-
Pro
- Tabellone 3D modulare
- Regole introdotte passo dopo passo, senza sovraccarico.
- Ogni capitolo arricchisce la campagna con nuove sfide e componenti.
-
Contro
- Effetto sorpresa non replicabile
- Miniature poco dettagliate
- Non un titolo infinito da riproporre.
Il Verdetto di Cultura POP
La scena ludica contemporanea è ricca di titoli che puntano all’epicità, ma pochi hanno l’audacia di mettere in discussione la nozione stessa di completezza come Ziggurat. Questo nuovo progetto porta la firma di due figure centrali del game design moderno, Matt Leacock (Pandemic) e Rob Daviau (Pandemic Legacy), che tornano a cimentarsi con il formato evolutivo. Non si tratta solo di presentare un gioco, ma di analizzare un’esperienza narrativa e meccanica che prende forma progressivamente.
Ziggurat non è un semplice cooperativo di scalata: è una campagna articolata in sei capitoli, custoditi in altrettante buste sigillate. Il sistema di rivelazione graduale rappresenta il vero cuore del titolo. Si parte con un gameplay immediato, accessibile e familiare al pubblico più ampio: un gruppo di eroi affronta la scalata di una struttura tridimensionale evitando Spiriti di Fuoco e pericolosi pozzi. Ma, con ogni vittoria o sconfitta, l’apertura di una nuova busta introduce obiettivi narrativi inediti, componenti fisici e regole permanenti che arricchiscono e complicano la base di partenza.
Questa progressione cumulativa trasforma la recensione stessa in un esercizio di analisi dinamica. La vera sfida per i designer consiste nel mantenere l’equilibrio tra la semplicità iniziale — fondamentale per coinvolgere i neofiti — e la complessità crescente che i gamer più esigenti si aspettano. Bilanciare sei passaggi evolutivi così incisivi senza generare frustrazione o bruschi salti nella curva di apprendimento è un obiettivo ambizioso.
La domanda che guida la valutazione è dunque inevitabile: Ziggurat riesce a fondere sei esperienze distinte in una campagna coesa e memorabile, oppure l’ambizione del formato legacy finisce per appesantire un puzzle game dalle meccaniche altrimenti brillanti?
Contenuto
Prima di addentrarsi nell’analisi del gameplay evolutivo, è utile soffermarsi sul contenuto e sulla qualità della produzione. Ziggurat si presenta in una scatola compatta ma ricca, che cela al suo interno il vero punto di forza: il tabellone 3D modulare.
La scelta di un tabellone a sei livelli, che richiama la struttura a gradoni della Ziggurat, non è solo estetica ma anche funzionale. I piani sovrapposti creano profondità verticale e rendono gli spostamenti tra rampe e scale un elemento strategico tangibile. I materiali sono robusti e l’assemblaggio iniziale sorprende per rapidità, un dettaglio apprezzabile in un titolo pensato anche per il pubblico family. L’impatto visivo è immediato e contribuisce in modo significativo all’immersione tematica.
Per quanto riguarda i materiali di gioco, la scatola include:
-
12 miniature eroe e 4 schede eroe: un roster ampio, sebbene in partita se ne usino solo quattro. La differenziazione tra personaggi, unita agli adesivi (soprannomi e “bruciature”), offre un minimo di progressione personale nel corso della campagna.
-
12 segnalini Spirito di Fuoco: i principali antagonisti di questo cooperativo.
-
38 carte di partenza: il motore del movimento di eroi e spiriti. La qualità è standard ma resiste bene a rimescolamenti frequenti.
-
6 buste capitolo sigillate: il cuore del sistema evolutivo. Rappresentano la vera ricchezza del titolo, contenendo nuovi componenti, tessere ambientali e regole aggiuntive da sbloccare progressivamente.
La qualità complessiva è solida e in linea con le aspettative di un progetto firmato da autori di primo piano. L’unico aspetto meno incisivo riguarda le miniature, più simili a standee tridimensionali che a sculture dettagliate, ma si tratta di un compromesso accettabile per un titolo che privilegia accessibilità e funzionalità del tabellone. Nel complesso, la confezione offre un buon equilibrio tra componenti e promessa ludica, preparando al meglio il terreno per la progressione meccanica che sarà analizzata nei capitoli successivi.
