Quando debuttò al cinema nel 2012, ParaNorman sorprese pubblico e critica per il suo equilibrio perfetto tra commedia, emozione e brivido. Prodotto dallo Studio Laika, lo stesso di Coraline e Kubo e la spada magica, il film candidato agli Oscar 2013 come Miglior film d’animazione, tornerà in sala, distribuito in esclusiva in Italia da Nexo Studios, in una nuova versione rimasterizzata, sia in 2D che in 3D, accompagnato da un inedito cortometraggio animato in CGI. L’appuntamento è fissato per un evento speciale dal 23 al 26 ottobre.
Cultura POP è media partner dell'evento. L’elenco delle sale e prevendite sono disponibili su nexostudios.it.
Con la sua miscela di avventura, ironia e atmosfere gotiche, ciò che rende ParaNorman davvero speciale è il modo in cui utilizza il linguaggio dell’horror. Non si limita a spaventare, ma rende omaggio ai grandi classici del genere, dalla zombie-mania de La notte dei morti viventi alle atmosfere suburbane di Halloween, trasformandoli in un racconto fruibile da bambini e ragazzi.
ParaNorman: un cult che parla la lingua dell’horror
Diretto da Sam Fell e Chris Butler, fin dalle prime scene, ParaNorman si presenta come un film che conosce bene i codici dell’horror. L’apertura è un omaggio dichiarato ai B-movie degli anni ’50 e ’60, con zombie traballanti, urla esagerate e un’estetica volutamente kitsch. Questo tono meta-cinematografico serve a introdurre lo spettatore – adulto o giovane – al mondo di Norman, dove il soprannaturale è reale ma trattato con ironia.
La scelta dello stop-motion contribuisce a rendere il tutto più suggestivo. Le ombre nette, i colori cupi e i dettagli delle scenografie ricordano il cinema gotico e le atmosfere alla Tim Burton, ma con un approccio più solare e inclusivo. Non è un caso: Laika, con ParaNorman, voleva sperimentare quanto lontano si potesse spingere l’animazione per ragazzi senza perdere il legame con il genere horror.
I tributi ai grandi classici: da Romero a Carpenter
l film è disseminato di riferimenti che qualunque appassionato di cinema horror riconosce al volo. Quando la cittadina viene invasa dagli zombie, il rimando a La notte dei morti viventi di George A. Romero è immediato. I non-morti, con la loro andatura goffa e i gemiti cavernosi, sembrano usciti direttamente dal capolavoro del 1968.
Ma non c’è solo Romero. L’ambientazione suburbana, fatta di strade tranquille, scuole e giardini ordinati che nascondono segreti oscuri, è un chiaro tributo a Halloween di John Carpenter. La normalità della cittadina americana diventa terreno fertile per l’irruzione del soprannaturale. A questo si aggiungono piccoli dettagli sparsi ovunque: poster vintage nei corridoi della scuola, citazioni visive a classici della Universal come Frankenstein e Dracula, fino alle gag che prendono in giro gli stereotipi del genere.
In questo senso, ParaNorman è una vera e propria lettera d’amore al cinema horror. È pensato per i più giovani, ma al tempo stesso è capace di strizzare l’occhio agli adulti che riconoscono questi riferimenti, rendendolo un film “a più livelli”.
Un horror accessibile: paura senza trauma
La grande sfida di ParaNorman era creare un film che avesse davvero la tensione di un horror, ma senza risultare traumatizzante per i bambini. Il segreto sta nell’equilibrio tra paura e leggerezza.
Le scene spaventose sono sempre bilanciate da momenti comici o da un’estetica che evita l’eccessivo realismo. Gli zombie, ad esempio, non sono mostri sanguinolenti: fanno paura ma allo stesso tempo suscitano ilarità con i loro movimenti grotteschi. Le sequenze più cupe vengono spesso alleggerite da battute brillanti o da personaggi secondari che sdrammatizzano.
Questo approccio permette ai bambini di vivere la “catarsi” della paura – un brivido controllato che li fa sentire coraggiosi – senza il rischio di restare traumatizzati. È la stessa logica che negli anni ’80 ha reso cult film come Ghostbusters o Gremlins, opere che mischiavano orrore e comicità.
Norman e l’horror come metafora della diversità
Un altro elemento che rende il film straordinario è l’uso del linguaggio horror come metafora sociale. Norman, che vede i fantasmi, è considerato un diverso e viene bullizzato dai compagni. L’horror diventa così il linguaggio ideale per raccontare la sensazione di non appartenere, di essere esclusi dalla normalità.
Anche la maledizione della strega Aggie, nucleo della vicenda, è una metafora potente: una bambina accusata di essere “diversa” e condannata ingiustamente. Il tema dell’emarginazione si lega direttamente al genere horror, che da sempre dà voce a chi si sente “altro” rispetto alla società.
In questo senso, ParaNorman insegna ai bambini (e ricorda agli adulti) che affrontare le paure significa anche accettare l’altro, guardare con empatia chi non si conforma. È un messaggio di straordinaria attualità, veicolato attraverso gli strumenti dell’immaginario horror.
Perché ParaNorman è un horror per tutte le età
Definire ParaNorman un “horror per bambini” non significa ridurlo a un prodotto minore. Al contrario, il film dimostra come il linguaggio del terrore possa essere adattato a diversi pubblici senza perdere efficacia. Per i più piccoli, offre il brivido controllato di una storia di fantasmi e zombie raccontata con ironia. Per i più grandi, è un omaggio raffinato alla storia del cinema horror, con riferimenti colti e riflessioni mature sulla paura, la diversità e il perdono.
La sua forza sta proprio in questo doppio livello di lettura. ParaNorman intrattiene i bambini con un’avventura avvincente e spaventosamente divertente, mentre conquista gli adulti con la sua intelligenza cinematografica e la profondità dei suoi temi.
Guardare ParaNorman oggi significa scoprire un film che non ha paura di spaventare, ma che sa anche accogliere, educare ed emozionare. Un vero esempio di come ,l’horror, se ben dosato, possa essere un linguaggio universale capace di parlare ai bambini senza semplificarsi troppo e agli adulti senza rinunciare al divertimento. Le sue radici cinematografiche, intrecciate con i grandi classici di Romero e Carpenter, non sono semplici citazioni, ma strumenti per costruire un immaginario condiviso, familiare e al tempo stesso innovativo.