocatori che hanno meno di diciotto anni giocano quasi solamente a Fortnite. Vendiamo i V-Bucks, ma praticamente questi consumatori non comprano quasi mai nessun altro videogioco» ha aggiunto, sottolineando come proporre la vendita dei crediti virtuali per il successo di Epic Games non sia sufficiente a fare in modo che questi giovani giocatori diventino clienti affezionati della catena.

Una situazione per niente rosea

«Il mio negozio è molto conosciuto per le sue vendite importanti. Ma il traffico di consumatori si è diradato molto negli ultimi due anni. A parte alcuni giorni di particolare traffico, come il Ringraziamento, il Black Friday e le uscite di giochi di particolare rilievo, praticamente non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi di vendita per quasi tutti i singoli giorni» ha commentato uno store manager statunitense.

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Va da sé che la situazione della catena GameStop sia tutt’altro che rosea, al momento – e rimane da vedere se il lancio della nuova console riuscirà a risollevarla, considerando che anche chi compra le copie fisiche preferisce, spesso, affidarsi ai rivenditori online, con comoda consegna a domicilio e magari qualche prezzo d’occasione.

Oltretutto, anche il mercato dei giochi usati sta rallentando, complice il fatto che molti consumatori preferiscano vendere i loro prodotti attraverso Internet, anziché affidarsi alle valutazioni operate dalla catena GameStop per il loro versamento.

«Abbiamo visto un calo drammatico nel numero delle persone che si presentano nel negozio. Di media, c’era sempre almeno una persona che gironzolava per il negozio. Adesso passano anche tre ore senza che io interagisca con nemmeno un cliente» ha rivelato un altro dipendente.

La strada è in salita e starà a GameStop – motivando debitamente i suoi dipendenti e soprattutto i suoi potenziali acquirenti, con campagne, promozioni e prezzi che possano rispondere colpo su colpo alle proposte della concorrenza – salvare i posti di lavoro che offre.

Fonte: Polygon