Immagine di Telling Lies, il thriller interattivo di Sam Barlow
Recensione

Telling Lies, il thriller interattivo di Sam Barlow

Dire le bugie è divertente, no?

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a cura di Francesco Ursino

Informazioni sul prodotto

Immagine di Telling Lies
Telling Lies
  • Sviluppatore: Sam Barlow
  • Produttore: Annapurna Interactive
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 23 agosto 2019 - 28 aprile 2020 (console)

Mentre giocavo a Her Story, c’era un detto che mi tornava in mente di continuo. Diceva: “ogni storia ha tre versioni: la mia, la tua, e quella vera.” E mi sembrava una cosa particolarmente giusta da dire riguardo al titolo, che proponeva l’osservazione di lunghe sessioni di interrogatorio con protagonista una donna indecifrabile. Che succede, però, se a essere osservato non è solo un personaggio, ma (almeno) quattro? Ne esce fuori qualcosa come Telling Lies, nuovo gioco di Sam Barlow che ci mette nei panni di una donna misteriosa, intenta a scavare nelle altrettanto misteriose vite di un quartetto di personaggi che, in un modo o in un altro, hanno qualcosa da nascondere. Vediamo di capirci di più.

Amore

Mi ricordo chiaramente di essere venuto a conoscenza di Telling Lies durante il PC Gaming Show dello scorso E3. Avendo apprezzato Her Story, già da allora mi parve un progetto decisamente interessante, per non dire ambizioso. Questa sorta di coraggio traspare anche dai dettagli: il gioco, appena avviato, propone solo uno scarno menu (sottotitolato in italiano, così come tutto il titolo) che dà modo di avviare la storia. Così come in Her Story, tutta la vicenda vede protagonisti attori in carne e ossa, un po’ come succede nel recente Erica, che pure propone un gameplay totalmente diverso. In ogni caso, la storia parte in maniera veloce: una donna sale le scale e guadagna di fretta l’ingresso del suo appartamento. Accende il suo computer e inserisce una chiavetta USB. Sullo schermo si apre una sorta di motore di ricerca nel quale la donna digita la parola: AMORE.

Capire perché il gioco dia il là al tutto partendo da una parola del genere ha rappresentato uno dei miei dubbi iniziali, perché per il resto, l’esperienza di gioco è sembrata subito familiare. In modo simile a Her Story, infatti, l’attività principale è stata quella di setacciare un archivio di circa 170 video, cercando di ricostruire una storia con un qualche filo logico. Come in Her Story, tutto passa per il PC della protagonista.

Questa volta il software che ci permette di scavare tra i vari video si chiama Retina, ed è un ritrovato della NSA che scava a fondo nei flussi video di webcam e smartphone per fini di antiterrorismo (privacy: non pervenuta). Basta cercare una parola, e Retina restituisce i video con i risultati associati alla chiave di ricerca. Similmente a Her Story, però, è impossibile fare i furbi, nel senso che il gioco mostra comunque un massimo di cinque video per ogni ricerca, anche nel caso fossero presenti decine di risultati.

In ogni caso, non sapevamo quale fosse veramente l’obiettivo: l’unica cosa certa, era che dovevamo scavare nella vita di quattro persone all’apparenza normali. La cosa molto bella di Telling Lies, presente in maniera parecchio minore in Her Story, è che l’intreccio può dipanarsi in decine, centinaia di modi diversi. Questo perché l’aumento di personaggi ha permesso di creare trame e sottotrame che si collegano e si allontanano. E allora può capitare che alcuni video si rivelino piuttosto avari di informazioni, mentre altri possono fare avanzare la storia di parecchi capitoli.

Che è un po’ quello capitato a noi nella nostra run.

Come ti chiami?

Il nostro primo obiettivo è stato quello di cercare i nomi di chi stava parlando nei video. E non è stato semplice: i filmati di Telling Lies, infatti, non sono risposte a domande nette, come accadeva negli interrogatori di Her Story, ma dialoghi quotidiani rubati a personaggi ignari. E visto che i personaggi parlano spesso tra di loro, molte volte abbiamo avuto l’occasione di sentire lo stesso dialogo dalla parte dei due soggetti coinvolti, con conversazioni spesso effettuate tramite PC o smartphone. Se uno parla, l’altro deve per forza di cose stare zitto, e questa dinamica dà luogo forse a uno dei difetti del titolo, ma allo stesso tempo a una delle sue caratteristiche più interessanti.