Meccaniche di gioco
A livello meccanico, Ziggurat si presenta come un puzzle game cooperativo basato sul movimento programmato e sulla gestione del rischio. Il setup iniziale è rapido e il primo capitolo — il Livello Zero — stabilisce subito i principi fondamentali: portare tutti gli eroi in cima alla Ziggurat evitando sia l’avanzata degli Spiriti di Fuoco, principali antagonisti, sia le cadute nei pozzi disseminati lungo la salita.
Il motore dell’azione è un sistema di Card-Driven Movement che sorprende per eleganza e semplicità. Ogni carta indica di quanto muovere un eroe (proprio o altrui) e, subito dopo, di quanto si spostano o vengono generati gli Spiriti di Fuoco. Il movimento degli eroi deve corrispondere esattamente al valore della carta: non è possibile fermarsi prima né oltrepassare il numero indicato. Questa regola trasforma ogni turno in un puzzle decisionale in cui anche il più piccolo errore di calcolo può avere conseguenze gravi.
Poiché le mani di carte sono limitate e l’obiettivo è condiviso, la comunicazione diventa essenziale. Spostare un eroe altrui per metterlo in salvo, anche se significa avvicinare uno Spirito di Fuoco, è spesso una scelta necessaria e strategicamente rilevante. Gli Spiriti si muovono in modo prevedibile ma inesorabile. Basta una valutazione sbagliata per portare al collasso del gruppo: se un eroe viene “scottato” o cade in un pozzo, la sconfitta è immediata e collettiva.
In questa fase iniziale il peso specifico del gioco resta contenuto, ma la tensione è costante. Ogni mossa ha valore, il downtime è minimo e la natura collaborativa obbliga a un confronto continuo. Ziggurat riesce così a bilanciare regole semplici con una pressione tattica sempre presente, ponendo basi solide per la complessità crescente dei capitoli successivi.
Analisi evolutiva: la curva di difficoltà
Il vero banco di prova di Ziggurat è la sua natura evolutiva. Le sei buste sigillate non sono un semplice artificio scenico, ma la spina dorsale di un’esperienza che cresce gradualmente. Non si tratta di un Legacy distruttivo: una volta terminata la campagna, il gioco può essere rigiocato dall’inizio. Tuttavia, con lo stesso gruppo di giocatori, l’effetto sorpresa inevitabilmente cala, poiché la rivelazione dei contenuti e delle nuove regole è parte integrante del fascino della prima esperienza.
Ogni busta introduce in modo chirurgico nuove regole e componenti, generando un “salto” che innalza la complessità senza travolgere i partecipanti. Nei primi capitoli (livelli 1 e 2) gli innesti sono leggeri: piccoli oggetti o varianti della plancia ampliano le possibilità tattiche senza snaturare il cuore del movimento a carte. La curva di apprendimento è dolce, consentendo di familiarizzare con le nuove variabili.
Nei livelli intermedi (3 e 4) il titolo inizia a pesare di più: gli obiettivi si diversificano, gli Spiriti di Fuoco assumono ruoli più incisivi e le priorità strategiche cambiano, richiedendo cooperazione più serrata e valutazioni più sottili. Gli ultimi capitoli (5 e 6) rappresentano il climax. Tutte le regole apprese convergono in un puzzle collaborativo denso, che mette a dura prova la coordinazione del gruppo. La sfida si fa notevole, ma la vittoria finale restituisce una sensazione di compimento rara in titoli di questo genere.
Il grande merito di Ziggurat è di saper bilanciare accessibilità e profondità. Non si viene mai travolti da un regolamento massiccio, ma si impara passo dopo passo, trasformando ogni sessione in una vera scoperta ludica.
Verdetto: l’esperienza è la destinazione
Completata la campagna, Ziggurat raggiunge il suo apice evolutivo. Come accade spesso nei titoli legacy o a progressione strutturata, emerge però la natura intensa ma non infinita del viaggio. L’attrattiva principale risiede nell’apertura delle buste e nella scoperta graduale di regole e componenti. Una volta conclusi tutti i capitoli, l’esperienza perde parte della sua forza: conoscere già obiettivi, modifiche e colpi di scena rende i replay meno tesi e, inevitabilmente, meno affascinanti.
L’effetto sorpresa è il carburante che alimenta la prima campagna e, una volta esaurito, l’interesse tende a calare. Per il potenziale acquirente, Ziggurat va considerato come una miniserie interattiva, un evento ludico di sei sessioni. Il valore non si misura nella rigiocabilità infinita, ma nella qualità e coerenza del percorso offerto, capace di evolvere con precisione fino al finale.