Un The Elder Scrolls ha quasi "ucciso" Bethesda

Un ex sviluppatore di Bethesda, Bruce Nesmith, ha spiegato che The Elder Scrolls 2: Daggerfall stava per condannare la serie e l'azienda.

Immagine di Un The Elder Scrolls ha quasi "ucciso" Bethesda
Avatar

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

I fan Bethesda attendono con trepidazione The Elder Scrolls 6, così come apprezzano la saga fantasy nella sua interezza.

Lasciando da parte il recente Starfield (che trovate su Amazon) la serie di The Elder Scrolls è infatti la punta di diamante del colosso americano.

Vero anche che The Elder Scrolls 6 è stato annunciato con incredibile anticipo a causa dell'incessante richiesta dei fan di saperne di più sul gioco.

Ora, però, come riportato anche da GamesRadar, c'è stato un capitolo classico della serie che ha quasi "distrutto" Bethesda: stiamo parlando di The Elder Scrolls 2: Daggerfall.

Daggerfall, uscito nel lontano 1996, è stato il secondo capitolo di quella che è diventata l'amata serie di giochi di ruolo di Bethesda in grado di definire il genere,

Sembra però che sia stato particolarmente difficile da sviluppare, e che se non fosse stato realizzato avrebbe potuto significare la fine dello studio stesso.

È quanto emerge da una recente intervista con l'ex sviluppatore di Bethesda Bruce Nesmith, la cui lunga carriera presso lo studio ha incluso ruoli come progettista principale di The Elder Scrolls V: Skyrim e progettista di Daggerfall.

In risposta alla domanda dell'intervistatore Ben Hanson circa l'eventualità che il progetto non fosse stato realizzato, ciò avrebbe potuto significare la fine di The Elder Scrolls e non solo. Nesmith afferma: «Non sarebbe stata solo la fine di The Elder Scrolls, sarebbe stata potenzialmente la fine di Bethesda».

«L'azienda aveva investito enormi quantità di risorse in questo progetto», spiega ancora Nesmith. «C'erano dei costi di opportunità perché si trattava di uno studio molto, molto piccolo, e quindi il fatto che non si potesse realizzare un altro gioco perché doveva questo, faceva davvero male». 

In un'altra parte della conversazione, Nesmith riflette sul lancio di The Elder Scrolls 2 come "brutale" e concorda sul fatto che è stato senza dubbio il più difficile della sua carriera. «Ci sono stati quasi 18 mesi di crisi», afferma.

«Voglio dire, non è una cosa sostenibile. E poi rilasciare un gioco nello stato in cui è stato rilasciato? Gli amministratori ci urlavano contro ogni giorno e ogni settimana. Se non lavoravi almeno 60 ore, il tuo lavoro era in pericolo. Era una cosa brutta».

Poi aggiunge: «Non ci ha aiutato il fatto che credevamo nel gioco, ma allo stesso tempo vedevamo che era un disastro».

Il resto, come si dice, è storia. Daggerfall ce l'ha fatta, così come anche Morrowind è stato lanciato con successo, seguito poi da Skyrim.

Le cose sono quindi andate per il verso giusto, visto che sia la serie che Bethesda hanno continuato a proporre nuove avventure: del resto, è cosa nota che The Elder Scrolls 6 dovrà affrontare la pesante eredità dello storico The Elder Scrolls V: Skyrim, ancora giocato a quasi 12 anni dalla sua release originale.

Per quanto riguarda invece il gioco Bethesda del momento, ossia Starfield, nella nostra recensione Stefania Sperandio vi ha raccontato che «l’ambizioso sogno interstellare di Bethesda Game Studios si è trasformato in realtà in tutto quello che era ludicizzabile: non ci sono dubbi che ci passerete un’infinità di ore, e appena spenta la vostra Xbox vi accorgerete subito di volerci tornare per vivere nuove avventure.»