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Beda il Bardo e la Storia dei Tre Fratelli - Storia della Magia per Babbani

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a cura di SirFran Snee

Pubblicato il 08/11/2018 alle 11:00 - Aggiornato il 07/01/2019 alle 17:01
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Il Verdetto di SpazioGames

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Le vie della magia sono davvero infinite e abbiamo appena sondato uno dei sentieri percorribili e parecchio interessanti in un futuro videogioco. Se ci stessimo chiedendo come è finita la storia dei Peverell, abbiamo una lezione impartitaci dal più saggio dei tre, Ignotus: "Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell’Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita."
“C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro.”

Così comincia una storia nella storia, una sottotrama che fa parte di quei pochi elementi evidenziati nei due film finali della saga di Harry Potter, a scapito di tantissimi altri dettagli e sub-plot di spessore. Concentriamoci però su questa narrazione, di per sé una fiaba che J.K. Rowling ha fatto scrivere a Beda il Bardo, noto autore di leggende e storie per bambini del mondo magico. Questo personaggio del XV secolo ha steso questa leggenda, per alcuni una manciata di parole affascinanti e niente più, per altri una storia che nasconde qualcosa di molto più misterioso e concreto: parliamo della Storia dei Tre Fratelli, raccontata da Hermione Granger nel settimo e ultimo capitolo, I doni della morte. Nella stravagante casa di Xenophilius Lovegood, padre dell’altrettanto stramba Luna, la voce della strega legge il passo dal libro originale di Beda e dà vita e forma a una storia che merita di essere (ri)portata alla luce, i cui contenuti sono notevoli sia per significato, sia per potenziali nuovi percorsi narrativi che possono originare.

Basata su Il racconto dell’Indulgenziere di Geoffrey Chaucer, pare infatti che il Bardo abbia preso spunto dalle vite di Antioch, Cadmus e Ignotus, tre maghi molto dotati e potenti che grazie alle loro arti magiche riuscirono a creare tre oggetti magici dal valore inestimabile. La storia dunque narra di tre fratelli in viaggio che hanno a che fare con l’incarnazione della pace eterna, del nulla che tutto e tutti attende: la Morte. Questa, sotto le spoglie di un essere incappucciato e misterioso, dall’identità ignota e per sua natura diabolica, offre un dono potente e unico al mondo a ciascuno di loro, per congratularsi delle loro capacità magiche. Una bacchetta, un mantello, una pietra: questi erano i tre doni, reputati non a caso proprio i Doni della Morte. Non sono ovviamente doni casuali, bensì tutte pietre miliari che hanno punteggiato a più riprese o con una sola comparsata le scene di questo spettacolo magico: il primo è la famosa Bacchetta di Sambuco, la più potente del mondo magico, e impugnata da diversi maghi piuttosto noti e potenti, tra cui Gellert Grindelwald ( il principale antagonista della serie spin-off Animali fantastici), Albus Silente, disarmato da Draco Malfoy e diventando dunque legittimo proprietario, fino ad arrivare nelle mani di Harry, che la riporrà nella tomba di Silente alla fine della storia (al contrario della versione cinematografica, che la vede spezzata al termine della faticosa Battaglia di Hogwarts). Infatti, sostiene la stessa autrice della saga, “per la Bacchetta di Sambuco chi vince l’incontro vince anche la sua lealtà. È insensibile. Va solo dove si trova la forza.” Saremo dunque in grado di conquistare lo strumento magico più potente e mercenario della storia della magia? Pensate sia possibile che il nostro cammino incroci la serie di padroni di questa bacchetta unica e dagli incantesimi spietati?

Il secondo ha segnato l’immaginazione di tanti spettatori bambini che hanno visto un piccolo Daniel Radcliffe apparire e scomparire a suo piacimento, sognando forse una coperta simile per non farsi rintracciare più. Il mantello dell’invisibilità entra nella storia magica dal XIII secolo ed è comparso parecchie volte non solo nella storia che conosciamo, ma anche nei diversi videogiochi lanciati finora. Anche la versione LEGO dei nostri maghetti preferiti ha celebrato questo potente indumento, effettivamente parecchio utile, interessante e coinvolgente da un punto di vista del gameplay in cui ci si potrebbe ritrovare ancora in futuro, dotando il suo possessore di un potere nient’affatto indifferente. Questo però è assolutamente incomparabile a quello della Pietra della Resurrezione, il terzo dono della Morte ai fratelli Peverell. Da non confondere con la Pietra Filosofale, creata da Nicolas Flamel, alchimista vissuto per secoli, e ottenerne l’Elisir di lunga vita, questa pietra potentissima avrebbe fatto sì che il suo proprietario, con gli altri due doni, potesse essere declamato come Signore della Morte. Come sappiamo infatti, questa piccola pietra si è disvelata alla chiusura, quando il Boccino d’Oro che la conteneva è stato aperto e ha permesso a Harry di morire e resuscitare al termine della Battaglia di Hogwarts.

Le proprietà di questo oggetto magico sono davvero tante, così come è complessa la sua storia: creata da Cadmus Peverell, stando al pensiero di Silente, la pietra venne probabilmente usata nel tentativo di far tornare in vita la sua promessa sposa. Successivamente arrivò nelle mani del Signore Oscuro, che lo ottenne con la forza dalla famiglia Gaunt e che diventò uno degli Horcrux disseminati nel mondo per difendere i brandelli di un’anima già spezzata in molteplici modi. Così la Pietra della Resurrezione chiude questo cerchio, breve ma intenso, dipinto dalla storia dei Peverell, che ci hanno così offerto la possibilità di sognare a occhi aperti e sperare in qualche modo di poter conoscere più da vicino questi tre doni, o almeno la loro storia. Perchè non godere almeno una volta delle proprietà benefiche e potenti di questi oggetti nel prossimo titolo magico? Sebbene la storia dei tre fratelli ci abbia insegnato che solo la ragione può davvero controllare la forza e il potere racchiusi nei Doni, sarebbe davvero fantastico poterci mettere alla prova e testare le nostre capacità magiche in un futuro titolo con queste funzionalità. Senza dimenticare che, perché no, potremmo addirittura incrociare i Peverell, qualche membro della famiglia Gaunt, o essere noi stessi uno di loro, o un personaggio ad essi correlato.

Le vie della magia sono davvero infinite e abbiamo appena sondato uno dei sentieri percorribili e parecchio interessanti in un futuro videogioco. Se ci stessimo chiedendo come è finita la storia dei Peverell, abbiamo una lezione impartitaci dal più saggio dei tre, Ignotus: “Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell’Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.”

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