Metropolis di Rintarō e Katsuhiro Ōtomo, tratto dal manga di Osamu Tezuka, è più attuale che mai: IA, robot e disuguaglianze sociali raccontano il nostro presente. Quando uscì nel 2001, venne accolto come un’opera visionaria e sofisticata, capace di mescolare atmosfere rétro con riflessioni futuristiche. A distanza di oltre vent’anni, il film torna sul grande schermo in versione restaurata per un evento speciale in programma il 13, 14 e 15 ottobre.
Cultura POP è media partner dell'evento. L’elenco delle sale e prevendite sono disponibili su nexostudios.it.
Metropolis appare oggi straordinariamente profetico. Le tensioni tra umani e robot, i conflitti di potere e le domande sull’identità individuale risuonano oggi con un’urgenza ancora maggiore, in un mondo segnato dall’ascesa dell’intelligenza artificiale e da profonde disuguaglianze sociali.
Un ponte tra passato e futuro
La genesi del film è affascinante perché racchiude un secolo di immaginario fantascientifico. Tutto parte dal Metropolis di Fritz Lang, il film muto del 1927 che raccontava una città futuristica divisa in due: in superficie i potenti, sottoterra i lavoratori sfruttati. Osamu Tezuka, il “Dio dei manga”, rimase colpito dalle immagini del film e nel 1949 pubblicò un suo Metropolis. Non era un adattamento diretto, ma un’opera originale che prendeva ispirazione soprattutto dall’atmosfera della pellicola tedesca.
Mezzo secolo più tardi, nel 2001, Rintarō e Katsuhiro Ōtomo decisero di riprendere quella storia, trasformandola in un film d’animazione spettacolare. Il risultato fu un intreccio sorprendente: da un lato il design e l'estetica di Otomo e quella classica di Tezuka, dall’altro la potenza visiva della CGI del nuovo millennio. Guardando Metropolis oggi, si ha la sensazione di trovarsi davanti a un’opera che parla tanto del passato quanto del futuro, in un dialogo continuo tra memoria e visione.
Intelligenza artificiale e paura del diverso
Uno dei temi più attuali del film è senza dubbio il rapporto tra umani e robot. Nella città di Metropolis i robot sono indispensabili: lavorano senza sosta, sostengono l’economia e alimentano il progresso. Eppure, nonostante la loro utilità, vengono trattati con diffidenza, discriminati e accusati di “rubare” il lavoro agli esseri umani.
Questa dinamica rispecchia le discussioni che viviamo oggi intorno all’intelligenza artificiale. Da una parte, c’è l’entusiasmo per le nuove possibilità offerte dalle macchine "intelligenti", dall’automazione industriale ai software generativi. Dall’altra, c’è la paura che l’IA possa cancellare interi settori professionali, accentuando insicurezze e disuguaglianze. Il film anticipa con grande lucidità questo dibattito, mostrando come la paura del diverso – che si tratti di robot o di esseri umani marginalizzati – nasca spesso da fragilità e pregiudizi radicati.
La figura di Tima, l’androide che crede di essere umana, porta il discorso ancora più in profondità. La sua identità incerta e la sua capacità di provare emozioni ci spingono a chiederci: fino a che punto una macchina può essere considerata “persona”? Una domanda che nel 2001 sembrava pura fantascienza, ma che oggi, nell’epoca delle IA conversazionali e dei robot umanoidi, assume una sorprendente concretezza.
Se c’è un cuore emotivo nel film, questo è rappresentato proprio da Tima. La sua evoluzione, da macchina inconsapevole a creatura capace di provare emozioni, è il filo rosso della narrazione. Ciò che la rende “umana” non è la sua natura biologica, ma la capacità di creare legami, di provare compassione e di desiderare di essere accettata.
È qui che Metropolis offre la sua riflessione più profonda e universale: non sono i circuiti o il sangue a definire l’umanità, ma la capacità di entrare in empatia con gli altri. Una lezione che vale anche per noi, in un mondo in cui la corsa alla tecnologia rischia di farci dimenticare l’importanza della connessione umana.
Metropolis come specchio del presente
La città di Metropolis è costruita su un contrasto netto: in alto brillano i grattacieli, simboli di progresso e ricchezza, mentre nel sottosuolo vivono i lavoratori sfruttati e i robot relegati a mansioni servili. È un dualismo potente, che non si limita a disegnare un’ambientazione, ma diventa la rappresentazione di una frattura sociale.
Riguardando il film oggi, è impossibile non pensare alle disuguaglianze del mondo contemporaneo. La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, la polarizzazione tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi ne resta escluso, le tensioni sociali legate alla globalizzazione: tutto questo sembra rispecchiarsi nell’universo di Metropolis. In fondo, Metropolis ci ricorda che la tecnologia, se non accompagnata da una riflessione etica, rischia di ampliare i divari anziché ridurli.
Il potere assoluto e la tentazione del controllo
In questo scenario emerge la figura di Duke Red, il leader ambizioso che costruisce la gigantesca Torre di Ziggurat e vuole utilizzare Tima come strumento di dominio. Il suo desiderio non è solo quello di governare la città, ma di avere il controllo totale attraverso la tecnologia.
Questa trama sembra anticipare dinamiche molto attuali. Il dibattito sulla governance dell’intelligenza artificiale, spesso limitato a pochi attori, rispecchia la stessa preoccupazione: cosa accade quando un potere così grande è gestito da una ristretta élite? Metropolis ci avverte dei rischi di uno squilibrio simile, mostrando come il progresso senza responsabilità possa trasformarsi in oppressione.
Perché guardare Metropolis oggi
A più di vent’anni dall’uscita, Metropolis non ha perso la sua forza. Anzi, è diventato ancora più attuale. Non è solo un film che racconta robot e intelligenze artificiali: è un’opera che ci obbliga a guardarci allo specchio, a riflettere su come le nostre società gestiscono il progresso e su quali siano i costi umani di ogni innovazione.
Il merito del film sta proprio nel suo essere, allo stesso tempo, un racconto di fantascienza e una parabola universale. Ci mostra che il futuro tecnologico non è un destino ineluttabile, ma il risultato delle scelte politiche, sociali ed etiche che compiamo ogni giorno.
Rivedere Metropolis oggi significa affrontare le sfide del nostro presente. In un’epoca segnata dall’intelligenza artificiale, dalle crescenti disuguaglianze e dalla concentrazione del potere tecnologico, il film ci ricorda che il progresso ha senso solo se accompagnato da empatia, equità e responsabilità. Metropolis non è soltanto un anime, ma una lente critica con cui leggere il futuro che ci attende.