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Spyro Reignited Trilogy | Cronache dai Regni dei Draghi

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Avatar di Adriano Di Medio

a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Pubblicato il 18/11/2018 alle 09:58 - Aggiornato il 07/01/2019 alle 10:01
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Il Verdetto di SpazioGames

-
Spyro The Dragon, oggi come ieri, è una favola e come tale va apprezzata. L’epopea divertita di un draghetto viola che salva il proprio mondo, al contempo esplorandolo e conoscendolo. Uno spirito che è stato riportato con commovente fedeltà anche sulla Reignited Trilogy. Quest’ultima però ha dalla sua la differenza di aver definitivamente accantonato anche gli ultimissimi accenni di serietà che l’originale lavoro di Insomniac ancora conservava. Il risultato è un videogioco genuinamente divertente, che cattura nella sua sottintesa ironia e nei suoi livelli ariosi e lussureggianti come foreste tropicali. E per quanto i remake non siano mai stati visti particolarmente bene nelle ultime generazioni, quando così ben realizzati qualunque lamentela non può che apparire fuori luogo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Spyro Reignited Trilogy
Spyro Reignited Trilogy
  • Sviluppatore: Toys for Bob
  • Produttore: Activision
  • Distributore: Activision Blizzard
  • Piattaforme: PS4 , XONE , SWITCH
  • Generi: Piattaforme
  • Data di uscita: 13 novembre 2018 - 3 settembre 2019 (Switch)

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È da pochi giorni nei negozi, eppure è già un successo su tutta la linea: Spyro Reignited Trilogy, il remake shot-for-shot della prima trilogia del draghetto viola di Insomniac. Su queste pagine la recensione ha confermato la bontà del lavoro dei Toys for Bob, pertanto stavolta vogliamo adottare un punto di vista differente. Più che l’occhio oggettivo, in questo speciale in tre parti racconteremo la storia di Spyro da parte di qualcuno che si trova a riviverla vent’anni dopo. In questa prima puntata, l’esordio: Spyro The Dragon.

La fiaba dei cinque regni

Spyro The Dragon non è un videogioco che presenta meccaniche complesse. Non ne ha e non ne ha bisogno, così come non ha bisogno di una trama difficile. Per effetto di una parola di troppo di un drago troppo sicuro di sé, gli abitanti dei Regni dei Draghi vengono trasformati in statue di cristallo dal perfido e irascibile Nasty Norc. Spyro è l’unico a non rimanere intrappolato, essendo ancora cucciolo e quindi troppo piccolo per essere notato dalla ripicca del Norc. La trama si esaurisce in questi due minuti scarsi, gettandoci subito nell’azione. E in maniera sorprendente, tutto è esattamente lì dove lo avevamo lasciato nel 1998. Spyro si muove, libera i draghi, raccoglie le gemme e insegue i nemici. Proprio questi ultimi sono il vero cardine dell’azione, tanto da sorpassare i salti tra piattaforme, che (almeno in teoria) dovrebbero essere la maggiore attrattiva per un family-game come questo.

In realtà, qualche altro accenno di background narrativo c’è, tanto nel classico quanto nella Reignited Trilogy. La differenza è che molte informazioni venivano ai tempi scritte nel manuale di gioco, cosa oggi per forza di cose non più di moda. In sé il Regno dei Draghi è diviso in cinque: Artigiani, Pacificatori, Stregoni, Domatori e Tessisogni. Gli artigiani sono un’etnia pacifica, prevalentemente dediti all’arte e alla musica; i Pacificatori assumono invece il ruolo di forza dell’ordine, dalla gerarchia militare. Gli Stregoni sono metafora della conoscenza, che in quanto tale ha bisogno di solitudine per produrre arte; i Domatori sono invece gli artefici delle creature viventi, e dalle paludi traggono l’argilla e la materia prima per plasmarle. Infine i Tessisogni portano avanti la loro eterna lotta contro gli incubi. Sono però tutti accomunati dal fatto che la magia di Nasty ne ha riempito i mondi di mostri bizzarri, che paiono averne assimilato in peggio le caratteristiche.

I Norc e le gemme suddite

Considerando il mondo di partenza Spyro probabilmente è nato da uno degli Artigiani, mentre non sono note le origini dei Norc. Questa specie di umanoidi color verde rana parrebbe essere al gradino più basso di questi cinque mondi. Anche qui non vi sono particolari informazioni sul loro conto, ma pare comunque che data la loro natura bellicosa abbiano avuto passati scontri con i Draghi, i quali si sono inevitabilmente conclusi con la vittoria di questi ultimi. Ciò ha fatto diventare i Draghi particolarmente sprezzanti nei confronti dei Norc, tanto da non considerarli più una minaccia seria. Nasty Norc parrebbe essere quello che tra i suoi simili meno sopporta questa strafottenza, oltre che a esibire una grezza intelligenza. Punto sul vivo dal fare di sufficienza dei suoi nemici eterni non esita due volte a trasformare tutti i draghi in cristallo.

