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Pro
- Il Mostro evita ogni forma di spettacolarizzazione.
- La serie trasforma la cronaca nera in una riflessione sulla verità, sulla colpa e sulla memoria collettiva.
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Contro
- La scelta di non prendere posizione e di lasciare la vicenda sospesa può risultare frustrante per chi cerca chiarezza o una conclusione narrativa più netta.
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Il Verdetto di Cultura POP
Scegliere di costruire un prodotto d’intrattenimento sul Mostro di Firenze non è sicuramente facile o poca cosa, data la mole di punti interrogativi e di ombre che ancora oggi circondano una vicenda di cronaca nera come questa. Presentata fuori concorso all’ottantaduesima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e disponibile su Netflix dal 22 ottobre 2025, Il Mostro attinge dal lato più oscuro della storia del nostro Paese, prendendo in esame una delle “strade” che l’indagine dietro al suddetto serial killer ha preso nel corso del suo periodo più attivo.
Dal reale di un racconto che si è fatto, mano a mano, violenza e memoria nera generazionale, Il Mostro trasporta in un lavoro per episodi che riporta senza mai scadere nel gioco delle facili accuse o, comunque, della presa di posizione netta. Stefano Sollima e Leonardo Fasoli entrano nel merito di una vicenda che ancora oggi continua ad alimentare mistero, portando alla luce alcune ombre in un lavoro di frammenti con rimandi crudelmente attuali.
Tanti indizi, ma le prove?
Una ferita, più di tante altre, attraversa la memoria collettiva italiana: profonda e mai rimarginata. Tra gli anni Settanta e Ottanta, una serie di omicidi efferati sconvolse la quiete della provincia toscana, lasciando dietro di sé un’eco di paura e sgomento.
Otto duplici delitti, consumati sempre con la stessa arma, scandirono un incubo che sembrava non avere fine. Quella scia di sangue avrebbe dato origine a una delle indagini più lunghe, controverse e ossessive della storia giudiziaria del nostro Paese.
Il Mostro, la nuova serie Netflix, riporta alla luce parte di quei fatti in un mosaico di verità e ipotesi, di cronaca e memoria, che si ricompone lentamente davanti allo spettatore, chiamato non solo ad assistere ma a interrogarsi. Ogni episodio diventa una lente sul dolore, sulla paura e sulle crepe di un’indagine che ha divorato generazioni di investigatori, giornalisti e cittadini comuni.
Stefano Sollima e Leonardo Fasoli, però, diversamente da quanto ci si aspetterebbe di trovare al centro di Il Mostro, non si impegnano a raccontare l’intera storia - o comunque quella che solitamente viene vista come tale - ma preferiscono concentrare il proprio sguardo su una “pista” precisa e sui vari punti interrogativi che essa è riuscita a sollevare.
Chi è veramente il mostro?
Il Mostro, come anticipato, si sviluppa da una serie di “strade” che le indagini presero a un certo punto nella ricerca di questo killer. La serie su Netflix, però, non vuole assolutamente e in alcun modo dare delle risposte chiare su una vicenda ancora oggi in parte sospesa.
Piuttosto, l’evolversi degli eventi, nei suoi quattro episodi complessivi, tende a frammentare e trasformare di volta in volta il concetto stesso di verità - soggettiva e oggettiva - in relazione al male, in relazione alla mostruosità.
A guadagnarci è ovviamente lo sguardo di un racconto per immagini che si fa fin da subito ampio e complesso, stratificato fra le vicende private di un’Italia lontanissima dalla nostra. Da indagine sull’ipotetico singolo, ecco che Il Mostro diventa riflesso di un’epoca precisa, di un mondo interno, personale e nascosto, in cui si riesce a entrare passando per la voce e le varie storie degli indagati.
Così, dalla violenza scandalistica e giornalistica di quell’epoca si passa a quella sottocutanea e segreta, plasmandone le dinamiche grazie a una regia attenta ma anche distante, in qualche modo, e a una messa in scena che non lascia dubbi riguardo al peso del materiale trattato.
Il Mostro sceglie di guardare in faccia le ombre che vuole imprimere sullo schermo, senza farsi mai coinvolgere nella mera spettacolarizzazione, ma piuttosto approfondendo un sistema sociale in cui la donna ne esce quasi sempre lesa.
Analizzando una vicenda lontanissima dal nostro presente, Il Mostro mette in luce innanzitutto una serie di ingiustizie culturali che, in qualche modo, tornano anche oggi nell'attuale più nero. Tutto il valore di questo racconto per episodi sta proprio nei suoi rimandi e nelle sue riflessioni oltre le vicende rappresentate.
Col susseguirsi delle indagini al centro di Il Mostro, dei processi e dei sospetti, emerge quindi un interrogativo più profondo: fino a che punto possiamo fidarci della verità che scegliamo di credere? Il Mostro non offre risposte definitive, ma ci invita a guardare negli occhi l’ambiguità del male - e a riconoscere che, in certe storie, i veri mostri non sono sempre quelli che ci aspettiamo.
Forse è proprio qui che la serie su Netflix colpisce più a fondo: nella consapevolezza che, tra piste, sospetti e processi, non esistono mai colpe davvero isolate, ma solo colpe condivise, distribuite tra chi osserva e chi giudica.
Sollima e Fasoli costruiscono un racconto che non chiude ma apre, e nel farlo trasformano la cronaca nera in una lente sulla nostra memoria collettiva - quella che dimentica solo per paura di ricordare troppo. Perché alla fine, il vero brivido non è scoprire chi sia il mostro, ma accorgersi che, forse, lo stiamo guardando da uno schermo riflettente.