In un panorama cinematografico spesso affollato di eroi convenzionali, il film d'animazione in stop-motion ParaNorman emerge come una gemma rara e preziosa. Dietro la sua facciata di commedia horror per ragazzi, si cela una delle più potenti e commoventi riflessioni sull'accettazione, l'empatia e il coraggio di essere sé stessi. Il suo protagonista, Norman Babcock, non è il classico eroe forte e popolare; è un ragazzino solitario, un "diverso" emarginato dalla sua stessa comunità. Ma è proprio attraverso il suo viaggio che il film dello studio Laika costruisce la sua tesi più importante: le nostre stranezze non sono difetti da nascondere, ma i superpoteri che ci rendono unici e, talvolta, indispensabili.
ParaNorman tornerà in sala, distribuito in esclusiva in Italia da Nexo Studios, in una nuova versione rimasterizzata, sia in 2D che in 3D, accompagnato da un inedito cortometraggio animato in CGI. L’appuntamento è fissato per un evento speciale dal 23 al 26 ottobre.
Cultura POP è media partner dell'evento. L’elenco delle sale e prevendite sono disponibili su nexostudios.it.
L'anormalità come superpotere
Fin dalle prime scene, Norman ci viene presentato come un outsider. La sua "anormalità" consiste in un'abilità straordinaria: può vedere e parlare con i fantasmi. Quello che per lui è un dato di fatto quotidiano, come salutare gli spiriti lungo la strada per la scuola o chiacchierare con la nonna defunta in salotto, per il resto del mondo è la prova inconfutabile che sia un "freak", uno strambo. La sua famiglia lo tratta con un misto di imbarazzo e preoccupazione, i suoi compagni di scuola lo deridono senza sosta e l'intera cittadina di Blithe Hollow lo guarda con sospetto.
Il film è magistrale nel mostrare come l'isolamento di Norman non derivi dalla sua abilità, ma dalla reazione degli altri a essa. Il suo non è un segreto oscuro, ma una verità che la società rifiuta di accettare. In questo contesto, la sua capacità di comunicare con l'aldilà diventa una metafora per qualsiasi tipo di diversità che genera incomprensione e paura. Norman è il simbolo di chiunque si sia mai sentito "sbagliato" o fuori posto. Eppure, il racconto sovverte brillantemente questa prospettiva: il "dono" che lo rende un emarginato è esattamente la chiave di cui la sua città avrà disperatamente bisogno per salvarsi da una maledizione secolare. La sua stranezza è, a tutti gli effetti, il suo superpotere latente.
Il bullismo come paura del diverso
ParaNorman affronta il tema del bullismo con una lucidità rara. Il principale antagonista di Norman nella vita di tutti i giorni è Alvin, un bullo che lo tormenta costantemente. Nonostante ciò, il film non si accontenta di dipingerlo come un personaggio puramente malvagio. Il comportamento di Alvin, sebbene ingiustificabile, è mostrato come una reazione quasi primordiale alla stranezza di Norman. Egli incarna l'insicurezza che si maschera da aggressività, la paura che si trasforma in violenza verbale e fisica. Alvin perseguita Norman perché non lo capisce, e ciò che non capisce lo spaventa.
Questa dinamica tra i due ragazzi è un microcosmo che riflette la tragedia storica al centro della trama. La maledizione che affligge Blithe Hollow è nata secoli prima, quando i fondatori della città, spinti dalla superstizione e dalla paura, condannarono a morte una bambina innocente, Agatha Prenderghast, accusandola di stregoneria solo perché era "diversa", proprio come Norman. La paura degli adulti del XVII secolo e quella di un bullo del XXI secolo nascono dalla stessa identica radice: l'incapacità di comprendere e accettare chi non rientra nei canoni della "normalità". Il bullismo, quindi, non è solo un problema scolastico, ma il sintomo di un male sociale molto più profondo e antico.
Empatia, non rabbia
Il culmine emotivo e tematico del film è il confronto finale tra Norman e lo spirito furioso di Agatha, la "strega". Quando la rabbia della bambina si scatena sulla città, Norman capisce che non può sconfiggerla con la forza. La sua missione non è combattere un mostro, ma comprendere una bambina ferita. In una sequenza visivamente mozzafiato e psicologicamente intensa, Norman usa il suo dono non per esorcizzare, ma per comunicare. Entra nella tempesta della psiche di Aggie e vede il mondo attraverso i suoi occhi.
Lì, scopre la verità: il "mostro" che terrorizza la città è l'anima di una bambina spaventata e sola, consumata da un dolore così grande da trasformarsi in furia cieca. È diventata esattamente il mostro che i suoi aguzzini l'avevano accusata di essere. L'atto eroico di Norman, quindi, non è un combattimento, ma un atto di profonda empatia. Riconosce il suo stesso dolore in quello di Aggie. Le dice che capisce la sua rabbia e la sua tristezza, ma la implora di fermarsi, spiegandole che la vendetta non cancellerà la sua sofferenza, ma la perpetuerà. Ascoltandola e convalidando i suoi sentimenti, Norman spezza il ciclo di paura e odio che durava da trecento anni. Le offre ciò che nessuno le aveva mai dato: comprensione.
Salvando Blithe Hollow, Norman non solo sconfigge una maledizione, ma trasforma la sua intera comunità. La risoluzione del film è il trionfo dell'inclusione; Norman non viene accettato perché smette di essere "strano" o perché nasconde il suo dono. Al contrario, viene finalmente celebrato proprio per ciò che lo rendeva un reietto. La sua capacità di vedere i fantasmi viene riconosciuta come un talento prezioso e la città impara a vedere il mondo un po' più come lo vede lui.
Questo cambiamento si riflette nelle persone che lo circondano: suo padre, che prima si vergognava di lui, finalmente lo abbraccia e gli dice di essere orgoglioso. Persino Alvin, il bullo, gli mostra una nuova forma di rispetto, riconoscendo il suo coraggio. ParaNorman ci insegna che la vera inclusione non consiste nel costringere chi è diverso a conformarsi alla maggioranza. Consiste, invece, nell'allargare i confini della nostra comprensione, nell'imparare a valorizzare le prospettive uniche e nel riconoscere che la forza di una comunità risiede nella sua diversità, non nella sua omogeneità.
Insomma, ParaNorman è molto più di una spaventosa avventura animata. È una fiaba moderna e necessaria che parla direttamente al nostro presente, un mondo che lotta ancora con il pregiudizio e l'intolleranza. Ci ricorda che gli eroi più autentici non sono quelli senza paura, ma quelli che usano l'empatia per affrontare la paura degli altri, e che il primo passo per cambiare il mondo è avere il coraggio di essere, senza riserve, semplicemente sé stessi.