Tuttavia, il manuale di gioco originale specificava come con lo stesso incantesimo egli avesse trasformato i tesori dei Draghi in scagnozzi al suo servizio. Può sembrare un dettaglio velleitario, ma in realtà è una spiegazione non da poco: prima di tutto giustifica perché i nemici sconfitti rilasciano una gemma. Abbattendoli Spyro semplicemente li riporta al loro stato originario di pietra preziosa. E inoltre il loro essere “gemme” designa in maniera ironica quella che è la loro basica intelligenza. Il loro agire in un solo modo (e quindi leggibile) è giustificato proprio dal fatto che sono “oggetti in movimento”, quindi per definizione limitati a una sola routine. Chiude sarcasticamente il cerchio il fatto che solo degli esseri artificiali potevano obbedire con così tanta solerzia a un Norc. In maniera un po’ obliqua, molte creature assomigliano ai Norc stessi, il che lascia intendere come Nasty abbia preso banalmente spunto dai suoi simili per molti dei suoi mostri. Persino i tesori sparpagliati in ogni livello (e pronti per essere raccolti da Spyro) sono giustificati col fatto che il nostro antagonista è parecchio disordinato. Infine, c’è da specificare che non tutti i Norc sono necessariamente aggressivi: per quanto copie, i primi nemici che si incontrano nel mondo degli Artigiani sono anzi spaventati, e se li si insegue abbastanza a lungo finiranno chiusi in un angolo a tremare terrorizzati.

Del resto, proprio sui nemici e sulla loro varietà (e conseguenti variazioni di approccio) è nato Spyro The Dragon. Insomniac venne coinvolta nell’idea del videogioco per famiglie da Marc Cerny, ai tempi facente parte della Universal. La convergenza di idee nacque quando qualcuno dentro allo sviluppatore si ricordò di Dragonheart, film di Rob Cohen del 1996. Un fantasy dall’inaspettato cuore, che nonostante appaia oggi come superato e anche mediocre aveva una rappresentazione genuina della creatura di fantasia ma piena di fascino quale è il drago.

Giocattoli per Robertino

C’è paradossalmente poco da aggiungere: la versione Reignited Trilogy del primo videogioco di Spyro ricrea il gioco con rara fedeltà. I ragazzi di Toys for Bob hanno ricreato il mondo squadrato di Insomniac con una cura veramente commovente, arricchendolo di dettagli ma non dimenticandone la natura accessibile. Un’accessibilità che per correttezza filologica combacia con forse l’unico vero difetto del primo gioco: il basso livello di sfida. Il livello di difficoltà, oggi come ieri, si mantiene decisamente basso, tanto che anche con ricordi minimi si giunge alla fine in veramente pochissimo tempo. Un valore che si incrementa (poco) inseguendo il completismo, dal raccogliere ogni gemma all’acchiappare gli odiosissimi ladri di uova dal cappuccio azzurro. La fedeltà è stata tale che è stata trasmessa anche la stessa rigidità dei controlli, cosa resa più palese in alcune manovre avanzate come le planate e la gestione delle cariche. Infine non può che far piacere la differenziazione dei Draghi liberati. Nell’originale erano praticamente solo quattro modelli (normale, grasso, muscoloso e vecchio) variamente ricolorati, qui invece sono praticamente tutti unici e coerenti con il Regno cui appartengono. Probabilmente ai puristi non piacerà che la traduzione italiana abbia inglesizzato la pronuncia del nome Spyro, accantonandone le origini latine e greche che invece la vorrebbero pronunciata così com’è scritta.

Ma forse questo primo episodio è quello che ha ricevuto più “privilegi” dal rifacimento. Tali “vantaggi” passano attraverso due elementi inediti: l’indicazione dei tesori e l’interfaccia. La prima permette alla libellula Sparx di fungere da “radar” facendo dei movimenti unici quando si è in prossimità di tesori non raccolti. La seconda è la possibilità (tramite le opzioni) di attivare in basso a sinistra dello schermo una minimappa che mostra la planimetria del livello, la posizione del draghetto e addirittura il suo campo visivo. Cose che sarebbero state introdotte a partire da Spyro 2: Gateway to Glimmer. Conosciuto in America come Ripto’s Rage (e così intitolato nella Reignited) il secondo episodio delle avventure del draghetto avrebbe cambiato radicalmente le carte in tavola, ricreando da capo un nuovo contesto dove muoverlo. Ma questa è un’altra storia…

Spyro The Dragon, oggi come ieri, è una favola e come tale va apprezzata. L’epopea divertita di un draghetto viola che salva il proprio mondo, al contempo esplorandolo e conoscendolo. Uno spirito che è stato riportato con commovente fedeltà anche sulla Reignited Trilogy. Quest’ultima però ha dalla sua la differenza di aver definitivamente accantonato anche gli ultimissimi accenni di serietà che l’originale lavoro di Insomniac ancora conservava. Il risultato è un videogioco genuinamente divertente, che cattura nella sua sottintesa ironia e nei suoi livelli ariosi e lussureggianti come foreste tropicali. E per quanto i remake non siano mai stati visti particolarmente bene nelle ultime generazioni, quando così ben realizzati qualunque lamentela non può che apparire fuori luogo.

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