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Pro
- racconto delicato e metaforic capace di raccontare l’adolescenza in modo fresco
- disegni puliti ed espressivi, che esaltano i momenti emotivi
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Contro
- ritmo narrativo molto lento: chi cerca azione potrebbe trovarlo poco coinvolgente
- personaggi secondari ancora poco sviluppati nel primo volume
Il Verdetto di Cultura POP
Ruridragon di Masaoki Shindō è la proposta di punta dell'autunno targato Star Comics. Si tratta di una divertente commedia slice-of-life che ha riscosso notevole successo in Giappone dove viene serializzato su Shōnen Jump+ ed ha all'attivo 3 tankobon. Un titolo molto atteso anche dai lettori italiani grazie al suo tono leggero e alla capacità di affrontare tematiche come identità e accettazione in maniera molto naturale grazie alla sua vibrante protagonista.
Di cosa parla Ruridragon
Ruri Aoki, si sveglia un mattino con due corna spuntate sulla testa, e la madre le rivela che suo padre, che non ha mai conosciuto, è in realtà un drago. Questo segna l’inizio di una quotidianità che, da un giorno all’altro, smette di essere ordinaria.
Ruridragon segue i primi tentativi di Ruri di affrontare la sua nuova condizione: non solo deve abituarsi a portare corna e a gestire reazioni bizzarre del corpo (come fiammate incontrollate), ma deve anche affrontare gli sguardi curiosi e talvolta timorosi dei compagni di scuola. Inizia così il racconto di una quotidianità di una adolescente che deve capire chi è e come può inserirsi in un contesto scolastico e sociale senza sentirsi diversa.
La sua doppia natura costringe Ruri ad uscire dal suo guscio. Non solo a tornare a scuola ma anche a rapportarsi con compagni e compagne di classe fra vecchi e nuove amicizie ed esperienze inedite come gruppi di studio e uscite fra amiche.
Identità, diversità e amicizia sono il nucleo narrativo di RuriDragon
La formula di Ruridragon è semplice e vincente. Uno slice-of-life di ambientazione scolastica in cui l'elemento fantastico è un efficace pretesto narrativo che permette di affrontare temi complessi con leggerezza.
Si tratta di una metafora dell’adolescenza: le corna e i poteri di Ruri non sono altro che simboli delle trasformazioni che ogni adolescente affronta crescendo, dei cambiamenti che spesso generano insicurezza e senso di estraneità. La protagonista si trova costantemente divisa tra il desiderio di essere accettata dai compagni e la paura di venire esclusa o giudicata. È un conflitto che rispecchia in maniera realistica le dinamiche scolastiche e sociali.
La forza della trama non sta nell’azione o nei colpi di scena, ma nel modo in cui Shindō racconta con delicatezza e ironia il percorso di crescita di Ruri. Tra le pagine emergono sia momenti divertenti che momenti introspettivi capaci di mostrare il contrasto tra l’imbarazzo tipico dell’adolescenza e la scoperta di un’identità “fuori dal comune”.
Accanto a Ruri, spiccano i compagni di classe e gli amici, che incarnano reazioni diverse: chi si dimostra curioso e accogliente, chi resta spiazzato, chi fatica a comprendere. Questi personaggi secondari contribuiscono a dare ritmo al racconto e a riflettere sul valore dell’empatia. La madre di Ruri, sempre premurosa, rappresenta invece la figura del sostegno familiare, pronta a incoraggiarla senza mai banalizzare le difficoltà che la figlia vive.
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Un tratto fresco e accessibile
Dal punto di vista grafico, RuriDragon colpisce subito per la freschezza del tratto. Shindō adotta uno stile chiaro e leggibile, che privilegia la semplicità delle linee senza rinunciare a espressività ed eleganza. I personaggi hanno un design pulito, con occhi grandi e morbidi tratti del volto che rendono Ruri immediatamente simpatica e riconoscibile.
Le scene scolastiche sono disegnate con attenzione agli sfondi, senza mai appesantire la pagina: l’autore sa quando arricchire i dettagli e quando lasciare spazio al bianco per dare respiro alla narrazione. Questa scelta grafica rispecchia la leggerezza del tono e rende la lettura scorrevole.
Un altro punto forte è l’uso delle espressioni facciali. Ruri passa dall’imbarazzo alla frustrazione, dalla timidezza alla gioia e Shindō riesce a restituire queste sfumature con naturalezza.
Lo stile di Shindō potrebbe ricordare quello di mangaka come Mitsuru Adachi per l’equilibrio tra semplicità e dolcezza pur mantenendo un tocco personale che lo distingue dalla media da serie simili in corso di serializzazione. La sensazione finale è di un manga visivamente delicato, in grado di trasmettere emozioni anche attraverso le pause e i silenzi, e non solo tramite le parole.