Sì, perché i video di Telling Lies, che abbiamo detto essere spesso dialoghi, a differenza di quelli di Her Story sono mediamente più lunghi, e possono durare anche una decina di minuti. Quando si cerca una determinata parola, allora, il sistema ci riporta i video in cui uno qualsiasi dei protagonisti ha pronunciato il termine ricercato, ma non lo riproduce dall’inizio, bensì a partire dalla frase che contiene la parola ricercata.

Questo vuol dire che un video di diversi minuti può venire riprodotto a iniziare dagli ultimi secondi, perché è lì che il personaggio pronuncia la parola che noi stiamo cercando. Dobbiamo dire che prima di capire bene la dinamica ci abbiamo messo un po’, perché il gioco non la spiega molto chiaramente e ci chiedevamo come mai dovessimo ritornare indietro di parecchi minuti prima poter guardare dall’inizio ogni video.

Le funzioni di rewind e fast forward, a questo proposito, sono piuttosto lente, e ci possono volere anche diversi secondi prima di giungere al punto desiderato del video. Her Story, in maniera anche abbastanza clamorosa, faceva di meglio sotto questo punto di vista. Al contrario del precedente gioco di Sam Barlow, infatti, non è possibile saltare direttamente in un punto desiderato, ma bisogna attendere prima di arrivare al secondo giusto, quasi come con le vecchie videocassette. Piccola e ingenua riflessione meta-narrativa: capire perché la NSA si prende la briga di creare un programma per spiare i cittadini e poi implementa un sistema di riavvolgimento o avanzamento tipico di un videoregistratore VHS, va oltre la nostra comprensione.

Andare avanti e indietro nei filmati può essere stancante ma è necessario, visto che spesso i video saranno ricchi di lunghi silenzi, considerato ancora una volta che si sta parlando di dialoghi via smartphone o PC, e non di monologhi. Il tutto è anche un po’ confusionario, considerato che il gioco segna comunque come già visti tutti i video riprodotti almeno per un istante. Ma visto che non sempre il giocatore guarda tutti i video per intero, per la dinamica accennata in precedenza, si comprende che se si cerca un secondo termine e lo stesso video salta fuori e viene segnalato come già visto, ma in realtà non lo si è guardato tutto, qualche particolare della storia può sfuggire. È tutto un po’ complicato da spiegare, lo capiamo bene, ma d’altra parte Telling Lies è un gioco un po’ cervellotico, come i suoi protagonisti.

A crime story in reverse

Se ci sono più personaggi e più linee narrative, ci sono anche più finali. Il gioco, in questo senso, si regola in maniera abbastanza schematica. A un certo punto della nostra run, diciamo dopo tre ore, la protagonista davanti al computer ha eseguito una certa azione, e da lì è iniziata la sequenza finale. Tutto questo ci ha piuttosto spaesati, perché avevamo sì capito il grosso della vicenda, ma non credevamo di essere andati così a fondo. Era un po’ come se il gioco fosse finito solo perché avevamo visto un numero sufficiente di video, e non perché eravamo veramente arrivati alla fine della vicenda.

Questo perché, a quanto abbiamo avuto modo di capire, i diversi finali i Telling Lies vengono sbloccati a seconda di quanto tempo si passa a guardare i filmati dei determinati personaggi. La nostra prima run, in cui siamo abbastanza sicuri di aver scoperto cose piuttosto importanti fin dai primi minuti, si è quindi conclusa rapidamente, con la visione di soli 73 video su 170. Nulla ci ha vietato, però, di continuare a esplorare le vite dei protagonisti, in modo da arrivare ad avere un quadro completo della vicenda. E se si sceglie di fare ciò, la longevità aumenta di molto, arrivando anche a oltre sei ore.

Ed è questa, lo ripetiamo, la differenza maggiore tra Her Story e Telling Lies. Il nuovo gioco di Sam Barlow forse propone una storia nel complesso con meno colpi di scena (o meglio, forse noi li abbiamo individuati quasi subito, e quindi non ci hanno sorpreso più di tanto); ma la trama è più ampia, sfaccettata e, in ultima analisi, realmente vicina a quello che il giocatore saprà (o avrà voglia di) scoprire.

Anche per questo, in Telling Lies difficilmente si rimarrà bloccati, come invece ci era capitato più volte in Her Story. La quantità maggiore di video, e la presenza di più personaggi, apre nuove possibilità che nel precedente titolo erano praticamente impossibili.

Senza credibilità, non c’è storia

In un gioco che impiega attori reali la performance degli interpreti è un aspetto cruciale. Telling Lies, su questo aspetto, si difende decisamente bene. Recitare testi del genere, intervallati da grandi silenzi, deve essere stato piuttosto stravagante per i quattro protagonisti principali, ovvero Logan Marshall-Green (Spider-Man: Homecoming), Alexandra Shipp (X‑Men: Dark Phoenix), Kerry Bishé (Scrubs) e Angela Sarafyan (Westworld). Senza contare i numerosi ruoli secondari che, in ogni caso, hanno un certo rilievo nella trama.

Dobbiamo dire che la recitazione, nel complesso, ci è parsa adeguata. Il pericolo era quello di avere davanti personaggi troppo stereotipati o, al contrario, figure fin troppo enfatizzate, e per questo poco credibili. Alcuni spezzoni ci sono sembrati veramente ben prodotti, con protagonisti piuttosto naturali e dal comportamento verosimile. Vero è però, e questa è una nostra impressione, che nessuno ha quell’alone di mistero che invece Viva Seifert aveva impresso su Her Story (e che le era valso il premio per la miglior performance ai Game Awards 2015).

La localizzazione in italiano, su cui dobbiamo tornare, è un grandissimo merito di Telling Lies. Non solo tutti i filmati sono sottotitolati, ma anche tutta la ricerca dei video può essere effettuata tramite chiavi in italiano. Anche chi non conosce così bene l’inglese, dunque, può iniziare la sua avventura.

+ Una storia sfaccettata e che avanza in maniera più dinamica rispetto a Her Story

+ Buone performance degli attori principali e secondari

+ Fruibile pienamente anche in italiano

- La nuova dinamica di ricerca dei termini costringe spesso a tornare all’inizio dei video

- La maggior parte dei filmati è composta da dialoghi infarciti di lunghi silenzi

- Il sistema di riavvolgimento e avanzamento dei video è un po’ troppo lento

8.0

Telling Lies è un progetto incredibilmente più complesso di Her Story, e tutto ciò ha portato con sé benefici e qualche difetto. La storia è più sfaccettata, con più personaggi, e soprattutto maggiormente legata all’abilità e alla pazienza del giocatore di riuscire a trovare tutti i filmati necessari. Le performance degli attori sono piuttosto incisive, e la sensazione è che l’intera esperienza possa essere vissute in maniera più personale rispetto al titolo precedente di Sam Barlow. D’altra parte, osservare tanti video spesso infarciti di lunghi silenzi risulta un po’ stancante, anche perché il sistema di riavvolgimento e avanzamento dei video funziona piuttosto lentamente. Il gioco però, come si suol dire, è proprio questo, e se Her Story vi è piaciuto non vediamo particolari ragioni per non acquistare anche il nuovo titolo di Sam Barlow.

Voto Recensione di Telling Lies - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Una storia sfaccettata e che avanza in maniera più dinamica rispetto a Her Story

  • Buone performance degli attori principali e secondari

  • Fruibile pienamente anche in italiano

Contro

  • La nuova dinamica di ricerca dei termini costringe spesso a tornare all’inizio dei video

  • La maggior parte dei filmati è composta da dialoghi infarciti di lunghi silenzi

  • Il sistema di riavvolgimento e avanzamento dei video è un po’ troppo lento

Commento

Telling Lies è un progetto incredibilmente più complesso di Her Story, e tutto ciò ha portato con sé benefici e qualche difetto. La storia è più sfaccettata, con più personaggi, e soprattutto maggiormente legata all’abilità e alla pazienza del giocatore di riuscire a trovare tutti i filmati necessari. Le performance degli attori sono piuttosto incisive, e la sensazione è che l'intera esperienza possa essere vissute in maniera più personale rispetto al titolo precedente di Sam Barlow. D’altra parte, osservare tanti video spesso infarciti di lunghi silenzi risulta un po’ stancante, anche perché il sistema di riavvolgimento e avanzamento dei video funziona piuttosto lentamente. Il gioco però, come si suol dire, è proprio questo, e se Her Story vi è piaciuto non vediamo particolari ragioni per non acquistare anche il nuovo titolo di Sam Barlow.